giovedì 1 dicembre 2011

Certe notti la strada non conta, quello che conta è sentire che vai

Di notte cambia tutto.
Cambia la luce, e con essa cambiano le persone.
Non sembra nemmeno di fare servizio nelle stesse zone, certe notti.
Premetto che non faccio servizio in grandi città, che credo siano ancora più "folli" di quanto possa essere la mia zona.
Ci sono notti in cui, qui da noi, si riesce a dormire senza mettere piede fuori dalla sede.
Altre notti, invece, è già un miracolo riuscire ad appoggiare la testa sul cuscino almeno un paio d'ore.
Per ora ho sperimentato solo queste ultime.Normalmente faccio servizio di giorno, al mattino in particolare, e di notti ne ho fatte pochissime.
Tuttavia tanto m'è bastato per notare una colossale differenza tra quel che si vede di giorno e quel che si vede di notte.
Ricordo chiaramente la prima uscita del mio primo turno di notte; veniamo chiamati per un incidente auto-bicicletta, codice giallo.
Arriviamo sul posto e la scena è la seguente: grossa rotonda con quattro strade affluenti, una macchina parcheggiata a lato della strada coi carabinieri dietro, un signore di mezza età seduto sullo spartitraffico e accanto a lui una donna sconvolta.
Quando arriviamo, gli animi si scaldano.
Con i carabinieri stava parlando Lorenzo, sessantenne alla guida della macchina incriminata.
Seduto per terra c'era Luigi, con la moglie Luigia, che inveiva pesantemente contro "lo stronzo al volante" [Cit.].
Dopo aver placato gli animi, messo il collarino e posizionato Luigi sulla tavola spinale, vado dai Carabinieri per avvisarli delle direttive della Centrale Operativa, e verificare lo stato di Lorenzo.
"Andiamo all'Ospedale XXX" dico al Carabiniere, che mi dice con forte accento romanesco "Ricevuto, ma se questo non mi dice tutto quel che è successo da qua non ci si muove".
Guardo con aria interrogativa il signor Lorenzo, palesemente preoccupato, che improvvisamente inizia a dire incerto "io venivo dalla strada dritta, quello con la bici è entrato in rotonda, io l'ho visto...però sono passato lo stesso. Pensavo di fargli il pelo, mica di buttarlo per terra! Volevo andare via, ma dei ragazzini mi hanno fotografato e poi mi sono sentito in colpa, così alla fine son tornato indietro e ho chiamato il 118".
Sconcertati quanto me, i Carabinieri scrivendo il verbale domandarono a Lorenzo "E mi ripeta dove abita, per cortesia".
Lorenzo sillabò il nome di un piccolo paese nei dintorni; il Carabiniere chiese "e dove sta?", e Lorenzo rispose ripetendo il nome del paesello scatenando il disappunto del Carabiniere che tenne a sottolineare "Che cazzo ne so di dov'è sto paese, io so' de Roma!".
Dopo aver spiegato al Carabiniere dove si trovava il paesello in questione, Lorenzo firmò i moduli per il rifiuto di ricovero, e noi potemmo partire alla volta dell'ospedale.
Mentre portavamo Luigi in ospedale, questo mi domandò "ma è possibile che adesso muoio?".
Quasi divertita gli dissi "io non sono un medico, ma ho i miei dubbi che lei sia in pericolo di vita, ha solo preso una bottarella!", e lui "no perchè sapete, ci sono quelli che muoiono dopo incidenti banali!" e io e colleghi decidemmo di rassicurarlo dicendogli che in ospedale si sarebbero accertati che non fosse in pericolo di vita.
Lasciato Luigi in ospedale, il viaggio di rientro fu quasi rilassante...in realtà il viaggio di rientro da un'uscita in piena notte lo è sempre per me.
Abituata a vedere l'autostrada incasinata di giorno, vederla così lunga, illuminata di luci e stranamente "liscia" sotto un cielo sereno e buio è semplicemente...una figata!

‹‹Certe notti ti senti padrone
di un posto che tanto di giorno non c'è
certe notti se sei fortunato
bussi alla porta di chi è come te››
Ligabue, Certe notti


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