sabato 1 settembre 2012

Chiacchiere in itinere

A causa di alcuni impegni non sono riuscita ad aggiornare il blog di recente, ma non me ne sono dimenticata!
Oggi più che raccontarvi qualche episodio, vorrei soffermarmi su un discorso che ho fatto con un collega in merito al ruolo del soccorritore.
Voglio condividere con voi questo discorso perché mi interessa sapere cosa ne pensano anche altri di questo argomento, del quale si discute spesso, quindi fatevi avanti se ve la sentite.



Il mio collega autista ha iniziato questa discussione con me una notte, mentre uscivamo in codice verde, dicendomi: "Sai, credo la gente, sia soccorritori che non, debba ridimensionare l'importanza che dà a questo ruolo...in fondo siamo solo portantini, e a sentire i medici direi che hanno anche ragione a dire così, non pensi?"
Gli ho risposto: "Credo che il discorso sia un po' più complicato di così; tieni conto della realtà in cui viviamo in cui il soccorritore è un volontario con una preparazione acquisita al 40% al corso e al 60% sulla strada, non adeguatamente addestrato a fronteggiare certe eventualità né adeguatamente tutelato come figura. La gente ha un'opinione di noi che si basa essenzialmente su un misto di fantasia ed esperienze personali, ed è vero che principalmente noi siamo dei portantini, però comprendi dopo tutti i tuoi onorati anni di servizio che dicendo così stai facendo di un'erba un fascio?"
"Si ok" mi ha detto "però parlo di quelle situazioni dove vedi gente giocare al supereroe quando devi saper fare bene quelle cose che ti servono per gestire la scena...parlo di incidenti, o rianimazione et similia, penso che si dia troppa importanza al nostro ruolo perché alla fine il grosso non è che lo facciamo noi. Dobbiamo imparare a fare bene il nostro lavoro"
"Sono d'accordo sul saper fare bene il nostro lavoro senza dimenticare che non siamo Super Man, medici o infermieri, però mi stupisce che la pensi così dopo tutto quello che hai visto...sono d'accordo sul fatto che il vero problema non siano il sangue, gli incidenti e il defibrillatore, però parlo di quelle situazioni in cui noi ci ritroviamo volenti o nolenti e che non dovremmo affrontare da soli, per esempio l'episodio di Mara per dirne una. Non è questione di ridimensionare il proprio ruolo, secondo me è questione di conoscere bene e far conoscere bene questo ruolo per evitare che ci si spinga troppo oltre, o troppo indietro. Perché a volte il problema sta proprio in chi svaluta la figura del soccorritore pensando che sia semplicemente uno che va in ambulanza con le sirene e la divisa a farsi vedere...quanti cretini hai conosciuto così? Penso parecchi..." gli ho fatto notare.
"Beh hai ragione" mi ha risposto un po' poco convinto "forse mi sono spiegato male, è vero ci sono situazioni che esulano dalla nostra competenza, ma che di fatto ci competono lo stesso. Effettivamente definire questo ruolo sarebbe una soluzione...perché ci sono alcuni che pensano di giocare a ER o al Dr House quando invece non è competenza loro"
"Vero, però non sono mica tutti così per fortuna...ce ne sono parecchi, ma non mi sembrano la maggioranza..." gli ho detto.
"Mah..." ha sbuffato guardando sempre la strada "sarà che dopo tanti anni forse anche chi fa questo 'mestiere' è cambiato...gente che vuole fare, dire, bruciando le tappe pensando di essere subito pronto a spaccare il mondo, poi alla prima difficoltà di incarta e di ammettere i propri sbagli non se ne parla nemmeno...insomma la questione rispetto e dell'umiltà diciamo che è cambiata"
"In parte credo tu abbia ragione" gli ho risposto mentre eravamo quasi sul posto "forse è proprio quello il nocciolo della questione...l'umiltà nel riconoscere che non siamo super eroi e che dobbiamo imparare; il rispetto dei ruoli, delle responsabilità, del colleghi, del paziente, della vita e anche di se stessi. Oh guarda, il civico 4 è là...siamo arrivati. Dai ragazzi scendiamo"


5 commenti:

Nico ha detto...

L importante è capire ruoli e limiti, ma sopratutto è importante essere preparati, chi sa è difficile che sbagli e che esondi in competenze altrui. Per il resto se segue questi canoni, il soccorritore pur essendo una figura non riconosciuta credo sia molto utile nel soccorso extra ospedaliero

Simone ha detto...

