sabato 28 dicembre 2013

Buoni propositi e...

Si, quest'anno sono stata poco presente mio malgrado.
Devo dire che, per fortuna per me, sono in chiusura di un annata veramente pessima, ma se c'è una cosa che ho imparato è che non bisogna mai smettere di crederci, non bisogna mai smettere di lottare.
Per questa ragione quest'anno anticipo i "buoni propositi" in chiusura proprio perché l'apertura del 2014 voglio sia un vero nuovo incipit.

Ci tengo a condividere una nota positiva di questo 2013, che per me è stata una realizzazione di un sogno d'infanzia: ho conseguito la patente 5, necessaria per guidare l'ambulanza in emergenza.
E' stata una grande soddisfazione e diciamocelo dai, anche una bella emozione, una nota positiva non indifferente : )

Per il nuovo anno, come in quelli passati, il proposito è sicuramente quello di non smettere di condividere con voi questa meravigliosa esperienza, possibilmente incrementando la frequenza.
Mi piacerebbe sicuramente incentivare anche l'interattività del blog, ogni buon consiglio è ben accetto come sempre!
Il bilancio del blog, anche quest'anno, è da considerarsi positivo senza dubbio, quindi grazie, grazie a chi passa, legge, condivide, mi scrive.
Grazie davvero.

AUGURI A TUTTI VOI, PER UNA BUONA FINE E UN MIGLIORE INIZIO!




domenica 10 novembre 2013

CENTO di questi momenti

Ed eccoci qui, con il 100° post.
Cento momenti condivisi, cento pagine di "vita vista da un'altra prospettiva".
Due anni fa iniziava su Blogspot quest'avventura, e più passa il tempo più ne sono entusiasta.


Questo post è innanzi tutto un grazie, grazie a chi passa per caso, a chi legge con regolarità in silenzio, a chi partecipa, a chi condivide... perché se sono arrivata fino a qui è anche grazie a voi che più o meno direttamente vivete con me questa esperienza.
Il 100 segna un altro traguardo, un altro passo fatto verso un 150, un 200 e così via.
Ci sono così tanti momenti che meritano di essere condivisi, e non parlo solo dei "bei momenti", ma più in generale di tutti quegli episodi che segnano questo percorso, che ai più non è così noto.
E' un po' come illuminare delle stradine buie e scoprirci dei meravigliosi sentieri.

Una paziente una volta mi ha chiesto "Ma voi che siete così giovani, che ci fate qui a quest'ora della notte? Alla vostra età dovete vedere il meglio della vita, non tutte le cose brutte che vi capitano!".
"Abbiamo le spalle large signora!" le avevo risposto sorridendo e una volta lasciata sulla barella del PS al momento di salutarci, ricordo che aveva insistito per darci un bacio sulla guancia sussurrandoci "Buona fortuna ragazzi, ne avete bisogno là fuori!".
Ce ne siamo andati a pollici alzati "Grazie!" le avevamo detto sorridendo.
"A noi serve tutta la fortuna del mondo" aveva commentato l'autista con il quale avevo turnato per alcuni anni quando potevo fare i turni diurni, al quale avevo raccontato l'episodio sul cambio turno delle 7 del mattino dopo "Il bello e il brutto del nostro ruolo è che, alla fine, prima di tutti arriviamo noi. E quel che troviamo, troviamo; una volta che ti infili la divisa e metti piede sull'ambulanza devi mettere in conto che può capitarti di tutto, e che tu lo voglia o meno devi affrontarlo. Sembra una scemata, ma la nostra vita non si ferma al turno, perché dopo il tuo turno, la tua vita va avanti... non hai il giorno di riposo. E il più delle volte fanciulla, lo sai, non siamo nemmeno veramente preparati a certe situazioni, ma in qualche modo lo dobbiamo diventare, ed è qui la nostra forza, assieme con la volontà e la passione, la fatica che ci costa".
E' di questa forza, di quel che ci capita, della passione e della fatica, di quel che impariamo volenti o nolenti a gestire, conoscere e affrontare che questo Diario parla, e continuerà a parlare.
Perché il più delle volte noi andiamo e veniamo velocemente, siamo "di passaggio"; in queste prime 100 pagine sono racchiusi quei momenti che precedono e seguono il fischio della sirena, quelle luci blu, i rumori della strada, il flusso di pensieri che attraversa come una saetta le nostre teste... c'è un po' di noi in queste pagine, un po' di quegli strani personaggi coi tutoni colorati che ti auguri di vedere il meno possibile, un po' di quelli dell'ambulanza (perdonatemi, ma in anni di servizio è da sempre l'epiteto che preferisco! Easy going).

In occasione di questo centesimo post, voglio condividere con voi una fantastica notizia: il Diario è stato menzionato tra i blog della FOAM (Free Open Access Meducation) dal Dottor D'Apuzzo, autore di EMPills che ringrazio nuovamente, nel video che trovate a questo LINK , pubblicato sul blog della SIMEU.



E ora quel che vi avevo promesso, i vostri post per il centesimo post del Diario.
Ci tenevo davvero a dedicare spazio anche ai vostri pensieri e alle immagini che avete scelto, e quindi eccoli.


Preferisco leggere quello che scrivi tu, ma ti faccio un in bocca al lupo, per tutto. - Cri



Un giorno di quest'estate mentre ero in barca con la mia
famiglia , la mia amica e amici dei miei genitori abbiamo visto un uomo privo di sensi e mio padre si è buttato e quando l'ha girato era privo di sensi. Io nel frattempo ho chiamato il 118 che non è arrivato intanto mio padre lo tirava su quando l'ha posato gli ho fatto il GAS e l'ABC , ho provato a fargli RCP senza insufflazioni , ma purtoppo non ha funzionato così abbiamo aspettato l'arrivo della Capitaneria e dei VVF che l'hanno portato via. - Anonimo



Essere un soccorritore è una cosa fantastica, anche se ho cominciato da poco, non smetterei mai. - Anonimo

Sono figlio di 2 soccorritori (quelli del "pre-118"), era naturale che compiuta la maggiore età avrei fatto il corso. Ma il meglio (e il peggio) dovevano arrivare: il peggio era l'esame di abilitazione passato al terzo tentativo e la mano rotta per la rabbia di non averlo passato la prima volta, il meglio è la gente che ho incontrato e che è per me una seconda famiglia...e guai a chi me la tocca! - Fabio - CRI Lombardia

Mi sono ritrovato in molti dei tuoi post, non è facile parlare in libertà di un argomento come questo. Mi dispiace che sei anonima, ma se un giorno vorrai presentarti, magari ci conosciamo già! - Un collega dalla Lombardia

Aspetto di sapere se mangerai di nuovo una pizza con il gorgonzola e le mele prima di un turno e cosa succederà dopo! Magari per il post 200 :-)  - Luigi

domenica 20 ottobre 2013

Scriviamo il 100° post del Diario INSIEME!

Ciao ragazzi!
Finalmente ci siamo, questo è il post #99.
Ne abbiamo viste, vissute e raccontate fino ad oggi... per questo motivo desideravo rendere "speciale" l'occasione del 100° post.
Se il Diario può contare 100 post, come vi dicevo su FB, è anche grazie a voi, che passate, leggete, guardate, condividete.
Siccome ci tenevo a condividere con voi questo traguardo, mi farebbe davvero piacere avere "un po' di voi" nelle mie pagine.

Ecco come:

1. Scrivete un qualsiasi pensiero che vorreste vedere pubblicato su questa pagina, lunghezza massima 5 righe di una cartella Word; allegate anche una foto o un'immagine se volete.

2. Inviate il tutto alla mia mail, che ormai conoscete, unsoccorritore@gmail.com , oppure scrivetemi su Facebook, twittate o lasciate il commento sotto a questo post, come preferite.

3. Specificate SE e COME volete firmarvi, es.: nome&cognome, nome&associazione, nickname etc.

4. Enjoy it! Verrete pubblicati sul 100 post!! : )

IL 100 POST VERRA' PUBBLICATO IL 10 NOVEMBRE 2013, DATA DEL 1° POST.

Scriviamolo insieme!




domenica 13 ottobre 2013

Combo

Come promesso, sulla pagina facebook ho pubblicato le news sul post 100 che saranno l'oggetto del prossimo post, 99! Ci siamo quasi! : )

Torno raccontandovi di un episodio particolare della mia carriera di soccorritore, perché in quel momento il pensiero disperato immediatamente successivo al "non è possibile!" è stato "Combo".
E' una notte di quelle dove fa freddo e diluvia, piove talmente tanto che io e i miei due colleghi vaneggiamo sul come muoverci con una canoa o improvvisarci degli OPSA.
Dopo aver fatto il controllo del mezzo, ci avventiamo così sulle pizze appena portare a domicilio; ammetto di avere gusti discutibili, ma con freddo e pioggia, una fantasticamente fumante e morbida pizza Zola&Mele ci sta tutta!!
Mangiamo senza troppi complimenti, e se ve lo state chiedendo, si la pizza me la sono mangiata tutta appena appena in tempo prima che il suono di Emma rovinasse la nostra digestione: Giallo, incidente stradale.
"No dai veramente? Un incidente? Sotto al diluvio?" usciamo di corsa, sconsolati e con ancora la pizza che faceva le piroette nello stomaco.
Arriviamo in posto, un incrocio buio di un paese vicino, la strada è deserta, il semaforo e un lampione con luce gialla sono le uniche luci che ci sono quando ci fermiamo in prossimità di una macchina con il bagagliaio che mostra i segni di un tamponamento.
Avvolti come pinguini negli impermeabili ci catapultiamo verso l'auto e contiamo 5 persone di origine straniera, 4 adulti e 1 bambino di due anni: bimbo, padre e madre del bimbo, fratello e zio.
Il padre che è alla guida è il primo a scendere e inizia a vomitare a lato dell'auto, la madre seduta davanti urla, il bambino sul seggiolino dietro grida anche di più giustamente, zio e fratello scendono dalla macchina senza urlare e iniziano a camminare in giro ripetendo che volevano prender aria che avevano appena mangiato abbondantemente e vedere l'altro vomitare gli dava fastidio.
"Buona sera, siamo dell'ambulanza! Che è successo?" chiediamo cercando di capire dove fosse la seconda macchina e di non far scappare nessuno in giro.
"Una signora ci ha tamponati, abbiamo fatto la constatazione amichevole poco fa ed è andata via!" ci dice il padre, che aveva appena smesso di vomitare.
Mettiamo in sicurezza la macchina e mentre io mi dirigo verso il bambino sui sedili posteriori, gli altri due colleghi vanno verso la madre che grida spaventata per il piccolo.
Intanto è buio pesto e sta venendo giù il diluvio.
"Signora non si preoccupi, il bambino sta bene!" la rassicuro dopo essermi sincerata delle condizioni del piccolo, che era ben immobilizzato nel suo seggiolone.
Il CE mi fa allontanare con i pazienti che camminano e il bambino verso l'ambulanza, mentre lei e l'autista avrebbero pensato a tranquillizzare ed immobilizzare la madre.
"Stavamo tornando da una cena quando è successo, e quella signora che ci è venuta addosso è scappata via subito dopo aver fatto i documenti poco fa" e con in braccio il bimbo piccolo, insieme con lo zio, sale in ambulanza e si mettono comodi sui seggiolini del vano sanitario prima che potessi dire qualcosa.
"Capisco... è stato forte l'impatto?" domando, avendo notato che i segni sulla macchina non erano certo quelli di un impatto ad alta velocità.
"No, il semaforo era rosso! La signora non ha frenato in tempo... ma sa, lo spavento e la pancia piena... " mi dice "Mi è venuta subito la nausea! Non abbiamo battuto la testa, non mi fa male niente, ma sa mia moglie poi è una persona molto ansiosa..."
Cerco di valutarli tutti e 4 al meglio, il CE avvisa la CO della situazione, che ci manda un altro mezzo in supporto.
Mentre i miei due colleghi stavano ancora lavorando sulla madre del bambino, che non aveva subito traumi seri se non lo spavento, io cerco di convincere i miei 3 pazienti con bambino al seguito che alzarsi e farsi due passi sotto la pioggia battente non è una buona idea.
"Può controllare come sta mia moglie?" mi chiede il padre
Essendo a due passi dalla macchina, scendo dal mezzo e mi accorgo di non avere il cappuccio.
Siccome pioveva e il mio cappello antipioggia non era certo abbastanza, mi tiro su il cappuccio del giaccone e vengo investita da una doccia gelida.
Non è possibile, penso tra me e me gocciolante; doveva essersi abbassato mentre ero ancora fuori e riempito d'acqua senza che io me ne accorgessi. Bene. 
Fingendo massima disinvoltura, do un'occhiata e vedo i miei colleghi al lavoro per cercare di calmarla, così ritorno da padre, figlio e zio rassicurandoli che ci stavano pensando i miei colleghi.
Allontanarmi da loro avrebbe significato dargli la possibilità di tornare a spasso.
In quel momento il padre, seduto sul seggiolino dell'ambulanza con in braccio il bambino, chiede allo zio del piccolo di reggerlo per fare una telefonata.
Appena glielo passa, il bambino cambia espressione e io mi trovo sulla traiettoria del fiume di vomito che senza alcun preavviso inizia a sgorgare fuori dalla sua bocca per finire ovunque, inclusi i pantaloni della mia divisa. Il mio tuffo carpiato con traversina in mano non serve a contenere la piccola bomba in tutina e ciucciotto.

