lunedì 6 febbraio 2012

"Taxi!" "Dove la porto signore?"

A volte, più che un servizio d'emergenza, sembra di fare "servizio taxi".
Credo che ad ognuno di noi sia capitato di pensarlo, almeno una volta.
Per quanto mi riguarda, credo che in alcune situazioni sia ingiusto parlare di "utilizzo improprio del servizio d'emergenza", perché a volte l'unica alternativa è quella di chiamare il 118.
A cosa mi riferisco? Parlo di quelle situazioni dove il 99.9% delle volte i protagonisti sono gli anziani impossibilitati a muoversi autonomamente per una ragione o per l'altra e che quindi chiamano il 118.
E del resto, come dargli torto? Anche l'impossibilità a muoversi, il non sapere cosa fare e il non avere nessuno a cui rivolgersi nell'immediato davanti ad una situazione critica è una reale difficoltà.
Almeno, lo è per me.
La penso in maniera diversa invece nei casi in cui l'ambulanza viene usata come un vero e proprio taxi a discrezione di paziente e famiglia.
L'ultimo episodio eclatante a cui ho assistito è stato proprio una domenica notte di inverno; all'alba delle 00.40 veniamo chiamati per un "servizio di ricovero" [cit. operatore della C.O.], codice verde.
Fuori ci sono -14°C, neve e ghiaccio a volontà e a quell'ora si stava bene anche sotto le coperte...ma sappiamo tutti e bene che quando il dovere chiama, si corre.
Arriviamo davanti alla casa della famiglia Rossi, trovando tutto chiuso.
Il nome sul citofono corrisponde a quello che abbiamo noi, così decidiamo di suonare.
"Chi è?" chiede una voce dal citofono
Noi, sconsolati, ci guardiamo e il caposquadra risponde "Signora, siamo quelli dell'ambulanza"
"Ah già! Siamo quasi pronti, salite!" ci risponde, aprendoci.
Saliamo al primo piano dell'abitazione e veniamo condotti nella camera di Aldo, 80 anni, che voglia di alzarsi e parlare con noi non ne ha proprio.
"Buona sera signor Aldo, allora...che succede?" domanda il caposquadra, mentre io mi accingo a prendere i parametri
"Ma che buona sera! E' tardi e ho sonno! Glielo dica!" ci risponde in modo tutt'altro che gentile, indicando la figlia, la signora Chiara, che ci aveva risposto al citofono.
"Papà smettila!" dice lei, visibilmente preoccupata "vedete, è dalle 18 che non urina..."
"Signora" fa notare il CS "vedo che suo padre è stato ricoverato per disidratazione...non è che oggi non ha bevuto?"
"No no, ha bevuto! Non tanto eh, però ha bevuto un po'...ma nel pannolone ho trovato sole poche gocce" ci dice, e in due nanosecondi snocciola una serie di altre patologie di cui Aldo è affetto, tra cui anche ipertrofia prostatica.
I parametri erano coerenti con le informazioni che avevamo, così informiamo la Centrale Operativa che ci manda in verde in ospedale.
"Aldo, dobbiamo andare in ospedale a fare un controllino!" gli dico "adesso devo metterti seduto, ti portiamo giù noi da qui, devi solo aiutarci a vestirti per bene che fa freddo!"
"Trattatelo bene, mi raccomando" ci dice Chiara "prendo la coperta? No anzi, la giacca, si una giacca...ecco guarda, prendo anche la coperta calda, mettetegliela sotto ok? E poi la sciarpa...e il cappello? Ah certo, anche il cappello sennò papà prendi freddo...ok papà?"
"Ma piantala, porco ***! E voi la smettete con queste coperte? Sono stufo!" sbotta Aldo, al limite della pazienza
"Aldo, se mi dà una mano a vestirti facciamo prima, ok?" gli dico, e velocemente assieme ai miei due colleghi completiamo la vestizione sotto l'incessante controllo di Chiara.
Con pazienza lo portiamo giù con la nostra sedia portantina e lo carichiamo in ambulanza.
"Ho freddo! Allora, le coperte??? Qua si gela, muovetevi!!" inizia a dirci molto poco garbatamente Aldo
"Aldo, abbia pazienza, le mettiamo le cinghie e poi la copriamo per bene, su! Qui dentro ci sono 24°C! Fuori ce ne sono un bel po' di meno..." gli dico e in pochi secondi gli mettiamo entrambe le coperte che abbiamo a bordo, più naturalmente la montagna di cose che la figlia Chiara ci aveva dato.
Tutti e tre ci aspettavamo che anche Chiara salisse con noi, giustamente...e invece no.
"Io vi seguo in macchina! Lui è meglio che stia sdraiato" ci dice tranquilla "State attenti, trattatelo bene!"
"Non sale con noi?" le domando interdetta
"No no, prendo la macchina così poi torniamo a casa da soli" mi risponde, eclissandosi nel buio del cortile
Io e squadra restiamo senza parole.
Arrivati in Pronto Soccorso presentiamo il caso all'infermiere di turno, che ci guarda stranito e chiede sfogliando i documenti di Aldo "Fatemi capire se ho capito: siete usciti come 118 per portare in PS alle 2 del mattino un anziano assonnato con precedenti per disidratazione, che SI PRESUME non urini dalle 18, e con una figlia automunita?"
"Esattamente" rispondiamo
Sempre più incredulo, l'infermiere esamina da capo a piedi Aldo, non riscontrando nulla che lasciasse ad intendere che l'anuria avesse cause diverse dalla mancata assunzione di liquidi.
Chiara nel frattempo entra insieme a noi, e inizia a raccontare all'infermiere tutto quanto.
Aldo è sempre più spazientito, in ospedale nemmeno ci voleva andare "Potevamo venirci in macchina la mattina" mi dice seccato "va te se ci devo venire in ambulanza, non ho niente!"
Se avesse o meno qualcosa io di certo non posso dirlo, ma arrivare a casa di un paziente e trovarsi la famiglia coi bagagli e l'auto pronta per seguirci in PS, a me, fa sempre un certo effetto.

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