Credo che in tutti i lavori c'è chi si crede chissà cosa e chi si sottovaluta. Poi per me è molto complesso definire cosa sia realmente un soccorritore, perché ci sono troppi fattori in gioco: il volontariato, il luogo dove si fa servizio, il rapporto con il personale medico e infermieristico...

Almeno da noi, il rapporto stretto e la presenza costante di personale sanitario e dipendente ti mette sempre in una situazione di secondo piano: fai quello che ti viene detto, non è il caso che parli troppo coi pazienti, in sala rossa magari non ti fanno entrare, diagnosi e decisioni sono prese dal personale medico o infermieristico eccetera eccetera.

Non che non sia un lavoro importante e valido, anzi! Ma bisogna capire dove siamo inquadrati e quali sono i nostri compiti ed eventuali limiti. Ma forse basterebbe dare un po' meno importanza a come si appare e a come ci si sente senza stare lì a darsi dei voti, no? :)

Simone

Un Soccorritore ha detto...

@Nico: sono d'accordo con te che se sei preparato sai fin dove puoi arrivare, per questo ritengo la preparazione uno step fondamentale in questo percorso.

@Simone: è vero, definire questa figura è tutt'altro che semplice, soprattutto perché ogni realtà è diversa, pur facendo parte dello stesso Paese. "Meno importanza a come si appare e a come ci si sente senza stare lì a darsi dei voti", questa è la stessa osservazione che avevo fatto ad alcuni formatori della mia zona in termini di "concetti da trasmettere alle nuove leve" : )

Raven ha detto...

I superman della situazione si vedono tutti i giorni in tutti i lavori,soprattutto in quelli con cui si ha a che fare con le persone,e le conosci per poco tempo e nei loro momenti di sofferenza.
Il primissimo intervento lo fa proprio il soccorritore sulla strada,e poi il pz viene affidato al personale avanzato,ma il primo impatto con lui lo abbiamo noi.
È sbagliato sottovalutare la propria opera,ed è altresì altrettanto sbagliato credersi "dottori" solo perchè si ha una sirena sopra la testa.
Comunque se il tuo collega è arrivato a questa riflessione probabilmente ha ancora molto da imparare sul cosa vuol dire essere un soccorritore e sul cosa è l'approccio col paziente malato.
Forse lui ha perso la passione,o semplicemente la sta mettendo in discussione per certe cose che non gli tornano,ma secondo me se non hai più nulla da dare è meglio che "stoppi" per un po' il "portantinaggio"...
In parte però non mi sento di dargli il 100% torto:è anche vero che ancora un bel po' di gente non ha ben capito che l'ambulanza NON è un taxi e NON si arriva prima in ps solo per il fatto che si viene trasportati da noi.(col rischio che poi su un codice di gravità maggiore la CO mandi un'altra ambz che ci metterà più tempo rispetto a quanto ci avrebbe messo l'equipaggio di zona impegnato per il "taxi")...ma vai a fargliele capire... o.O

Giulia ha detto...

Sono d'accordo con Nico che dice di "capire i propri ruoli e limiti". Nell'ambito di una certa determinata occupazione, una persona deve sapere dove stare e cose fare senza.. strafare! Io non posso parlare per esperienza, essendo ancora un'allieva soccorritrice, ma capisco bene dove stare a maggior ragione del fatto che stia imparando. Non strafaccio MAI e seguo sempre le istruzioni dei miei colleghi più esperti.
Il nostro compito è più gravoso di quanto si pensi e non mi andrebbe di essere definita una semplice "portantina". Dietro il compito del soccorritore c'è davvero una grande storia di umiltà, di coraggio, di forza e di lavoro di squadra.. cose che una normale persona che non c'è dentro, non potrebbe mai capire. Quindi, per ignoranza, passi per loro il termine "portantina". L'importante non è quello che gli altri vedono di noi, ma quello che noi vediamo di noi stessi e sappiamo bene cosa c'è dietro.
Per quanto riguarda il tuo collega.. beh, credo che abbia perso un po' di fiducia non tanto nel compito di soccorritore di per se, ma quanto nelle persone che lo circondano.. colleghi compresi. Forse non sente più quello spirito di volontariato e vede persone occuparsi di soccorso solo per diventare il "novello Superman". Fortunatamente, anche tu, hai specificato che la percentuale e minima e aggiungerei.. di Superman mancati ce n'è in ogni associazione, ahimè :)