L'immagine in sé non c'entra, ma la COMBO per eccellenza alla
quale ho pensato in un secondo momento è stata questa :D
Combo! ho pensato.
Non potevo crederci, come non riuscivo a credere che un esserino così piccolo potesse contenere così tanta roba, del resto.
Appena il bambino smette di inondare letteralmente l'ambulanza, il padre e il figlio maggiore voltano la faccia disgustati e lo zio mi dà il piccolo in braccio per correre giù dal mezzo a vomitare.
Mai come in quel momento ho rimpianto di aver mangiato tutta la mia pizza zola&mele.
Metto il bambino in braccio al padre, e inizio a pulire mentre lo zio risale sul mezzo.
"Ora va meglio" mi dice "Che schifo però! Non sopporto il vomito!"
"Eh si, senti che odore, bleah che schifo!!!!" seguita il fratello maggiore guardandomi pulire
Io non so che espressione ho, ma quando vedo arrivare l'autista, la faccia che fa guardando me, la mia divisa e l'ambulanza mi lascia intendere che sia eloquente.
Per fortuna mi aiuta a pulire, mentre cerco di non pensare alla pizza che sta facendo la danza della pioggia nel mio stomaco.
"Dobbiamo tirare giù la madre, vieni?" mi dice
"Ok" poi guardo i tre che lascio sul mezzo "Voi non muovetevi, fuori piove e noi stiamo aiutando la signora, sta arrivando un'altra ambulanza, ok?"
Annuiscono, ormai tranquilli e a stomaco sicuramente vuoto, seguitano a fare le loro telefonate.
Mentre carichiamo la signora vediamo arrivare i colleghi dell'altro mezzo e tiriamo un sospiro di sollievo.
Noi alla fine ci portiamo via madre, padre e bambino, mentre l'altro mezzo porta via zio e fratello maggiore.
Appena scaricati tutti i pazienti, torniamo fuori e diamo uno sguardo all'ambulanza, completamente a soqquadro.
"Ecco, anche il mio stomaco è così!" dico mentre rassetto
"L'hai voluta la zola&mele??? Ecco!"
"Uff... ma io ..." e in quel momento sentiamo la sigla del nostro mezzo che viene chiamato per radio dalla Centrale Operativa "Posizione?"
Gelo. E non solo per i vestiti fradici.
"PS XXX"
"Via filo per nuovo servizio"
Il CE chiama il Centrale.
"Quindi?" chiedo annusando la mia boccetta di olio all'eucalipto dopo aver pulito la divisa col disinfettante per i presidi dell'ambulanza.
"Verde... febbre e vomito... non dire niente, ok?"

...per un po' la pizza zola e mele 
non l'ho più mangiata in turno!


giovedì 29 agosto 2013

Io non ho chiamato!

Quante volte vi è capitato di citofonare a casa di qualcuno e sentirvi dire "Ma io non ho chiamato!", trovandovi poco dopo a soccorrere un convivente a scelta del dichiarante con l'impressione di aver appena giocato a "Indovina Chi? Versione soccorritori vs pazienti" ?
Scena già vissuta, vero?
Ecco.
A noi è successo una notte, arriviamo sul target per un codice verde, persona caduta in casa.
Ci troviamo davanti una villetta con giardino, è tutto buio.
Suoniamo e ci viene incontro un ragazzino che non avrà avuto 14 anni, un po' interdetto.
"Ciao, hai chiamato tu l'ambulanza?" chiede il collega
Il ragazzino scuote la testa "No!"
"Sei sicuro? Questa è via XXX, famiglia Bianchi?"
"Si ma... aspettate, chiedo a papà!"
E si presenta fuori un uomo sui quarantacinque anni, pantaloncini e ciabatte, che ci guarda interrogativamente "Buona sera, ha chiamato lei l'ambulanza? Siamo qui per una persona caduta in casa...."
"Ehm no... no no noi non abbiamo chiamato nessuno!"
"Sicuri? Con voi vivono altre persone?" chiediamo sempre più dubbiosi
"Ah si è vero, avete ragione!" ci dice l'uomo, che nel buio credo non abbia notato l'espressione attonita sulle nostre facce "Vado un attimo a chiedere alla signora che abita di sotto, noi siamo qui solo per i lavori d'estate..." li guardiamo con occhi a palla cercando di capire come fosse possibile che nessuno sapesse nulla, nel frattempo il CE contatta la C.O. riferendo quanto sta accadendo.
Siccome il tempismo è tutto e sono quasi 10 minuti che siamo chiusi fuori dall'abitazione, mentre il collega è al telefono vediamo il cancello della villetta aprirsi e il ragazzino venirci incontro correndo "La signora! E' caduta lei dal letto!" ci dice e ci conduce nell'appartamento al piano terra.
Entriamo e ci dirigiamo in camera, dove per terra con la testa sotto al letto troviamo Carmela, 80 anni, che si lamenta; nella stanza adiacente c'erano il badante straniero della signora e il marito.
Io vado alla testa e la sorreggo al meglio finché i colleghi non riescono a spostare il letto in modo da permettermi un corretto posizionamento.
"Carmela buona sera, siamo della Croce Rossa, cosa le è successo?" le domanda il collega prendendole la mano
Carmela è vagamente stordita e sul momento non capiamo se è per il trauma o per qualche altra ragione "Eh son caduta...dal letto...che male alla testa e al braccio! Fanno male!"
"Carmela si ricorda com'è successo? Ha perso conoscenza?"
"No no ero sveglia! Sono rotolata giù... ho la testa marcia...!!"
"Testa...marcia? Carmela, ci spiega che significa?" chiediamo un po' dubbiosi
"Mi hanno operata sa, perché è marcia...oh che sonno..." ed inizia ad assopirsi
"Carmela, stia sveglia!" la chiamiamo "Ha preso qualche medicinale?"
"Le gocce... sennò non dormo io... eh no... ma ho sonno..." ci dice sempre più sonnolenta; ormai stava cadendo tra le braccia di Morfeo...e delle gocce.
La immobilizziamo con collarino e spinale, prendiamo i parametri e il CE dopo aver parlato con il badante e il marito, chiama per istruzioni la C.O. ... nel mentre Carmela se la dorme alla grande.
"Carmela non s'addormenti, stiamo per portarla in ospedale" le diciamo cercando di assicurarci che non ci fosse altro, ma Carmela sonnecchia senza preoccuparsene così tanto.
Durante il viaggio la chiamiamo comunque per assicurarci che sia tutto a posto, ma Carmela straparla combattendo contro il sonno.
Una volta arrivati in PS, Carmela viene subito guardata dall'infermiere del triage.
"Signora Carmela? Mi sente?" la chiama
"Ehm dorme..." diciamo quasi imbarazzati
"Cosa vuol dire che dorme? E non si sveglia?"
"Eh non proprio... ha preso le gocce per dormire tipo poco prima di rotolare giù dal letto..."
L'infermiere rassegnato cerca di svegliarla, e Carmela in stato semicomatoso dice anche a lui che le gocce stanno facendo effetto e che ha male al braccio e alla testa, poi smette di dar retta alle sue domande e torna nel mondo dei sogni.
Noi la lasciamo così, addormentata su una lettiga del PS.
"E per fortuna che non aveva chiamato nessuno!"



PS: -2 al post numero 100 : ) stay tuned!


mercoledì 14 agosto 2013

Visto?

