Io e due colleghi che attacchiamo alle 7 siamo arrivati con la consueta mezz'oretta di anticipo per lasciar liberi quelli della notte, e il telefono non manca di suonare.
"Giallo a XXX, anziana con difficoltà respiratoria e vomito"
"Il tuo paziente preferito!" mi fanno il coro i miei due colleghi mentre scendiamo a tirar fuori il mezzo di corsa, ridendo.
Io, che rido decisamente meno, vuoi perché mi aspetta "il mio paziente preferito", vuoi perché fa un freddo cane e stiamo cercando di non scivolare dalle scale ghiacciate mentre corriamo giù, decido di tacere e arrotolarmi velocemente la sciarpa al collo.
In pochi minuti arriviamo, siamo dentro ad un convento con nostra sorpresa; una suora, sulla sessantina, ci corre incontro: è spettinata, completamente sfatta, ha uno strano odore addosso ed è agitatissima.
"Fate presto, non sappiamo più cosa fare, Suor Maria sta male! Non smette di vomitare!" ci dice guidandoci dentro.
Con rassegnazione metto mano alla scorta di sacchettini che ho nella tasca della divisa, preparandoli all'evenienza, e seguiamo la nostra guida su per una scala a chiocciola discretamente stretta; l'imprecazione mentale era d'obbligo, perché tutti e tre ci siamo guardati eloquentemente cercando di capire come scendere da una scala del genere senza romperci l'osso del collo.
In cima alla scala, seduta sull'ultimo gradino, c'è Suor Maria, indossa soltanto una vestaglia leggera, è sudata, circondata da tre persone mentre il suo corpo esile e spaventosamente bianco viene scosso da brividi e tremendi conati che precedono un vomito selvaggio.
Le Sorelle la asciugano con degli asciugamani, ma Suor Maria è mandida di sudore, ha gli occhi semi chiusi e fatica vistosamente a respirare sia per il muco sia per il vomito.
"Aveva iniziato con un raffreddore e una tosse grassa, ma stamattina presto è salita la febbre e ha iniziato a vomitare, sudare e quando ha iniziato a faticare a respirare abbiamo chiamato aiuto! Lei non vuol prendere medicinali e così non le abbiamo dato nulla" ci dice con occhi lucidi Suor Lucia, che ci aveva accompagnati fino lì "Non era mai successo prima!"
"Suor Maria buongiorno, siamo dell'ambulanza" le dice con calma il mio capisquadra, e con un debole cenno del capo, sorretta dalle Sorelle, Suor Maria ci fa capire che ha capito.
"Non riesce a parlare" ci dice una delle tre suore che la sorreggono "è stanca, tanto stanca..."
"Capisco...prendile i parametri se riesci" mi dice il caposquadra mentre si allontana con Suor Lucia per prendere informazioni e dati su Maria.
La pressione è bassissima, la saturazione instabile, ma compatibile con la situazione, febbre a 39°C.
Quando il caposquadra torna e ci informa che Suor Maria è sempre stata in ottima salute e non ha avuto mai nulla, con sacrosanta calma decidiamo come trasportarla.
Non ha la forza di sorreggersi, e quindi la sedia portantina sarebbe un rischio che decidiamo di non correre viste le scale e lo spazio limitato, così l'unica soluzione resta il telo.
La mettiamo sul telo, per fortuna è leggerissima, non pesa più di 50kg, la avvolgiamo nelle coperte visto quant'è sudata, e la portiamo giù sperando che non inizi a vomitare nel frattempo perché non saremmo mai riusciti a raggiungerla in tempo.
Arriviamo in fondo alla scala sudati a nostra volta, e appena la appoggiamo sulla barella la vedo scuotersi, appena in tempo prendo uno dei miei sacchettini e glielo metto davanti un secondo prima che inizi a vomitare.
All'epoca ancora non ero arrivata ad usare l'olio all'eucalipto per evitare di avere conati a mia volta, così faccio segno al mio collega che prontamente mi sostituisce mentre io mi infilo in bocca mezzo pacchetto di cicche alla menta. L'odore è tremendo, ma mi scoccia di più non poter far niente, così inizio a respirare con la bocca per evitare di sentire il puzzo e ritorno a pulire Maria nel frattempo.
La carichiamo in ambulanza e ricoveriamo in codice verde.
Durante il tragitto Suor Maria smette di vomitare, ma a causa del fastidio provocato dal vomito inizia a sputare un po' in giro, e nonostante sia io sia il mio caposquadra cerchiamo di pulirla e tenerla tranquilla parlandole e tamponandola, qualche sputo involontario arriva anche a noi.
Arrivati, la sbarelliamo assicurandoci che abbia lenzuola e traversine accanto.
"Suor Maria mi raccomando stia tranquilla, Suor Lucia sta arrivando, cerchi di riposare" le diciamo rimboccandole le coperte e asciugandole la fronte.
Lei ci fa segno con la testa e chiude gli occhi.
"Poverina però..." commento mentre usciamo
"Eh purtroppo con questi sbalzi di temperatura gli anziani ne soffrono sempre un sacco...e poi il virus è in giro, non è la prima che portiamo via così..." mi ricorda il mio caposquadra "Per fortuna tra poco la raggiungono le altre suore, almeno non è sola"
"Già, anche perché se non è abituata all'ospedale, ritrovarcisi così deve essere abbastanza spiacevole..." commenta l'autista
"Eh si, penso che sia spiacevole un po' per chiunque in effetti....scommettiamo che prima o poi la prendiamo anche noi?" dico mentre rassetto il mezzo spalancato e spruzzo un po' di deodorante per ambienti, che porto sempre nello zainetto
"Ma dai!" ridono i miei colleghi "Ci manca solo che ce la prendiamo pure noi! Siamo resistenti!!"
"Beh in effetti....non sarebbe la prima che trasportiamo....si dai siamo pronti a tutto" annuisco poco convinta
"Amen sorella!" mi risponde ridendo l'autista, e rientriamo.
Ecco.
Due giorni dopo ero a casa che abbracciavo il water di casa mia messa più o meno allo stesso modo.
Coincidenza? Amen.
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