Eravamo lì lì per concludere il match quando lo squillo di Emma ci interrompe; sventolando la carta "opposizione" e meditando sul come giocarla con la C.O. per evitare l'uscita, ci prendiamo la stampata e il nostro umore cambia all'improvviso.
"Giallo, problemi respiratori, bambino di 6 mesi".
Ci catapultiamo velocemente sul mezzo, imbacuccati per bene, e partiamo alla volta del target, raggiunto in pochi minuti.
La destinazione è all'interno di una corte, classica delle nostre zone, ma con un ingresso che a malapena permetteva l'entrata di una macchina di medie dimensioni.
Scendiamo al volo dal mezzo, carichi di ogni cosa possibile che sarebbe potuta servire e con torcia alla mano iniziamo sistematicamente al ricerca del numero civico indicato, sotto l'acqua gelida e battente, nel buio più pesto della provincia.
In quel buio vediamo uno spicchio di luce calda illuminare un ingresso, e un braccino piccolo farci segno.
Di corsa raggiungiamo la porta, varchiamo la soglia chiedendo il permesso, e per qualche secondo ci guardiamo attorno.
Siamo all'interno di una stanza, non ci sono porte a parte quella d'ingresso, solo una finestra in circa 20 metri quadri (se non meno) di spazio; attaccati alla parete ci sono i fornelli, una vecchia stufa di quelle che compaiono solo negli scenari dell'esame di certificazione, un divano-letto, un lettino singolo attaccato e un tavolino con un paio di sedie.
Nient'altro.
Ci richiude la porta alle spalle Gigi, un bimbo di 10 anni, che ci guarda con occhi quasi luccicanti.
Davanti a noi Lucrezia, una giovane donna di non più di 40 anni, stringe tra le braccia il piccolo Luca, 6 mesi, che piange e grida come un matto.
Noi quattro con l'attrezzatura più loro tre dentro quella stanza stavamo stretti.
"Grazie per essere venuti!" ci dice ansiosa Lucrezia "Guardate! Si è riempito di puntini rossi e prima faticava a respirare, è allergico a tante cose, abbiamo dovuto cambiare il latte, non vorrei fosse stato quello!"
Il bimbo, a parte il pianto e i puntini, al momento respirava bene, e la cosa ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo.
"Signora stia tranquilla, il piccolo respira bene, è solo tanto spaventato... comunque gli prendiamo due parametri e chiamiamo subito la Centrale" la rassicura il caposquadra mentre io e le altre due colleghe cerchiamo di prendere qualche parametro al piccolo Luca, che appena visti noi 4 estranei in tutone scure deve essersi spaventato ulteriormente.
Tolti i giacconi per sembrare meno "mostri cattivi" e più "persone normali", con non poca difficoltà e qualche calcio volante, rileviamo i parametri, che sono nella norma, e il CS esce dalla stanza per chiamare la C.O.
Nel mentre io e le altre due restiamo in casa con la famiglia.
"Avviso subito mio marito, lavora lontano, ma almeno verrà a prenderci in ospedale!" ci dice Lucrezia.
"Che belle divise avete!" ci dice timidamente Gigi, che guarda con interesse le mille cose che ci siamo portati dietro "A cosa serve quello?" ci domanda indicando lo zaino
"Lo zaino ha dentro tutto quello che ci serve per aiutare chi ci chiama" gli diciamo sorridendo "Vuoi vedere cosa c'è dentro?"
Lui annuisce timidamente, e mentre Lucrezia prepara le cose e chiama il marito, noi mostriamo a Gigi l'attrezzatura spiegandogli per cosa usavamo quelle cose, rispondendo a tutte le sue domande.
"Hai visto Gigi? Oggi è proprio una giornata movimentata!" gli dice sorridendo Lucrezia
Noi ci guardiamo interrogativi e Gigi ci dice "Oggi è il mio compleanno! Mi hanno anche fatto il regalo!" ci dice mostrandoci 10 Euro
"Allora ormai sei un ometto! Tra qualche anno puoi venire a fare il corso per diventare soccorritore anche tu!" gli diciamo scherzando
"Lui vuole fare il pompiere, ma mi sa che l'avete quasi convinto, vero amore?" dice Lucrezia, e Gigi annuisce arrossendo "Posso fare sia il pompiere sia quello che fate voi magari! Voglio essere bravo come voi, siete forti!"
I complimenti dei bambini fanno sempre un certo effetto, e sorridendo come ebeti consapevoli, gli diciamo "Va che se continui così diventerai sicuramente più forte di noi!"
"Non lo so... Speriamo!" ci risponde sorridente.
La C.O. ci dà un codice giallo per l'ospedale più vicino; Luca nel mentre si era calmato, quindi andiamo tutti verso l'ambulanza di corsa per evitare una doccia fredda.
"Che bella! Ma accendiamo anche le luci e la sirena?" chiede Gigi che non sapeva più dove guardare una volta in ambulanza.
Lo facciamo sedere davanti con l'autista, che lo assicura con la cintura.
"Visto che oggi sei grande, ti va di accenderle tu le luci e la sirena?" gli chiede la collega
Gigi annuisce saltellando sul sedile "Domani lo racconto ai miei amici!! Nessuno ha mai acceso la sirena!" ci dice entusiasta, e con le istruzioni della collega, Gigi si improvvisa aiuto-autista.
"Grazie, davvero, non sapete quanto l'avete reso felice in una situazione così!" ci dice Lucrezia
Un po' commossi, un po' sollevati sorridiamo "Si figuri, è il minimo!"
Durante il viaggio Gigi riempie la collega di domande sull'ambulanza, sul nostro lavoro, sui pompieri... una volta arrivati e accompagnata la famiglia in PS, li lasciamo salutandoli.
"Grazie di tutto! E' stato un bel compleanno!" ci dice Gigi, e Lucrezia ci saluta con il piccolo Luca che ci guardava ancora con sospetto, giustamente.
"Che situazione..." riflettiamo sulla strada del rientro "A volte la gente più in difficoltà può essere il tuo vicino di casa e tu manco la sai magari!"
"Già... però hai visto il piccolino com'era entusiasta? Voglio dire, nonostante tutto quando gli hai fatto accendere le luci e le sirene sembrava che gli avessi regalato chissà cosa... mi era venuto un po' di magone!"
"E' vero, a volte alcune uscite ti spezzano il cuore...però guardate il lato positivo... il piccoletto sta bene e il più grande ci ha salutati con un mega sorriso... e forse forse ci siamo guadagnati un soccorritore in erba!"