Quando dico che essere un soccorritore implica una serie di altre propensioni più o meno spiccate, non scherzo e lo sapete.
Oggi vi parlo di come ci siamo improvvisati acrobati circensi e contorsionisti allo stesso tempo, una mattina presto, verso le 6.40 quando arriva la chiamata "Verde, donna anziana caduta in casa".
Con buona pace dell'equipaggio della notte, che viste le nostre tre facce, se ne torna a dormire sotto le coperte calde, noi usciamo.
Il paese non lo conosciamo molto bene, è un pochettino fuori zona e increduli ci troviamo davanti ad una corte dall'ingresso assai angusto.
Capendo che lasciare l'ambulanza fuori era improponibile a causa della discutibile larghezza della stradina dove ci eravamo infilati, con sacrosanta pazienza (e anche qualche imprecazione, diciamocelo dai) il nostro autista riesce a far passare incolume il mezzo fino ad entrare nella corte.
Quando ci rendiamo conto del posto in cui siamo finiti, tutti e tre iniziamo a sperare intensamente che la signora si trovi al piano terra.
Un uomo sui quaranta, che ci chiama dall'ultimo piano della corte, infrange i nostri cuori e le nostre speranze.
Non ci resta che sperare che sia almeno leggera.
Seguendo le indicazioni, raggiungiamo l'appartamentino passando per delle scale ripide, un po' erose dal tempo e talmente strette e spigolose che salirle in fila indiana con lo zaino in spalla è già abbastanza complicato.
Entriamo e sul letto troviamo Anna, 80 anni, sveglia e un po' spaventata che ci racconta di esser caduta dal letto e quindi di aver telefonato al figlio per chiedere aiuto.
Il figlio arrivato a casa e trovata la madre per terra, l'ha rimessa a letto e ha chiamato l'ambulanza perché la signora non riusciva ad alzarsi.
Cercando di tranquillizzarla e riscontrando la classica posizione da femore rotto, iniziamo a pensare a come farla scendere dall'ultimo piano di quello che sembrava più il contesto di un videogioco piuttosto che una via d'uscita.
"Per fortuna sono leggera, posso scendere in braccio a mio figlio?"
"No signora, ci dispiace ma dovremo metterla per forza di cose su una tavola rigida e portarla giù noi tre" le diciamo
"Ma le scale sono strette, come farete?"
Eheheheheh
"Non si preoccupi, ci pensiamo noi" le rispondiamo sorridendo, mantenendo un certo aplomb.
In realtà ci stavamo facendo la stessa domanda, e la soluzione a cui eravamo arrivati tutti e tre era l'unica plausibile: sarebbe dovuta scendere in verticale.
Dopo aver chiamato la C.O. e accordato la destinazione, spinalizziamo la signora Anna.
"Anna non si spaventi, ma dobbiamo farla scendere in verticale. Non si preoccupi che non cade e non la lasciamo andare, se le dà fastidio guardare, tenga gli occhi chiusi, ci vorrà meno di quanto sembra"
La signora decide per fortuna di fidarsi, e una volta bella imbragata sulla tavola, iniziamo a fare i numeri.
Ci siamo sentiti dei veri equilibristi mentre portavamo giù Anna, levigando ogni spigolo col didietro, fingendo di non farci caso.
Comprendete anche voi che l'abbinamento muro bianco sdrucciolevole e divisa blu non funziona, e l'abbiamo compreso anche noi una volta arrivati in fondo: molto compiaciuti per la manovra, molto meno compiaciuti della versione "gessata" del retro delle divise.
"Ce l'avete fatta!" ci dice Anna
"Visto Anna?" le rispondiamo sorridendo come se fosse stata la cosa più semplice del mondo, mentre in realtà eravamo vagamente indolenziti per le assurde posizioni assunte per far passare la spinale con Anna sopra per quelle infinite scalette minuscole e spigolose, accaldati nonostante il freddo e intenti a ripulirci con nonchalance il retro delle divise.
Alle 7 di una mattina d'autunno ci siamo resi conto di aver iniziato la giornata portando giù una simpatica signora da un piano non ben identificato, in verticale.
Visto?

venerdì 2 agosto 2013

Momenti di ordinaria follia

Oggi voglio provare a farvi ridere.
E' un po' che non scrivo qualche strafalcione, e in fin dei conti avevo inaugurato il segnalibro "cliché" per condividere anche i momenti di ilarità.
Credo cambierò il nome al segnalibro, ancora devo studiarne uno appropriato perché mi piacerebbe condividere con voi anche quei momenti che tolgono il fiato, fanno venire le lacrime, il mal di pancia...dal tanto ridere.
Il bello dell'essere un volontario alla fine è anche questo, certi livelli di follia si toccano solo in sede eheheh
Voglio raccontarvi di quella notte, una delle rarissime, che sono stata svegliata da rumori esterni nonostante il sonno profondo...
Era notte fonda, avevamo già dato il meglio di noi in uscita, e ci stavamo facendo una bella dormita.
Eravamo in 4, e il nostro autista di quella notte era di quelli da "russata selvaggia".
Personalmente stavo dormendo benissimo comunque, finché qualcosa stranamente mi sveglia.
Miaooooooo
Convinta di star sognando e anche discretamente stordita, apro gli occhi, ma al buio senza occhiali non vedo nulla.
"Ok, l'avrò sognato" mi dico e mi rigiro dall'altra parte del letto
Miaooo Shhht Miaoo Miaoooo
"Eh no cavolo, mo però l'ho sentito... un gatto in sede?! Ci mancava solo questa..." penso sconsolata e mi metto seduta sul letto per capire dove fosse la bestiola.
Appena metto gli occhiali e metto a fuoco la camera, il collega che dormiva nel letto accanto al mio si sveglia a sua volta imprecando per il russare dell'autista e quello strano miagolio, e punta la torcia nella stanza.
La scena che abbiamo davanti è la seguente: l'autista russante russava ancora pesantemente, la quarta collega si stava sporgendo dal letto miagolando verso il russatore, l'altro mio collega con la torcia in mano a quel punto s'imbestialisce "Che cazzo stai facendo???? Perché miagoli???"
"Perché se miagoli la gente smette di russare! No?" risponde come se nel cuore della notte fosse la cosa più ovvia del mondo.
Io inizio a ridere di gusto, il mio collega con la torcia si esibisce in una fiorita poesia ad insulti rivolta alla mia collega e in quel momento l'autista si sveglia "Oh ma la finite di far casino?? Adesso non si può manco dormire! Ma avete visto che ore sono?! Dai cazzo!"  e si rigira dall'altra parte, riprendendo a russare in tempo zero.
Avevo mal di pancia, dal ridere.
"E tu che cavolo ridi che mo ti addormenti e non senti più un tubo?? Io invece devo sorbirmi quella che miagola e quello che russa!" e in effetti... è andata così :P

domenica 28 luglio 2013

...siete forti!

E' la classica notte di inizio inverno: fa freddo, un freddo umido, piove quanto basta a cullarti il sonno o a lavarti completamente la divisa, e i soliti discorsi nonsense conditi da una partita accanitissima a Monopoli riempiono la nostra serata, fino a quel momento tranquilla.
Eravamo lì lì per concludere il match quando lo squillo di Emma ci interrompe; sventolando la carta "opposizione" e meditando sul come giocarla con la C.O. per evitare l'uscita, ci prendiamo la stampata e il nostro umore cambia all'improvviso.
"Giallo, problemi respiratori, bambino di 6 mesi".
Ci catapultiamo velocemente sul mezzo, imbacuccati per bene, e partiamo alla volta del target, raggiunto in pochi minuti.
La destinazione è all'interno di una corte, classica delle nostre zone, ma con un ingresso che a malapena permetteva l'entrata di una macchina di medie dimensioni.
Scendiamo al volo dal mezzo, carichi di ogni cosa possibile che sarebbe potuta servire e con torcia alla mano iniziamo sistematicamente al ricerca del numero civico indicato, sotto l'acqua gelida e battente, nel buio più pesto della provincia.
In quel buio vediamo uno spicchio di luce calda illuminare un ingresso, e un braccino piccolo farci segno.
Di corsa raggiungiamo la porta, varchiamo la soglia chiedendo il permesso, e per qualche secondo ci guardiamo attorno.
Siamo all'interno di una stanza, non ci sono porte a parte quella d'ingresso, solo una finestra in circa 20 metri quadri (se non meno) di spazio; attaccati alla parete ci sono i fornelli, una vecchia stufa di quelle che compaiono solo negli scenari dell'esame di certificazione, un divano-letto, un lettino singolo attaccato e un tavolino con un paio di sedie.
Nient'altro.
Ci richiude la porta alle spalle Gigi, un bimbo di 10 anni, che ci guarda con occhi quasi luccicanti.
Davanti a noi Lucrezia, una giovane donna di non più di 40 anni, stringe tra le braccia il piccolo Luca, 6 mesi, che piange e grida come un matto.
Noi quattro con l'attrezzatura più loro tre dentro quella stanza stavamo stretti.
"Grazie per essere venuti!" ci dice ansiosa Lucrezia "Guardate! Si è riempito di puntini rossi e prima faticava a respirare, è allergico a tante cose, abbiamo dovuto cambiare il latte, non vorrei fosse stato quello!"
Il bimbo, a parte il pianto e i puntini, al momento respirava bene, e la cosa ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo.
"Signora stia tranquilla, il piccolo respira bene, è solo tanto spaventato... comunque gli prendiamo due parametri e chiamiamo subito la Centrale" la rassicura il caposquadra mentre io e le altre due colleghe cerchiamo di prendere qualche parametro al piccolo Luca, che appena visti noi 4 estranei in tutone scure deve essersi spaventato ulteriormente.
Tolti i giacconi per sembrare meno "mostri cattivi" e più "persone normali", con non poca difficoltà e qualche calcio volante, rileviamo i parametri, che sono nella norma, e il CS esce dalla stanza per chiamare la C.O.
Nel mentre io e le altre due restiamo in casa con la famiglia.
"Avviso subito mio marito, lavora lontano, ma almeno verrà a prenderci in ospedale!" ci dice Lucrezia.
"Che belle divise avete!" ci dice timidamente Gigi, che guarda con interesse le mille cose che ci siamo portati dietro "A cosa serve quello?" ci domanda indicando lo zaino
"Lo zaino ha dentro tutto quello che ci serve per aiutare chi ci chiama" gli diciamo sorridendo "Vuoi vedere cosa c'è dentro?"
Lui annuisce timidamente, e mentre Lucrezia prepara le cose e chiama il marito, noi mostriamo a Gigi l'attrezzatura spiegandogli per cosa usavamo quelle cose, rispondendo a tutte le sue domande.
"Hai visto Gigi? Oggi è proprio una giornata movimentata!" gli dice sorridendo Lucrezia
Noi ci guardiamo interrogativi e Gigi ci dice "Oggi è il mio compleanno! Mi hanno anche fatto il regalo!" ci dice mostrandoci 10 Euro
"Allora ormai sei un ometto! Tra qualche anno puoi venire a fare il corso per diventare soccorritore anche tu!" gli diciamo scherzando
"Lui vuole fare il pompiere, ma mi sa che l'avete quasi convinto, vero amore?" dice Lucrezia, e Gigi annuisce arrossendo "Posso fare sia il pompiere sia quello che fate voi magari! Voglio essere bravo come voi, siete forti!"
I complimenti dei bambini fanno sempre un certo effetto, e sorridendo come ebeti consapevoli, gli diciamo "Va che se continui così diventerai sicuramente più forte di noi!"
"Non lo so... Speriamo!" ci risponde sorridente.
La C.O. ci dà un codice giallo per l'ospedale più vicino; Luca nel mentre si era calmato, quindi andiamo tutti verso l'ambulanza di corsa per evitare una doccia fredda.
"Che bella! Ma accendiamo anche le luci e la sirena?" chiede Gigi che non sapeva più dove guardare una volta in ambulanza.
Lo facciamo sedere davanti con l'autista, che lo assicura con la cintura.
"Visto che oggi sei grande, ti va di accenderle tu le luci e la sirena?" gli chiede la collega
Gigi annuisce saltellando sul sedile "Domani lo racconto ai miei amici!! Nessuno ha mai acceso la sirena!" ci dice entusiasta, e con le istruzioni della collega, Gigi si improvvisa aiuto-autista.
"Grazie, davvero, non sapete quanto l'avete reso felice in una situazione così!" ci dice Lucrezia
Un po' commossi, un po' sollevati sorridiamo "Si figuri, è il minimo!"
Durante il viaggio Gigi riempie la collega di domande sull'ambulanza, sul nostro lavoro, sui pompieri... una volta arrivati e accompagnata la famiglia in PS, li lasciamo salutandoli.
"Grazie di tutto! E' stato un bel compleanno!" ci dice Gigi, e Lucrezia ci saluta con il piccolo Luca che ci guardava ancora con sospetto, giustamente.
"Che situazione..." riflettiamo sulla strada del rientro "A volte la gente più in difficoltà può essere il tuo vicino di casa e tu manco la sai magari!"
"Già... però hai visto il piccolino com'era entusiasta? Voglio dire, nonostante tutto quando gli hai fatto accendere le luci e le sirene sembrava che gli avessi regalato chissà cosa... mi era venuto un po' di magone!"
"E' vero, a volte alcune uscite ti spezzano il cuore...però guardate il lato positivo... il piccoletto sta bene e il più grande ci ha salutati con un mega sorriso... e forse forse ci siamo guadagnati un soccorritore in erba!"


