giovedì 23 gennaio 2014

Ci ascolti

Comunicare con i pazienti, lo sapete, non è sempre semplice e le ragioni possono essere di diversa natura.
A volte si riesce ad arrivare ad un compromesso dopo prolungate discussioni, altre volte invece la situazione si complica perché non c'è tempo per discutere.
Il vero problema è che la mancanza di tempo utile per intavolare una discussione non sempre è percepibile anche dal paziente e/o da chi lo circonda e a volte fanno ostruzionismo fino a che la situazione non diventa improvvisamente chiara.
Una sera di fine estate veniamo chiamati per un codice giallo "Difficoltà respiratoria, sospettano reazione allergica" comunico alla squadra.
Raggiungiamo il target in breve e in poco siamo a casa di Osvaldo, 35 anni, che si trova con la moglie Eleonora e nella cameretta dorme Luca, di pochi mesi.
Già a prima vista, Osvaldo ha qualcosa che non va "Buona sera Osvaldo, che è successo?" indago mentre i colleghi si accingono a prendere i parametri
"Sono stato dal dentista per un'operazione, vedi?" mi dice aprendo la bocca "Mi ha detto di prendere un antibiotico, e io l'ho preso poco fa, è quello sul tavolo, ma poco dopo ho iniziato a diventare tutto rosso, avere prurito ovunque e sento un certo senso di gonfiore..."
Le labbra e la lingua di Osvaldo sono visibilmente gonfie, è ricoperto di chiazze rosse e sta cominciando ad agitarsi "Mi era successo con un'altra medicina anche se non così forte, ero solo rosso e mi avevano mandato il medico, mi ha fatto il cortisone e io sono rimasto a casa, potete farmelo voi?"
"No Osvaldo mi dispiace, noi non somministriamo farmaci, siamo soccorritori, non medici; quello che possiamo fare è caricarla velocemente in ambulanza e portarla in Pronto Soccorso" gli dico "E' seguito in qualche ospedale in particolare?"
"No, no... però aspetta, io non ci posso venire in PS! Qui la patente ce l'ho solo io, se succede qualcosa chi c'è a casa con mia moglie e il bambino? No senti, guarda sto a casa..." mi dice nervoso
"Osvaldo io non sono un medico, ma mi sento di dirle che in queste condizioni lei non è di nessun aiuto a casa, anzi... ci ascolti, venga con noi, la portiamo in PS ed è qui vicino!"
"Osvaldo per piacere" mi interrompe la moglie "Ascoltali, vai che io resto con Luca!"
"Mi sento la gola gonfia" mi dice sempre più agitato "Mi sembra che mi manchino le forze!"
"Osvaldo ci ascolti, venga in PS, siamo vicini, arriviamo in poco tempo e la visiteranno subito!" insistono i miei colleghi mentre io chiamo in Centrale e metto al corrente della situazione.
"No, non lascio la mia famiglia qui da sola! Non potete costringermi!" insiste, sempre più affannato
"Avete insistito per farlo venire?" mi chiede l'operatore al telefono
"Si" rispondo "Non vuol sentir ragioni, si sta agitando, noi non possiamo portarlo via di peso..."
"Eh no... dai passamelo, ci parlo io" mi dice, così passo il cellulare ad Osvaldo.
Il tono usato dalla C.O. è perentorio e sembra essere una buona motivazione per Osvaldo ad acconsentire al trasporto.
Lo carichiamo velocemente e partiamo in sirena alla volta del PS.
Ad un certo punto Osvaldo impallidisce, inizia a sudare e a tremare "Oddio potrei morire, sto morendo? Mio Dio non sento più le dita delle mani, non respiro! Mi trema tutto e sento un formicolio!" ci dice completamente in preda al panico.
"Osvaldo cerchi di non agitarsi, so che è difficile, ma si fidi di noi, siamo quasi arrivati!" gli diciamo calmi cercando di rassicurarlo; Osvaldo annuisce e sembra che la nostra tranquillità gli faccia bene.
In poco siamo in PS "Dovevo darvi ascolto..." ci dice arreso
Noi facciamo spallucce, dispiaciuti per la situazione, e augurandogli di rimettersi presto lo lasciamo in carico al PS.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Davvero...e come è difficile riuscire a tranquillizzare il paziente, quando sai che l'unica cosa che puoi fare è il trasporto in PS..è una di quelle cose che si imparano sul campo

Fabio

Un Soccorritore ha detto...

si, a volte è davvero complicato... ma, come dici tu, la strada insegna...