lunedì 10 febbraio 2014

Quinto piano

E' piena estate, fa un caldo atroce, umido e afoso.
La chiamata arriva pochi minuti dopo aver messo piede in sede e aver giusto appoggiato le borse in camera da letto.
"Giallo, evento violento, nelle note c'è scritto 5 piano" dice la mia caposquadra
Partiamo al volo verso il target, che raggiungiamo in pochi minuti.
Sul posto troviamo i Carabinieri, che ci fanno strada per la tromba delle scale di un vecchio condominio che dà su una strada provinciale.
"Ciao ragazzi, su al quinto piano" ci dice il Carabiniere
Saliamo di corsa ed entriamo in un appartamento che è un piccolo forno letteralmente a soqquadro, in cima allo stabile.
Vasi e piatti rotti sparsi in giro, un tavolino di vetro sfondato, segni dell'acqua dei vasi sul muro, probabilmente causati da un lancio selvaggio, sedie sparse, stoviglie per terra.
Il Carabiniere ci indica una poltrona dove, rannicchiata e in lacrime c'è una ragazza molto giovane.
"Ciao, siamo dell'ambulanza, come ti chiami?" le chiede inginocchiandosi la caposquadra
"Jala" ci dice e appena si mette seduta sulla poltrona, tutti e quattro la fissiamo per qualche secondo: è incinta.
"Jala stai tranquilla, sei al sicuro con noi" la rassicuriamo "Te la senti di dirci cos'è successo?"
Lei si asciuga le lacrime, e tenendosi la pancia inizia a raccontarci di come una discussione sia diventata una rissa in cui il giovane marito venticinquenne, di appena due anni più grande di lei, l'abbia aggredita prima lanciandole oggetti vari, poi scaraventandola a terra per poi prenderla a calci in pancia.
"La pancia mi fa male, ho paura per il bambino" ci dice in lacrime "Aiutatemi a salvare il mio bambino!"
Ci si stringe il cuore e dopo aver preso i parametri, la portiamo via di corsa verso l'ospedale.
Durante il tragitto, Jala ci racconta tutta la storia "Per poter lasciare la mia casa ho dovuto sposarlo" spiega in lacrime "Ma è violento, beve, e poi se la prende con me... io... non volevo" seguita "Cosa posso fare? Ha detto che se torna mi uccide.. l'ho detto ai Carabinieri, ma vi prego...il bambino..."
"Jala stai tranquilla, appena saremo in Pronto Soccorso ti faranno tutti gli esami necessari...e non sei sola, c'è chi può darti una mano!" le diciamo tentando di tranquillizzarla il più possibile e poco dopo arriviamo.
Riferiamo tutto al PS e salutandola ce ne andiamo.
"Grazie" ci dice "Per tutto..."
Sorridiamo "Combatti" le diciamo, lei annuisce e ce ne andiamo.
Che fine abbia fatto Jala non lo sappiamo, però in cuor nostro speriamo che sia riuscita a sfuggire a tutto quel dolore.

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