domenica 23 giugno 2013

Sulla strada

E' circa l'una di una domenica notte quando la chiamata arriva, noi siamo in quattro; tre di noi ancora svegli a chiacchierare, mentre una nostra collega già dormiva da abbastanza tempo per svegliarsi e vestirsi imprecando in previsione della giornata di lavoro che l'avrebbe aspettata poche ore dopo.
Prendo il foglio ancora caldo di stampa "verde, evento violento per strada, CC in posto". Una dicitura del genere, avendo presente l'allocazione, non lascia spazio a molti dubbi.
Arriviamo in poco tempo sul target, che si trova a pochi km dalla nostra sede e vediamo accostata a lato della strada i Carabinieri, che stanno parlando con uno di una vedetta privata e una ragazzina lascivamente (s)vestita.
"Ciao, che è successo?" domando al Carabiniere che ci stava facendo segno di avvicinarci, che mi indica la ragazzina che si muove nervosamente sul ciglio della strada "Ciao ragazzi, la signorina è stata aggredita e il signore qui ci ha chiamati perché ha visto la scena; fateci sapere dove la portate, ok?" 
Annuisco, e assieme a due colleghi l'accompagno a bordo, la facciamo sdraiare sulla barella.
"Tranquilla, adesso sei con noi, non ti può succedere nulla qui, sei al sicuro..." le dico cercando di tranquillizzarla.
E' una bella ragazza, minuta e con lunghi capelli tinti di nero, il cui colore naturale a giudicare dalla lieve ricrescita si aggira attorno ad un bel rosso ramato.
Sembra davvero molto molto giovane e inizialmente ho il sospetto che non sia neanche maggiorenne.
"Come ti chiami?"
"Mariela" ci dice un po' scossa cercando di asciugarsi le lacrime con le mani
"Mariela, so che non è semplice, però ci aiuterebbe sapere cosa ti è successo... se te la senti" le dico sempre con calma mentre i miei colleghi le passano altra carta per asciugarsi le lacrime
"Mi hanno picchiata... un'altra ragazza... con suo protettore, sono scesi dalla macchina e mi hanno buttata per terra e presa a calci e colpita con ombrello sulla testa" ci dice titubante
"Hai dolore da qualche parte?"
"La testa, mi fa male la testa, e anche un po' la pancia e le ginocchia..." dice indicando i punti; ferite non ce ne sono, ma per precauzione le mettiamo il collarino, le sfiliamo le autoreggenti strappate per disinfettare le escoriazioni sulle gambe e la copriamo visto che addosso ha solo una specie di gonnellino e una magliettina.
"Se hai freddo o senti qualcosa che non va diccelo, ok?" le diciamo
"Tranquilla, sono abituata!" cerca di sdrammatizzare sorridendo, e noi ricambiamo il sorriso anche se in realtà siamo un pochino in imbarazzo per ovvie ragioni.
"Hai un documento Mariela?" le domando
Lei fruga nella borsetta "Mi hanno rubato i soldi, tutto... però ce l'ho la carta..." e mi porge un documento di identità albanese dove c'è scritto che ha 20 anni.
"Mariela, sei d'accordo a venire in ospedale per un controllo vero?"
"Eh si... va bene... però mi serve sapere dov'è, qualcuno deve venirmi a prendere..." ci dice armeggiando col cellulare
"Tranquilla, l'indirizzo è XXXXXXXXX; è qui vicino, se ti serve altro chiedici pure"
Avviso la Centrale della situazione e ci mandano verso l'ospedale più vicino; dopo aver avvisato i CC, partiamo.
Durante il viaggio cerchiamo di sdrammatizzare un po' parlando di unghie smaltate che si rompono, del clima ostile alla primavera, delle buche sulla strada e continuando a chiederle se stava bene, notando che pian piano iniziava a rilassarsi un pochino e a fidarsi di noi.
Non mi era ancora capitata una situazione del genere, e mi sono trovata un po' in difficoltà nel cercare di rassicurare qualcuno che ha visto il peggio della vita così presto.
Arriviamo in poco, e una volta salutata Mariela, la lasciamo nelle mani del personale del PS domandandoci che fine avrebbe fatto.


domenica 9 giugno 2013

Che poi... quello che sta in porta...

Il nostro turno inizia con un codice giallo, sospetto ictus.
Stanotte siamo in 4 e tanto per cambiare piove.
Dopo un paio di giri, troviamo la casa, infossata nel dislivello di una vietta nascosta; classica casa di paese, con cortiletto davanti un po' traballante causa pioggia e ovviamente scale di quelle belle lucide e scivolose.
Ci guardiamo, so che abbiamo tutti pensato la stessa cosa e ci scambiamo un sorriso d'intesa: (scale scivolose + pioggia) x rassegnazione all'evidenza = NoBuono.
Ci viene incontro Michele, sui cinquant'anni, che ci accompagna verso l'ingresso.
"Buona sera, che succede?" chiedo mentre cerco assieme agli altri di non centrare qualche pozzanghera
"Eh Vittorio... di solito non è così disorientato, adesso invece è da stamattina che è completamente fuori di testa!"
"Ovvero?"
"Venite" ci dice aprendoci la porta "è la sul divano" e ci indica Vittorio, 80 anni, seduto sul divano che se la ride guardando il telegiornale.
Nessun segno di ictus o simili.
"Permesso, buona sera Vittorio, come va?" gli chiedo cercando di distrarlo dalla tv
Lui mi guarda divertito "Oh mamma la Croce Rossa!"
"Papà è così da stamattina" incalza la figlia, Luisa, sui 45 anni "Può venire nell'altra stanza che le spiego? Sa è una questione delicata" mi dice sottovoce
Lascio Vittorio coi miei colleghi, mentre io vado in una stanza adiacente con Luisa che, malloppo di carte alla mano, inizia a raccontarmi che Vittorio ha un cancro alla prostata con metastasi diffuse, la terapia non è più efficace, ma lui comunque avendo un po' di demenza senile non se ne rende conto e loro non l'hanno informato della gravità della situazione.
"Non voglio che si butti giù, sa che sta male, ma non sa bene perché e quindi pensa che siano gli acciacchi dell'età, vede com'è sorridente e allegro? E' sempre stato ironico e divertente... quindi abbiamo preferito che la pensasse così. Tuttavia da stamattina fa cose strane... di solito è abbastanza lucido, parla ed è orientato... invece da oggi ha iniziato a dire che sente il terremoto, a straparlare, la casa che trema, le cose che vede in tv le percepisce come reali, come se uscissero dallo schermo...abbiamo chiamato il nostro medico e ci ha detto di accompagnarlo in PS, quindi ho chiamato voi"
Fatte le solite domande di routine, raccolgo i dati presi dai miei colleghi e li informo della situazione, poi chiamo la Centrale riferendo questa alterazione delle percezioni, assieme con dei parametri tutto sommato nella norma, e ci viene assegnata la destinazione.
Raccolti i documenti, torno anche io di là con la squadra da Vittorio "Vittorio mi ascolti, dobbiamo portarla giù da basso con una sedia, abbia pazienza, non è comodissima, ma faremo in fretta ok? Lei non si attacchi al corrimano!"
Lui mi guarda e ride "Cià allora andiamo sull'ambulanza, va che non è mica la prima volta, vi conosco ehehehe poi faccio il giretto fuori?"
"Ma papà, fuori fa freddo, andiamo solo in ospedale per un controllo!" gli dice la figlia sorridendo e  coprendolo, e noi lo carichiamo e portiamo giù.
Una volta messo in ambulanza, sulla strada verso l'ospedale, il mio collega chiede a Vittorio "Come sta Vittorio? Tutto bene?"
"Si si... ma dove stiamo andando?"
"In ospedale a XXX, a fare un controllo, conosce il posto no?"
"Ma quello nuovo?"
"Si!"
"Eh si per fare un giretto, poi magari viene fuori il sole eheheheh"
Noi ci guardiamo, e sorridendo annuiamo "Si facciamo giusto un giro veloce, per star tranquilli!"
"Va bene... è che quando ero giovane, le cose erano diverse sapete? Poi adesso ho anche un po' freddo..."
Comprendendo cosa intendevano i parenti quando ci parlavano del fatto che Vittorio fosse poco orientato, alziamo il riscaldamento... lui così si riscalda, noi invece stavamo letteralmente facendo una sauna.
"Ma quindi l'ospedale è a XX?" ci chiede di nuovo
"Si Vittorio, è là"
"Bravi ragazzi...Che poi... quello che sta in porta, se non prende la palla e l'altro non gliela passa... ehehehe" e ride
"Eh certo, se non gli passa la palla..." azzardiamo sorridendo senza capire e decidiamo di assecondare i discorsi non-sense di Vittorio, che continuava a ridersela come un matto ad ogni nostra risposta, proseguiti fino all'arrivo in PS, dove spieghiamo la situazione e veniamo raggiunti in breve dalla famiglia.
"Grazie e arrivederci!" ci dice Vittorio salutandoci, e noi ricambiamo il sorriso e il saluto.
Una volta fuori a sistemare il mezzo, ci guardiamo un po' dubbiosi "Secondo me ci stava prendendo per i fondelli....per quello se la rideva" dice la mia collega diverita
"Perché? Che gli avete detto?" ci chiede curiosa l'autista
"Eh abbiamo assecondato un po' i discorsi assurdi che faceva... secondo me avrà pensato che siamo dei coglioni ehehe"
"Ah si probabile!!!" ci dice lei ridendo "Dai almeno l'avete tenuto allegro, continuava ridere!"
"Si sul fatto che se la ridesse, non ci son dubbi... è che siamo passati un po' per dei giullari ecco!"
"Ma si dai ragazzi... una volta tanto che ridono, godiamocela anche noi!"
"Si dai hai ragione... che poi... se non gli passi la palla e quello che sta in porta non la prende....!!!"

