Spesso la gente mi chiede "ma come fai a fare il soccorritore?"...anzi no, spesso la domanda è "ma voi dell'ambulanza come fate? Non avete paura??" ecco si, così è meglio...avevo reso un po' troppo poetica la domanda ehehehe
A volte in vero me lo domando pure io!
Ci sono situazioni che MAI e poi MAI avrei pensato di dover gestire.
Io iniziai il corso per volontari con:
1. Un forte sentimento di disgusto verso sangue, vomito, feci e urina
2. Terrore di vedere una qualsiasi scena truculenta
3. Paura mista ad una forte curiosità verso tutto ciò che più mi spaventava
4. Nessuna intenzione di mettere piede su un'ambulanza di emergenza
Bel modo di partire, né?
In realtà ebbi modo di scoprire (si, perché si trattò di una vera e propria scoperta) che ero molto più "resistente" di quanto immaginassi.
Nella mia terza uscita in emergenza (ero ancora un "tirocinante", non avevo ancora finito il corso e quindi uscivo in addestramento come quarto della squadra col solo compito di "osservare") avevo guanti e divisa sporchi del sangue di una vittima di un brutto incidente stradale.
Ricordo bene quell'uscita.
Ad un paio d'ore dalla fine del turno suonò il telefono 118; essendo il mio secondo turno, non avevo ancora raggiunto una tranquillità interiore, anzi...l'operatore 118 dice "(nome della città), incidente, rosso. Non so dire altro, fatemi sapere".
Io non ne volevo sapere di uscire, dire che mi hanno trascinato sull'ambulanza è un eufemismo.
Mentre andavamo a manetta, a sirene spiegate, mi ripetevo "Ma cazzo, possibile che faccio due turni e mi capita proprio un rosso?! A me?! Che speravo nella gradualità dell'approccio?! Cazzocazzocazzo. Ma chi me l'ha fatto fare".
La mia testa era in palla, e ogni pensiero era farcito da una serie di svariate imprecazioni, avevo persino pensato che forse non faceva per me l'emergenza, che avrei potuto fare tutto il resto dei servizi secondari, reale motivo della mia iscrizione al corso.
Poi arriviamo in posto.
Ci rendiamo conto che l'incidente era un auto vs. moto, e la moto ha avuto la peggio.
In quel momento ho avuto la sensazione che il tempo rallentasse improvvisamente.
Dalla foga di poco prima, una calma disarmante mi prese all'improvviso...tutto divenne quasi "naturale".
Potendo solo osservare, assistetti i miei colleghi intervenuti sul posto come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Non pensavo al sangue, alle urla...non pensavo a niente che non fosse attinente alla scena, l'obiettivo era fare il massimo al meglio possibile perché "se al posto del paziente ci fossi stata io, avrei voluto che le persone mi aiutassero nel migliore dei modi".
Soltanto quando l'elisoccorso si portò via il paziente realizzai la situazione: fu come riprendere coscienza dopo uno svenimento.
Mi resi conto di aver affrontato almeno due delle mie paure, e avevo vinto.
Avrei persino voluto fare di più per quella persona sulla strada, avrei voluto poter essere più d'aiuto...sapevo che dovevo aspettare fino alla certificazione, e decisi che avrei fatto il massimo per imparare il più possibile per migliorare sempre di più.
I miei colleghi mi diedero una pacca sulla spalla e uno di loro mi disse: "Bel modo di cominciare vero?".
Beh, cosa potevo dire?
Avevo capito che ero sulla buona strada.
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