Da quando sono un soccorritore, ho imparato cosa vuol dire dare fiducia "alla cieca".
La fiducia non è facile da conquistare, almeno per quanto mi riguarda, e mi rendo conto che a volte può essere decisamente difficile fidarsi.
La prima volta che ho fatto il caposquadra, ad esempio, ero abbastanza spiazzata: la fortuna di essere in 4 era bilanciata dalla mia diffidenza nei confronti di due dei miei colleghi, coi quali non ero mai stata in uscita.
E giustamente quando uno vorrebbe starsene bello comodo in sede, il telefono inizia a suonare all'impazzata...quella volta non abbiamo messo piede giù dall'ambulanza per tutta la mattina, ovviamente.
Quel giorno fu come avere gli occhi bendati, dovevo fidarmi della squadra, anche se non è stato per niente facile.
Se non ci si fida l'uno dell'altro, anche l'intervento più banale può diventare motivo di diverbi o discussioni.
Non credo che tutti riflettano su questo aspetto: quando si è in uscita bisogna essere una squadra, cioè bisogna gestire la situazione insieme.
Non c'è spazio per protagonismi e individualismo, queste cose sarebbe cosa buona e giusta accantonarle perché non portano nulla di buono, fidatevi.
Dal mio ingresso in associazione, ho avuto modo di fare parecchi servizi con molte persone diverse...ognuna col suo metodo.
Io in primis ho un modus operandi particolare, ma essendo "mio" non avevo subito compreso di averlo, pensavo fosse "normale".
E' assolutamente meraviglioso e meravigliante rendersi conto del livello di "sincronia" che si può raggiungere con alcune persone, io in prima persona ero senza parole quando mi sono resa conto del "potere della fiducia".
Si è formato un forte legame tra me e quel gruppo ristretto di colleghi/e con i quali quando sono fuori mi sembra di agire come fossimo una persona sola.
La fiducia reciproca ce la siamo guadagnata, e benchè io non abbia ormai alcun problema a fare turni con chiunque, con loro è tutto diverso.
Mi fido di loro come mi fido di me, come se i loro occhi fossero i miei, e abbiamo affrontato parecchie situazioni critiche con il massimo della lucidità e della coordinazione.
Quando lavoro con altri colleghi, pur non avendo avuto grossi problemi, mi rendo conto della diversità di affiatamento, manca quel qualcosa in più...la squadra funziona, ma non c'è lo stesso affiatamento che ho con la mia.
E'ovvio poi che con alcuni ci si intende meglio di altri, ed è tutta un'altra storia quando in uscita con un solo sguardo ci si capisce al volo.
Ricordo che una delle mie prime lezioni del corso di aspiranti volontari fu a proposito dei ruoli di una squadra e del fatto che, se saremmo stati fortunati, avremmo trovato quel ristretto gruppo di persone con cui non si ha bisogno di stabilire niente a priori, come se avessimo fatto servizio da sempre insieme.
Ero decisamente scettica a riguardo, devo ammetterlo; pensavo fosse una di quelle cazzate che si raccontano ai corsisti, ma per fortuna mi sono dovuta ricredere.
La fiducia non è certo facile di guadagnare, ma quando c'è si sente, non c'è dubbio.
La lezione sulla fiducia mi è servita...non l'ho assimilata tanto facilmente, devo ammetterlo, però partire in positivo dando fiducia a qualcuno, almeno per ora, è stata la scelta migliore.
1 commento:
Proprio vero: la fiducia l'uno dell'altro ed il capire cosa vuol fare il tuo collega ed anticiparlo senza bisogno di tante parole fa di una squadra un ingranaggio perfetto,con il primo beneficiario che è proprio il paziente.
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