domenica 2 giugno 2013

Questione di un secondo

Piove, è una di quelle notti gelide dove si sta bene sotto al piumone.
In effetti eravamo tutti già sprofondati in un sonno profondo cullati dal caldo dopo il solito spuntino pre-sonno a base di schifezze varie ed eventuali e una partita a Monopoli, quando la campana suona.
"Giallo, autostrada, incastrato in macchina".
"Non promette nulla di buono..." commento guardando il foglio dove non c'erano altre indicazioni
"In effetti no..." il mio autista mi guarda un po' perplessa, e ci avviamo velocemente al target, raggiunto in pochi minuti.
La scena che ci troviamo davanti è tutto meno che un codice giallo. Di nuovo.
Siamo all'entrata di una stazione di servizio dell'autostrada, luce scarsa e giallastra resa ancora più fioca dalla pioggia battente, all'ingresso della corsia che porta dentro l'area è parcheggiato un grosso camion con targa straniera e sotto al retro del camion, infilata fino a metà del parabrezza, una macchina.
Ci sono cinque o sei persone che ci vengono incontro.
"Siete arrivati! Meno male! Respira, sembra che si muova, ma perde sangue... non ci risponde! L'autista è straniero, non parla italiano" mi dice uno di questi personaggi mentre noi armati di torcia ci infiliamo i caschetti.
Li sorpasso dirigendomi verso l'auto per capire cosa fare.
In macchina c'è solo un adulto al volante, riverso sul lato del passeggero, sembrava muoversi.
"Signore, signore mi sente? Siamo dell'ambulanza!" lo chiamo a tono sostenuto mentre mi avvicino all'auto con la squadra, ma quando siamo più vicini al finestrino comprendiamo che quella parvenza di movimento non era un segno vitale.
Puntiamo la torcia dentro la macchina e la situazione appare chiara.
"Respira vero? Lo tirate fuori?" incalza di nuovo uno degli astanti
"Ma lei ha assistito alla scena?" domando
"No no, noi eravamo qui e abbiamo solo sentito il botto..." mi dice "Ma l'autista è straniero, non sa dirci nulla!" e mi indica un uomo sulla cinquantina, che sta sotto l'acqua battente con un'espressione interrogativa.
Mi avvicino, e dopo qualche giro di parole, mi dice che parla tedesco, così in tedesco gli chiedo che è successo.
Lui mi dice di non essersi accorto di nulla perché dormiva dentro al camion al momento dello schianto, s'è svegliato quando ha sentito le urla delle persone fuori.
In quel momento arriva una seconda ambulanza. Ci vengono incontro dei colleghi di un paese limitrofo, ai quali spiego e illustro la situazione, il secondo mezzo non serve.
Chiamo la Centrale, spiegando che il paziente non era in gasping né c'erano segni di movimento, ma presentava lesioni incompatibili con la vita: il cranio era completamente sfondato e ne era uscito quasi tutto il contenuto.
"Stanno arrivando i Vigili del Fuoco e l'Automedica, facciamo rientrare l'altro mezzo, ma voi restate" mi dice l'operatore
Nel frattempo sul posto arrivano anche i Carabinieri, che iniziano a fare i rilievi, e circa venti minuti dopo anche i Vigili del Fuoco.
La manovra per estrarre l'auto dal camion non è semplice e ci vuole parecchio tempo per riuscire a liberarla.
Nel mentre spiego la situazione all'equipe del MSA arrivata in posto poco prima dell'inizio dell'estrazione, e tutti restiamo in silenzio ad osservare la scena.
Non appena la macchina è libera e messa in sicurezza, medico e infermiere si avvicinano insieme a noi per valutare la scena, ormai chiara.
Cercando dei documenti che potessero dirci qualcosa di quel ragazzo, che ad occhio aveva circa 30 anni, ci cade l'occhio su dei giocattoli per bambini e un brivido gelido ci attraversa.
C'era un bambino...?
Ci guardiamo agghiacciati e iniziamo a cercare tra le siepi e sotto il camion insieme con Vigili del Fuoco, Carabinieri, medico e infermiere per accertarci che l'uomo fosse solo, che non ci fosse qualcun'altro.
Dopo svariati minuti, non trovando nessun altro, ci sentiamo sollevati... 
"Ragazzi rientrate" ci dice il medico "Se troviamo i dati, ve li faremo avere"
Sentiamo la Centrale che ci conferma il rientro.
Ce ne andiamo zuppi fradici e abbastanza infreddoliti "Avete visto però? Ci si è infilato sotto diretto... nemmeno un segno di frenata" mi fa notare un collega
"Veramente... magari ha avuto un colpo di sonno o un malore..."
"Basta veramente una frazione di secondo... ti si chiudono gli occhi e guarda cosa succede, e noi possiamo anche correre, ma alla fine..."




Non ho potuto fare a meno di ripensare ad Edoardo,
 quella notte... e alla fine, dopo tanto tempo, 
sono andata a trovarlo al cimitero.


domenica 28 aprile 2013

Evento violento

Sono circa le 22 quando arriva la chiamata, sul foglio della missione c'è scritto "Codice Giallo, evento violento" e basta.
Questa notte siamo in quattro, un po' poco convinti della situazione ci avviamo sul target.
"Ragazzi occhio se vedete qualcosa di strano prima di scendere..." dico alla mia squadra mentre andiamo.
Arriviamo in posto in pochi minuti, ci troviamo davanti una normalissima palazzina di provincia avvolta nel buio di una altrettanto normale e silenziosa notte invernale.
Scendiamo e andiamo verso il citofono, cerchiamo il cognome indicato sul foglio e suoniamo diverse volte finché una vocina flebile ci risponde "Chi... è?"
"L'ambulanza" le dico con calma
"Ok... vi apro... secondo piano" ci dice e riattacca
Noi saliamo fino al piano indicato dove una ragazzina, occhio e croce di 16 anni di origini slave, ci aspetta vistosamente nervosa.
"Ciao, siamo dell'ambulanza, cos'è successo?" le domando guardandomi in giro
"E' per mia madre, i Carabinieri sono già andati via, entrate vi prego, controllate se sta bene!" ci dice
Entriamo e vediamo una giovane donna, non più di 35 anni, piangente in posizione fetale sul divano.
"Permesso signora, siamo dell'ambulanza... come si chiama?" le domando avvicinandomi con cautela
"Mamma è l'ambulanza, lasciati aiutare e racconta anche a loro cosa ti ha fatto!" la incita la figlia con tono esasperato
"Maria, mi chiamo Maria" ci dice singhiozzando
"Maria stia tranquilla, siamo qui per aiutarla e assicurarsi che lei stia bene... se la sente di raccontarci cos'è successo?" le domando sedendomi per terra di fianco al divano
Maria si mette seduta con fatica, e stando sempre rannicchiata sotto lo sguardo vigile della figlia inizia a parlarci "Il mio compagno... lui ha un cagnolino... maltratta il cagnolino, lo lascia sempre chiuso in macchina e non gli dà da mangiare né da bere...io... io stasera gli ho detto che è disumano, che quel povero cucciolo non ha colpa se lui è una brutta persona...e lui... lui..." la voce spezzata dai singhiozzi le impedisce di parlare
"Mamma diglielo! Avanti! Hai sentito i Carabinieri, no? Devi dire la verità!" le dice la figlia
"Maria si prenda il tempo che le serve..." le diciamo cercando di tranquillizzarla "Adesso ci siamo noi con lei, non si preoccupi..."
"Lui mi ha picchiata..." dice d'un fiato "Quando gli ho detto così mi ha insultata, ha detto che il cane è solo un animale e mi ha buttata per terra, mi ha sbattuto la testa contro il marciapiede...mi ha dato calci e pugni in pancia e poi è scappato con il cane e i suoi tre figli che ha in affidamento...lui è venuto qui dal Marocco per cercare lavoro e mantenere i  bambini... non mi aveva mai picchiata..." e le lacrime le rigano il viso
"Maria permetterebbe ai miei colleghi di controllare se va tutto bene? Ha dolore da qualche parte?" le chiedo
Lei mi fa cenno di si con la testa e lascia che la mia squadra si occupi di lei, mentre io parlo con la figlia in un'altra stanza per capire qualcosa in più.
"Abbiamo chiamato i Carabinieri, sono venuti, hanno fatto delle domande e ci hanno detto di chiamare l'ambulanza e andare in ospedale perché ormai quel pazzo è scappato..." mi dice desolata la ragazzina "Io ho chiamato il mio fidanzato per farmi portare su in ospedale e riportare a casa la mamma...sta arrivando!"
"Ti ringrazio"
"Statele vicino..." mi dice sottovoce
"Stai tranquilla, ci prenderemo cura di lei al meglio" le dico cercando di rassicurarla
"Grazie, davvero..." mi dice ed esce a telefonare di nuovo probabilmente al ragazzo che la stava raggiungendo
Chiamo la Centrale, spiego la situazione e prepariamo Maria per il ricovero; dice di avere mal di testa, ha uno zigomo tumefatto e dei dolori addominali, ma tutto quel dolore che sente non aveva niente a che fare con lo zigomo o l'addome, è qualcosa che ti dilania dentro e noi l'avevamo capito.
Durante il viaggio si tranquillizza un po', ci racconta del rapporto travagliato con questo compagno con cui stava da qualche anno, del fatto che non aveva mai alzato le mani, soltanto la voce, e dell'atroce dolore che si prova quando la persona di cui ti fidi e che ami ti fa del male in questo modo.
Fa un po' male anche a noi questo discorso in effetti.
In poco arriviamo in PS dove spiego l'accaduto e l'infermiere di Triage prende in carico Maria.
"Grazie..." ci dice accennando un sorriso "Davvero..."
Noi le sorridiamo "Buona fortuna Maria..." le rispondiamo e usciamo dal PS con l'amaro in bocca.

domenica 7 aprile 2013

Cardio è più forte!

Siamo alla 3 uscita di una notte delirante.
Arriva il foglio della missione: "Giallo, malore e febbre in paziente cardiopatico".
Arrivare a casa del paziente è una vera odissea.
Avete presente quei paeselli con quelle vie che pian piano si stringono ad imbuto? Ecco.
Rischiamo di incagliarci in mezzo ad una specie di viottolo, ma per fortuna la nostra autista è il mago delle manovre.
"Oddio oddio oddio non passaaaaa"
"Si dai dai ambulanzina, dai che ci passi su, fai la brava!" e ritirando gli specchietti riusciamo a passare.
Ci guardiamo tutti e quattro sudati.
"TomTom di merda, io sapevo arrivarci qui dalla strada principale" è stato il commento dell'autista mentre noi  imprecanti scendevamo dal mezzo.
Entriamo in questa casa, sono circa le 23.30, e veniamo accolti da Manuela, sui 70 anni, un po' agitata.
"Permesso!"
"Avanti dottori, entrate pure!" ci dice tremolante
"Non siamo i dottori signora, è l'ambulanza!" le dice con calma il mio caposquadra "Cosa succede?"
"Eh venite, guardate, è lì mio marito Ernesto, è a letto, ha la febbre e la pressione bassissima, non riesce ad alzarsi, ha anche mal di pancia..."
Ci avviciniamo al letto dove Ernesto, 70 anni, ci guarda tremante e un po' sorpreso "Uh Gesù l'ambulanza! Ma Manuela!!!!"
"Buona sera Ernesto, vedo che già ci ha riconosciuti! Come si sente?"
"Eh... passa... sarà influenza... avevo mal di pancia e febbre, io soffro già di bassa pressione e mi sentivo un po' debole..."
"Capisco, ha preso qualche medicinale? Ragazzi, parametri nel frattempo, grazie!"
Noi prendiamo tutti i parametri, la pressione si sente appena la massima di circa 80.
"Ha mangiato oggi Ernesto?"
"Si si! Poco, però ho mangiato pastina, pane, insalata, salame e un pezzo di torta!" ci dice
Alla facciazza del poco, pensiamo guardandoci sorridendo.
"Vorrei comunque fare un controllo in pronto soccorso, per capire perché non passa..." ci dice preoccupato "Ah, Manuela! Che pastiglietta mi hai dato oggi quanto ti dicevo che avevo mal di testa e che alla fine non mi ha fatto niente?"
La moglie si guarda in giro, ci pensa e poi raggiante tira fuori la ben nota scatolina che ci lascia interdetti qualche istante e me la porge.
La guardo e le chiedo "Gli ha dato davvero... questa? Perché?"
"Beh stava male, l'Aspirina non mi sembrava abbastanza, ma avevo la mia Cardioaspirina... sa Cardio vorrà dire che è più forte e l'influenza passa prima, no???" mi dice soddisfatta della pensata
"Ehm signora Manuela, non funziona proprio così... la Cardioaspirina per l'influenza non serve a molto, Cardio non vuol dire 'più forte'! Anzi...in realtà la Cardioaspirina in termini di dosaggio non è particolarmente efficace per il mal di testa sa...ne ha parlato col suo medico?" le dico pensierosa guardando i miei colleghi
"Ah no con lui no sennò guai... Ma io pensavo di si...Cardio mi dava proprio quell'idea!" e si incupisce
Noi, sconsolati e inteneriti allo stesso tempo dalla scena, organizziamo il trasferimento di Ernesto sull'ambulanza armati di telo perché non riusciva nemmeno a stare seduto.
In poco tempo arriviamo in ospedale, e l'infermiere del Triage ci guarda perplesso "Quindi vediamo se ho capito signor Ernesto: lei stava poco bene per l'influenza, soffre di pressione bassa e sua moglie gli ha dato la Cardioaspirina per il mal di testa e pancia, che non sono passati?"
"Eh si, Cardio è più forte!" gli risponde sottovoce tenendo la mano della moglie
"Eh certo...naturale...dai ragazzi, mettetelo sul lettino, datemi 5 minuti e vengo a spiegarle a cosa serve la Cardioaspirina ok signor Ernesto?" dice rassegnato l'infermiere.
"Grazie ragazzi, siete stati gentilissimi!" ci ringraziano entrambi
Noi salutiamo e ce ne torniamo sul mezzo senza dire una parola.
Quando siamo su tutti, prima di mettere in moto ci lanciamo un'occhiata tra di noi "Cardio è più forte, eh?"
"Abbastanza da far arrivare un'ambulanza a quanto pare...chissà se è scritto sul bugiardino!"

