A noi soccorritori piace sdrammatizzare molto quando si parla di uscite...un umorismo un po' nero a volte, devo ammetterlo, ma a noi piace così.
Giusto stamattina avrei dovuto sostituire una collega dalle 7 alle 9, e la squadra al mio arrivo in sede ironizzava sulla mia sicura permanenza prolungata.
Beh...avevano ragione.
Alle 9.05 veniamo chiamati per un anziano caduto in camera da letto, in verde.
Esco rassegnata al fatto che non concluderò di certo il turno tanto presto.
Arrivati in posto, ci troviamo a salire due rampe di scale in pietra, lucide e scivolose, che ci portano direttamente nella casa del signor Matteo.
Moglie, figlia e nipote appena ci vedono scuotono la testa e ci dicono "Ma no! Siete solo due donne con un solo uomo!".
Io e la mia collega ci guardiamo interrogativamente, e mentre entriamo in casa un sospetto ci assale.
Sospetto fondato, quando appena entrati in camera da letto troviamo il signor Matteo, evidentemente sovrappeso, seduto a terra tra il muro e il letto.
La figlia insistendo ci dice "In due ragazze? No dai, non ce la fate mica!"
"Signora non si preoccupi, non è la prima volta e non è nemmeno dei più pesanti che abbiamo trasportato!" le faccio presente, cercando di tranquillizzarla.
"Si ma dai, siete due ragazze" insiste lei, guardandoci quasi divertita.
"Signora" le ripeto mentre tiro fuori saturimetro, fonendo&sfigmo dallo zaino "Ce la caveremo benissimo".
La signora decisamente poco convinta, continua a guardarci come se da un momento all'altro si aspettasse una nostra "resa".
Matteo effettivamente è pesante, e vedere le facce delle signore mentre io e collega sorreggevamo tutto il suo peso morto beh è stata una piccola soddisfazione, concedetemelo.
Con sacrosanta pazienza, in un secondo momento tutti e tre insieme spostiamo Matteo da terra al letto, e successivamente dal letto alla sedia cardiopatica.
"Non pensavo riusciste a spostarlo! Siete allenati, nè?" ci dice sorridendo la figlia di Matteo.
Noi, ve lo garantisco, ridevamo molto meno.
Tuttavia con un bel sorrisetto compiaciuto facciamo cenno di sì e iniziamo interiormente a sgranare un intero rosario non appena ci rendiamo conto di quanti gradini ci separano dal piano terra.
Con non poco sforzo, ma sempre sorridenti (e che stile!) arriviamo fino in fondo alle scale, mettiamo Matteo sulla barella e ci accingiamo a caricarlo.
Peccato che Matteo, poco convinto della stabilità della barella, decide di aggrapparsi all'armadietto delle bombole, impedendoci di spingere su la lettiga.
Restano i miei due colleghi a spingere la barella, e io con il carrello in mano che invito Matteo a sganciarsi perchè in quel modo non saremmo andati da nessuna parte.
Per fortuna Matteo mi dà retta, con buona pace dei miei colleghi, così carichiamo e partiamo alla volta dell'ospedale meno accessibile, in termini di tempo e strada, della zona...!
Durante il viaggio, Matteo se la ride di gusto (io e squadra un po' meno!) mentre noi cerchiamo di distrarlo un po'.
Arrivati in ospedale, si ripete al contrario la scena del carimento; Matteo si aggrappa allo zaino posizionato a lato della barella, impedendoci di sbarellare.
Anche qui, con pazienza lo convinciamo che la barella è sicura e che noi non lo lasceremo cadere, e riusciamo a portarlo in questo modo dentro al Pronto Soccorso.
Una volta usciti, un po' acciaccati, riusciamo a ridercela anche noi, ironizzando sul fatto che spesso noi soccorritori ci troviamo a far palestra anche senza volerlo...capita e basta.
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