domenica 24 marzo 2013

Ooohhh ambulanza!!!

"Ciao ragazzi, sta per arrivare il foglio del servizio, sospettano un tentato suicidio, spegnete le sirene prima di arrivare, Vigili del Fuoco e Forze dell'Ordine sono già in posto" ci dice al telefono l'operatore
E vediamo arrivare il foglio.
Soccorso di persona. Giallo.
Arriviamo in poco, siamo in quattro stanotte, sono circa le 21.
Abbiamo davanti un condominio normalissimo, davanti al quale si stende una folla di curiosi che guarda i Vigili del Fuoco ispezionare l'appartamento al pian terreno e i Carabinieri fare domande.
Ci facciamo vedere, e i VVF, che conosciamo benissimo, ci vengono incontro "Ah ciao ragazzi, siete qui! Stiamo per entrare..."
"Ok" gli dico e faccio segno alla mia squadra di avvicinarsi con me.
Ci viene incontro una ragazza sui 30, vistosamente preoccupata "Quello è Ivan, il mio ex, è stato un periodo difficile, dovevamo vederci per risolvere delle questioni inerenti la casa, ma non risponde da più di un'ora!"
"Capisco sia allarmata, ora dobbiamo chiederle di allontanarsi dalla porta..." le dico mentre i VVF ci fanno segno che si entra e insieme ai Carabinieri scardinano la porta ed entrano nell'appartamento, buio.
Noi entriamo per ultimi, stiamo indietro come ci viene indicato mentre i VVF ispezionano le stanze.
Ad un certo punto si fermano davanti ad una porta per qualche secondo, poi si girano di scatto "Ambulanza!!!"
"Eh?!"
"Ooohhh ambulanza!!! Vieni ambulanza!" ci urlano
Vagamente interdetti, vuoi perché li conosciamo personalmente e usciamo spesso insieme, vuoi perché sentirsi chiamare "ambulanza" ancora non ci era capitato, scattiamo verso la stanza.
Lo vediamo, per terra, prono, vediamo sangue sul volto, sulle mani, sui pantaloni.
"Ivan! Ivan mi sente??" lo chiamiamo, ma non risponde.
Lo spazio è stretto e illuminato solo dalle torce, la luce è debole ma basta a rivelarci dei deboli movimenti: respira.
Lo giriamo velocemente, ha una ferita lacero-contusa sulla fronte, uno zigomo gonfio, mani e gambe piene di sangue ed escoriazioni, che non capiamo come si sia fatto.
Per terra il pavimento è pieno di bottiglie di birra, lui emana l'olezzo tipico di chi quelle bottiglie se l'è vuotate da solo.
Pian piano apre gli occhi, ci guarda terrorizzato e completamente disorientato e con uno scatto improvviso si mette a sedere e ad urlare "Ma chi siete voi?? E io cosa faccio qui? Che giorno è oggi??"
"Ivan tranquillo, noi siamo dell'ambulanza, qui ci sono anche i Vigili del Fuoco, volevamo sapere come stava, siamo stati chiamati perché non rispondeva al telefono! Si ricorda cos'è successo?" domando cercando di tranquillizzarlo
"No! Mi ricordo che son caduto in moto, tempo fa... ma come sono arrivato qui?? E perché voi siete dentro casa mia?? Sto morendo di freddo!"
"Adesso io e colleghi le medichiamo le ferite e la riscaldiamo, ok? Cerchi di fare dei bei respiri, siamo qui per aiutarla" gli dico e iniziamo a prendere i parametri e a valutare la situazione, mentre Ivan inizia a riprendersi
"Cià cià dammi che mi tampono io!" mi dice e toglie di mano le cose a me e colleghi iniziando a tamponarsi e disinfettarsi da solo "E poi non darmi del Lei che io avrò pochi anni più di te, no??" e va avanti a tamponarsi "Posso guardarmi? Son messo male? Cosa mi è successo? E tu metti via quel coso, che al collo non me lo metti, chiaro???"
"Ivan, io speravo me lo dicessi tu cosa ti è successo..." gli dico aiutandolo a tamponarsi
"Io so che stavo facendo cazzate con la moto, la mia ex mi ha visto, sono caduto e per la figura di merda son scappato, ma non mi ricordo come sono arrivato qui! E ho ancora freddo!"
Avendolo scoperto e avendogli tagliato gli abiti per fare l'esame testa-piedi, era comprensibile che avesse freddo considerato che era stato sdraiato sul pavimento gelido non si sa per quanto tempo, così lo copriamo inizialmente con una coperta isotermica.
"Ma cos'è sta roba?? Dai ragazzi non fatemi ridere, è carta da forno!" ci dice ridendo mentre lo avvolgiamo nella coperta
"Ivan vuoi fidarti?" gli chiede il mio collega, mentre l'altra gli prova la pressione
"Allora? Com'è la mia pressione?" chiede alla mia collega, che mi guarda, sorride e mi dice "120/80"
"Perfetta!" commenta Ivan soddisfatto
I parametri erano tutti nella norma, avvisiamo la Centrale che ci dice di non forzarlo a fare nulla e attendere l'equipe del MSA, che arriva in pochi minuti.
Ivan si gira, poi rivolto a me dice "Ma questo chi cazzo è??"
Imbarazzata, sottovoce gli dico "Ivan shhht, è il medico!"
"Buona sera" saluta il medico stizzito giustamente "Che le è successo?"
"Oh minchia, mo pure il medico! Ho già detto ai suoi amici qui che sto bene! Son caduto verso le 14 di oggi pomeriggio, non so come sono arrivato qui, ma sto bene adesso!"
Il medico decide che si va in PS, ci ordina di mettere collarino e immobilizzarlo sulla spinale.
"No senti, siete tanto carini e bellini, ma io in ospedale non ci vengo! E poi mica vorrete far venire qui un'ambulanza per me!" ci dice Ivan
Noi ci guardiamo confusi, non sapendo se ridere o no.
"Ivan, ma tu... chi pensi che siamo noi scusa?" gli chiedo dubbiosa mentre i Vigili del Fuoco assistono alla scena divertiti puntando ancora le torce
Ivan mi guarda, guarda i miei colleghi e sorridendo ci dice "Oh...cazzo...hai la divisa, c'è una...Croce Rossa...c'è scritto...aaaaah e quindi hai anche l'ambulanza, chiaro...Croce Rossa uguale ambulanza....mo si spiega....ma dai ragazzi, uno di voi può accompagnarmi su con la mia macchina?? In ambulanza no dai!"
"Ivan ascoltami, andiamo in PS in ambulanza, facciamo un controllo per essere sicuri che tu stia bene, almeno ti togli ogni dubbio!" gli dice la mia collega mentre finiamo di posizionare il collarino
"Uff e va bene, però faccio io! Mi spinalizzo da solo, però chi cavolo ha deciso che devo stare su sta cosa???" e in due secondi si lancia letteralmente sulla spinale, lasciandoci senza parole
"Il medico l'ha deciso" gli risponde l'infermiere
"Si beh digli di pensare ai cazzi suoi! Questa roba è scomoda! Comunque avevate ragione ragazzi...ne sapete eh! Sta carta da forno tiene caldo, al posto delle giacche invernali mi comprerò queste!" e con questi toni lo immobilizziamo e carichiamo in ambulanza, dove non smette di parlare per tutto il tragitto, tant'è che il suo alito alcolico stava stordendo anche noi tanto era forte.
"Ivan non toglierti il ragno! Non si può!" gli dice una mia collega
"Senti, ho solo sfilato le braccia, quando arriviamo in PS mi impacchetto di nuovo e sto zitto, giuro! Ma devo fare delle telefonate!" e inizia a chiamare al telefono mezzo mondo avvisando delle sue condizioni.
A pochi metri dal PS iniziamo a sistemare le cose da portare con noi, e Ivan ci guarda divertito "Oh ragazzi va che bravo! Mi sono impacchettato di nuovo da solo! Mo sto anche zitto, ok?" e appena tiriamo giù la barella si trasforma in un paziente sofferente e collaborante
"Sei un attore Ivan...." gli diciamo sconsolati e divertiti allo stesso tempo
"Sono furbo! E poi lo faccio per voi che sennò poi vi sgridano" ride e torna a fingersi afflitto
Arrivati in sala triage facciamo il sunto della situazione spiegando che dopo l'acrobazia finita male davanti alla ex con la moto, probabilmente a causa di quelle birre di troppo, Ivan è tornato a casa di corsa smaltendo la sbronza sul pavimento.
Non rispondendo al telefono ha allarmato tutti, che hanno pensato al peggio.
"Ivan senti" gli dice l'infermiera "Quanto hai bevuto?"
"Una birra a pranzo!" spergiura alzando la mano destra
"Una sola? Che birra era per avere ancora questo odore?" gli richiede divertita
"Eh...sarà stata di quelle buone!" ride lui "Dai su veloci, che io devo andare! Oh grazie ragazzi, gentilissimi, però non dovevate disturbarvi!" ci dice salutandoci
"In bocca al lupo Ivan!" gli diciamo salutandolo, e torniamo in ambulanza.
"Oh...avrà pur bevuto una birra sola, ma l'ambulanza puzza che sembra una distilleria!!" osserva l'autista
"Ma no cosa dici...sarà che era una birra buona!"

giovedì 28 febbraio 2013

Foglio bianco

Chiamata delle 22.30 circa, è inverno, è buio e fa freddo.
Il foglio riporta soltanto l'indirizzo, il codice e nient'altro.
"Su cosa usciamo?" mi chiede l'autista
"Boh... Giallo a XXX" dico perplessa
"Non si sa altro?"
"No...andiamo e vediamo" e così dicendo ci avviamo di corsa alla macchina, partendo in pochi secondi.
Durante il tragitto la Centrale ci chiama via radio "XXX, via filo appena siete in posto"
"Ricevuto" rispondo, continuando a non capire perché non mi dicono di che si tratta.
Arriviamo; ci troviamo in una corte buia, ci guardiamo attorno con la pila per cercare qualche riferimento nel buio.
Entriamo per prime io e una mia collega, mentre autista e operatore DAE prendono le ultime cose dal mezzo.
Ci viene incontro emergendo dal buio un ragazzo straniero, probabilmente nord africano, sui 18 anni che ci scuote per le maniche della divisa "Venite! Di sopra! Fratello!" e si smaterializza su per i gradini dei piani alti dell'edificio.
Io e la collega ci guardiamo perplesse, ma vista la situazione decidiamo di aspettare gli altri due prima di salire al buio in quel labirinto gelido e silenzioso.
Intanto, come da accordi chiamo la Centrale "Ciao, è la XXX, siamo in posto, che succede?"
"Ok, come sta il bambino?" mi chiede l'operatore
"Bambino?" domando
"Quanta candeggina ha bevuto?" chiede incalzante
"Candeggina??? Bambino??? Ma non ne sapevamo nulla!" rispondo un po' alterata "Il foglio è BIANCO!"
"Oddio scusate, avete ragione, sentite valutate e richiamate quanto prima... nel dubbio vi mando l'Automedica, ok?" 
"Ok..." e riattacco
"Ragazzi, forza, correre! Cerchiamo un bambino che ha ingerito della candeggina!" dico alla squadra, appena ricomposta dopo l'arrivo dell'autista e del mio terzo.
In pochi secondi saliamo le scale buie pila alla mano, rivediamo il ragazzino di prima che ci guida all'ultimo piano di questa corte dove abitano, in un riquadro di mura mezze aperte protetti solo da stracci penzolanti, circa una decina di persone.
"Fratello! Candeggina!" mi dice agitato il ragazzo indicandomi un bambino di circa 2 anni sul divano, in braccio a due ragazzine.
Per fortuna qualcuno che parla italiano c'è, una delle ragazzine mi mostra una bottiglia da due litri di acqua che però conteneva candeggina e che era stata lasciata per terra.
Il bimbo l'ha vista e probabilmente scambiandola per acqua l'ha ingerita.
"Ha vomitato quasi subito, non ha fatto più di un sorso" mi dice in lacrime la ragazzina "Cosa possiamo fare?? Non smette di piangere!!"
Mentre ai miei colleghi faccio segno di prendere i parametri al piccolo e di tranquillizzarlo, io metto da parte la bottiglia da portare via con noi "La candeggina però non va messa in bottiglie d'acqua per terra, per un bambino è pericoloso!" faccio notare con calma
"Lo so, glielo avevo detto alla mamma di non lasciarla lì, ma lei non ascolta!" mi dice dispiaciuta la ragazzina indicandomi la madre, che mi guarda con sospetto.
"Mamma parla italiano! Ha capito benissimo che ha sbagliato" sottolinea ancora la ragazzina innescando una mezza lite famigliare nella loro lingua madre.
Nel mentre calmiamo le acque con pazienza, e ristabilita la tranquillità verifichiamo che i parametri siano nella norma, avviso la Centrale della situazione e poco dopo arriva MSA.
Medico e infermiere decidono di seguirci durante il trasporto, e anche loro non mancano di rispiegare alla famiglia che la candeggina non va lasciata a portata di bambino, ma la madre a tutto questo discorso non pare particolarmente interessata.
Con noi in ambulanza sale il padre del piccolo, spaventatissimo almeno quanto i fratellini, che continua a chiederci se il bimbo starà bene.
Lo rassicuriamo fino all'arrivo al PS pediatrico, dove il bimbo viene preso in carico dal personale.
"Grazie mille, anche da parte sua, staremo più attenti" ci dice il padre del bambino, mentre stiamo per andarcene.
Noi salutiamo e torniamo verso il mezzo, in mano avevo ancora il foglio mezzo bianco della missione.
"Bravi ragazzi" ci dice il medico "Però speriamo di non rivederci stanotte! Grazie e buona notte!" 
"Grazie a voi, speriamo davvero di non incrociarci più per stanotte!" rispondiamo e risaliamo sul mezzo.
"Dal giallo ignoto al codice candeggina però...si insomma..." dice perplesso il mio collega seduto dietro, indicando il foglio che ho in mano 
"Eh lo so..." rispondo altrettanto perplessa, non tanto per il foglio bianco, quanto per la situazione in generale.
"Ho come idea che tanto ricapiterà... purtroppo la candeggina nella bottiglia non era certo il primo problema di quella famiglia" commenta l'autista
"Infatti... spero solo che almeno i ragazzini facciano più attenzione..."
"Noi più di così non possiamo fare"
"Già"


domenica 10 febbraio 2013

Io sono di centralino!


Stanotte, dopo mesi, ho il turno da centralino.
Non avevo mai pensato di scrivere un post su questo, ma in effetti il ruolo del centralino offre spunti interessanti.

Il centralino è quel volontario addetto alla gestione delle telefonate in sede, prende nota delle prenotazioni di servizi, si rende eventualmente disponibile ad uscire per qualche servizio secondario urgente, e nel migliore dei casi prepara anche pranzo/cena se la squadra è fuori e fa supporto morale :-D
Io come centralino notturno, lo ammetto, valgo veramente poco...finché sono sveglia rispondo, prendo servizi, compilo tutte le schede, preparo la cena e tutto il resto che mi tocca, incluso il materiale da reintegrare sul mezzo che mi comunicano per sms i ragazzi mentre rientrano...ma quando tocco il letto, io dormo.
Non sento la chiamata del 118, figuriamoci quella sulla linea urbana.
Siccome la mia squadra ormai mi conosce bene, tutti sono consci del fatto che di notte al telefono io non rispondo, non perché non voglio, ma perché proprio non lo sento.
Quando sono di turno c'è sempre chi mi sveglia per uscire, ma se sono di centralino mi lasciano sempre dormire salvo emergenze :-D

Nei vari turni che ho fatto come centralino, oggi vorrei riportarvi alcune telefonate che ho preso, perché...anche essere un centralino può essere impegnativo, certe volte.

11.00 di un venerdì 
Io: "Croce Rossa, buon giorno!"
Utente: "Senti ho un problema...cioè il mio amico ha un problema...puoi venire con l'ambulanza?"
Io: "Mi dispiace, ma non possiamo mandare ambulanze autonomamente, devi chiamare il 118 se ti serve un'ambulanza. Cos'ha il tuo amico?"
Utente: "Eh...secondo te è normale che uno vomiti verde...hai presente il verde acceso tipo alieno? Ecco...e non smette!"
Io: "Avete mangiato o bevuto qualcosa di particolare?"
Utente: "Forse...cioè...cazzo se lo scoprono i miei! Lascia stare, chiamo un altro amico, oh grazie Croce Rossa!"
Tuu Tuu Tuu

22.30 di una domenica
Io: "Croce Rossa, buona sera!"
Utente: "Mi serve un'ambulanza!"
Io: "Signora, si calmi. Non posso mandarle un'ambulanza, se ne ha bisogno deve chiamare il 118"
Utente: "Mio marito sta male! Mi serve l'ambulanza!"
Io: "Signora, noi possiamo uscire solo se autorizzati. Chiami il 118 e spieghi la situazione"
Utente: "Dottoressa, mio marito sta male! E' malato di cuore! Io cosa devo fare???? MI AIUTI!"
Io: "Signora mi ascolti, io non sono un medico, sono uno dell'ambulanza e l'unico modo che ho per aiutarla è farle chiudere questa telefonata. Quando ha riagganciato, chiami il 118, solo così arriverà un'ambulanza e potremo aiutarla"
Utente: "Si ma dottoressa, qual è il numero del 118??? Io non ce l'ho!"
Io: "Ehm...signora...digiti UNO-UNO-OTTO, CENTODICIOTTO"
Utente: "Ah...e se faccio così, arriva l'ambulanza?"
Io: "Se fa così, qualcuno le chiederà cos'ha suo marito e dove vi trovate, così da poterle mandare un'ambulanza"
Utente: "Ok...grazie dottoressa!"
Tuu Tuu Tuu

15.00 di un pomeriggio che non ricordo
Io: "Croce Rossa, buon giorno!"
Utente: "Parlo col 118?"
Io: "Ehm no signore, questa è la Croce Rossa..."
Utente: "Si ma l'ambulanza?"
Io: "Chiami il 118, noi non possiamo uscire in ambulanza senza essere stati chiamati"
Utente: "Ho capito...mi daresti il numero del 118 per favore?"
Io: "UNO-UNO-OTTO"
Utente: "Ma non me lo prende! Non chiama!"
Io: "Impossibile, riprovi digitando UNO-UNO-OTTO, CENTODICIOTTO"
Utente: "Aaaaaah!!!! Ecco!"
Tuu Tuu Tuu

5.05 di un lunedì mattina, dormivamo tutti o quasi
Io: "Croce Rossa...Buon giorno"
Utente: "Sono il signor Neri, ve lo ricordate che stamattina alle 7 venite a prendermi???"
Io: "Si, signor Neri, ce lo ricordiamo...ma sono le 5! Mancano due ore...il servizio è esposto, un mio collega passerà a prenderla alle 7 come stabilito"
Utente: "No perché a volte siete in ritardo ehehehe io mi alzo presto!"
Io: "Ma dai..."
Utente: "Così faccio tutto con calma, mi lavo, mi cambio e vi aspetto! Ma glielo dica di non tardare eh!"
Io: "Si..."
Utente: "Quindi il servizio c'è? Lo sapete?"
Io: "Si"
Utente: "Eh va bene...mi fido...a più tardi!"
Io: "Si signor Neri"
Tuu Tuu Tuu....e credo di essermi addormentata di botto appena dopo aver appoggiato la cornetta al suo posto.

E poi voglio condividere con voi la prima volta che ho risposto al telefono del 118.
Quando sono entrata, i servizi ce li passavano per telefono.
All'epoca ero una corsista, mi avevano più o meno spiegato che dovevo rispondere, tuttavia di norma la squadra rispondeva sempre prima di me, quindi ero abbastanza tranquilla.
In fin dei conti, è solo un telefono, no??
Turni di centralino tra l'altro riuscivo a farne pochi a causa dell'università, quindi alla fine al 118 ancora non avevo risposto.
Quel venerdì mattina, non ricordo l'ora, ma era presto, il telefono suona e l'unica vicino al telefono sono io.
Oddio, è il 118! 
Non molto convinta, prendo la cornetta realizzando un secondo dopo di non sapere cosa dire: "Ehm...pronto?"
"Ma parlo con *nomedellamiasede*?" voce seccata
"Si...ma io..."
"Via XXX, paese blablabla.....ok?" il tono peggiora
"No, me lo ripeteresti per piacere?" non avevo capito una virgola, non mi aspettavo che dettassero così in fretta, non ero preparata.
Mi avevano detto che era una cosa "flash", però io non me l'ero immaginata così.
In modo non esattamente gentile (e tutto sommato lo capisco) mi viene ripetuto tutto, prendo nota e passo il foglio alla squadra.
"Adesso sai come si fa!" mi dicono ridendo "Scrivi anche bene! Prossima volta non sbagli più! La pratica è sempre meglio della teoria"
Io, che mi sentivo psicologicamente provata, me la stavo ridendo molto, ma molto meno. Credetemi.

domenica 3 febbraio 2013

Toc Toc...è permesso?

Oggi vi racconto di una sera in cui, alle 22, riceviamo la chiamata per "Soccorso di persona".
Come già vi dissi più volte, quando leggiamo questa espressione sappiamo che stiamo andando su un tipo di intervento ben preciso.
Partiamo in giallo, in supporto ci mandando i Vigili del Fuoco per l'apertura dell'appartamento.
Arriviamo in poco tempo davanti alla palazzina, ci aspetta giù un gruppetto fornito di gente.
Noi scendiamo con in spalla tutta l'ambulanza, ci vengono incontro una signora sui 60 e una ragazza più giovane, agitatissime.
"Non risponde! La zia non risponde, è chiusa dentro e non sappiamo più nulla da almeno un'ora" ci dicono e noi corriamo su per le scale.
Non c'è odore di gas, non vediamo niente di strano, dopo 3 piani di corsa ci troviamo davanti ad una porta chiusa.
"Come si chiama la signora?"
"Gloria" ci dicono "Ha 88 anni, vive da sola, oggi non stava tanto bene"
Mentre il CE chiama Gloria, provando a suonare, a bussare, senza ricevere risposta, arriva su con noi anche l'autista e poco dopo ci raggiungono i Vigili del Fuoco.
"Signora, ma sua zia ci sente?" domando per scrupolo
"Beh al campanello ha sempre risposto, e anche al telefono! Ma oggi niente!" continua agitatissima
Intanto i VVF ci raggiungono, e dopo qualche valutazione decidono di entrare con la scala dalla finestra dell'appartamento.
Velocemente scendono, preparano tutto quanto e con l'ausilio della scala si arrampicano fino alla finestra della cucina della casa.
Cresce l'attesa. Cosa ci troveremo davanti?
Si sente il rumore delle tapparelle divelte e dei vetri rotti, sono entrati.
In pochi secondi ci aprono la porta di ingresso e noi facciamo allontanare i parenti.
"Qui non c'è nessuno!" ci dicono ispezionando l'entrata, cucina e soggiorno.
Poi passano alla zona notte, ma la porta è chiusa a chiave.
"La buttiamo giù, forza ragazzi!" e iniziano a prenderla a spallate, la porta dopo qualche colpo cede.
I ragazzi sono accaldati e sudati per lo sforzo, la temperatura non aiuta di certo quando si deve procedere con i lavori "pesanti".
Entrano nella zona notte.
Bagno vuoto.
Altra porta, quella della camera, ermeticamente chiusa.
Senza dire altro, i Vigili proseguono con l'abbattimento della seconda porta.
Avete presente quelle porte di legno spesse 10 centimetri tutte intarsiate, tipiche delle case un po' datate?
Ecco.
La porta cede sotto i colpi.
Noi eravamo a qualche metro, i ragazzi entrano nella camera da letto.
Ci sono pochi secondi di completo silenzio.
Uno di loro mette la testa fuori dalla camera, è sudato e un po' provato dallo sforzo, appoggia una mano sullo stipite di quel che resta della porta e ci dice con un tono eloquente: "Dorme!"
Noi ci guardiamo, e perdonateci, ma ci scappa un sorrisetto.
Entriamo comunque in camera, con lo zaino mi avvicino alla signora che s'è accorta del baccano solo quando l'intera squadra dei Vigili del Fuoco e noi siamo piombati in camera accendendo la luce.
Lei essendo influenzata e avendo già qualche problema di udito, si era avvolta la testa orecchie incluse in una specie di turbante e s'era messa a letto presto.
I parenti non sentendola come al solito e non avendo le chiavi dell'appartamento si sono giustamente allarmati e hanno chiamato i soccorsi.
"Signora Gloria buona sera, sono dell'ambulanza, posso darle un'occhiata?" le domando
"Ambulanza? Ma lasciatemi dormire!!!" mi risponde riavvolgendosi nelle coperte mentre la nipote le urlava di tutto.
Il caposquadra avvisa la Centrale, raccogliamo i dati necessari e chiudiamo la missione con all'attivo un rifiuto ricovero, un augurio di buon anno, un appartamento distrutto e qualche risata che, permettetecelo, ci è proprio scappata.
Nel cortile della palazzina la gente si era raccolta per capire che era successo, e poco dopo la nipote di Gloria comunica l'esito positivo dell'intervento.
Rientriamo così poco dopo, pensando che mentre noi siamo sollevati perché in fin dei conti è andato tutto per il meglio, Gloria domattina sarà molto molto molto meno contenta...

domenica 13 gennaio 2013

Amen

E' mattina presto, non sono ancora le 7 quando il telefono suona.
Io e due colleghi che attacchiamo alle 7 siamo arrivati con la consueta mezz'oretta di anticipo per lasciar liberi quelli della notte, e il telefono non manca di suonare.
"Giallo a XXX, anziana con difficoltà respiratoria e vomito"
"Il tuo paziente preferito!" mi fanno il coro i miei due colleghi mentre scendiamo a tirar fuori il mezzo di corsa, ridendo.
Io, che rido decisamente meno, vuoi perché mi aspetta "il mio paziente preferito", vuoi perché fa un freddo cane e stiamo cercando di non scivolare dalle scale ghiacciate mentre corriamo giù, decido di tacere e arrotolarmi velocemente la sciarpa al collo.
In pochi minuti arriviamo, siamo dentro ad un convento con nostra sorpresa; una suora, sulla sessantina, ci corre incontro: è spettinata, completamente sfatta, ha uno strano odore addosso ed è agitatissima.
"Fate presto, non sappiamo più cosa fare, Suor Maria sta male! Non smette di vomitare!" ci dice guidandoci dentro.
Con rassegnazione metto mano alla scorta di sacchettini che ho nella tasca della divisa, preparandoli all'evenienza, e seguiamo la nostra guida su per una scala a chiocciola discretamente stretta; l'imprecazione mentale era d'obbligo, perché tutti e tre ci siamo guardati eloquentemente cercando di capire come scendere da una scala del genere senza romperci l'osso del collo.
In cima alla scala, seduta sull'ultimo gradino, c'è Suor Maria, indossa soltanto una vestaglia leggera, è sudata, circondata da tre persone mentre il suo corpo esile e spaventosamente bianco viene scosso da brividi e tremendi conati che precedono un vomito selvaggio.
Le Sorelle la asciugano con degli asciugamani, ma Suor Maria è mandida di sudore, ha gli occhi semi chiusi e  fatica vistosamente a respirare sia per il muco sia per il vomito.
"Aveva iniziato con un raffreddore e una tosse grassa, ma stamattina presto è salita la febbre e ha iniziato a vomitare, sudare e quando ha iniziato a faticare a respirare abbiamo chiamato aiuto! Lei non vuol prendere medicinali e così non le abbiamo dato nulla" ci dice con occhi lucidi Suor Lucia, che ci aveva accompagnati fino lì "Non era mai successo prima!"
"Suor Maria buongiorno, siamo dell'ambulanza" le dice con calma il mio capisquadra, e con un debole cenno del capo, sorretta dalle Sorelle, Suor Maria ci fa capire che ha capito.
"Non riesce a parlare" ci dice una delle tre suore che la sorreggono "è stanca, tanto stanca..."
"Capisco...prendile i parametri se riesci" mi dice il caposquadra mentre si allontana con Suor Lucia per prendere informazioni e dati su Maria.
La pressione è bassissima, la saturazione instabile, ma compatibile con la situazione, febbre a 39°C.
Quando il caposquadra torna e ci informa che Suor Maria è sempre stata in ottima salute e non ha avuto mai nulla, con sacrosanta calma decidiamo come trasportarla.
Non ha la forza di sorreggersi, e quindi la sedia portantina sarebbe un rischio che decidiamo di non correre viste le scale e lo spazio limitato, così l'unica soluzione resta il telo.
La mettiamo sul telo, per fortuna è leggerissima, non pesa più di 50kg, la avvolgiamo nelle coperte visto quant'è sudata, e la portiamo giù sperando che non inizi a vomitare nel frattempo perché non saremmo mai riusciti a raggiungerla in tempo.
Arriviamo in fondo alla scala sudati a nostra volta, e appena la appoggiamo sulla barella la vedo scuotersi, appena in tempo prendo uno dei miei sacchettini e glielo metto davanti un secondo prima che inizi a vomitare.
All'epoca ancora non ero arrivata ad usare l'olio all'eucalipto per evitare di avere conati a mia volta, così faccio segno al mio collega che prontamente mi sostituisce mentre io mi infilo in bocca mezzo pacchetto di cicche alla menta. L'odore è tremendo, ma mi scoccia di più non poter far niente, così inizio a respirare con la bocca per evitare di sentire il puzzo e ritorno a pulire Maria nel frattempo.
La carichiamo in ambulanza e ricoveriamo in codice verde.
Durante il tragitto Suor Maria smette di vomitare, ma a causa del fastidio provocato dal vomito inizia a sputare un po' in giro, e nonostante sia io sia il mio caposquadra cerchiamo di pulirla e tenerla tranquilla parlandole e tamponandola, qualche sputo involontario arriva anche a noi.
Arrivati, la sbarelliamo assicurandoci che abbia lenzuola e traversine accanto.
"Suor Maria mi raccomando stia tranquilla, Suor Lucia sta arrivando, cerchi di riposare" le diciamo rimboccandole le coperte e asciugandole la fronte.
Lei ci fa segno con la testa e chiude gli occhi.
"Poverina però..." commento mentre usciamo
"Eh purtroppo con questi sbalzi di temperatura gli anziani ne soffrono sempre un sacco...e poi il virus è in giro, non è la prima che portiamo via così..." mi ricorda il mio caposquadra "Per fortuna tra poco la raggiungono le altre suore, almeno non è sola"
"Già, anche perché se non è abituata all'ospedale, ritrovarcisi così deve essere abbastanza spiacevole..." commenta l'autista
"Eh si, penso che sia spiacevole un po' per chiunque in effetti....scommettiamo che prima o poi la prendiamo anche noi?" dico mentre rassetto il mezzo spalancato e spruzzo un po' di deodorante per ambienti, che porto sempre nello zainetto
"Ma dai!" ridono i miei colleghi "Ci manca solo che ce la prendiamo pure noi! Siamo resistenti!!"
"Beh in effetti....non sarebbe la prima che trasportiamo....si dai siamo pronti a tutto" annuisco poco convinta
"Amen sorella!" mi risponde ridendo l'autista, e rientriamo.

Ecco.
Due giorni dopo ero a casa che abbracciavo il water di casa mia messa più o meno allo stesso modo.
Coincidenza? Amen.