giovedì 22 dicembre 2011

Nel dubbio...vi dò un rosso.

In alcune occasioni l'assegnazione dei codici è del tutto inadeguata, e sappiamo bene tutti quanti che dipende in buona parte da come viene fatta la chiamata al 118 e da come l'operatore della Centrale recepisce le informazioni; in altre occasioni, invece, non si può parlare di "inadeguatezza" in quanto la situazione è talmente delicata che si preferisce andare di corsa per niente, piuttosto che arrivare impreparati.
Di cosa sto parlando? Beh, credo che i colleghi abbiamo già intuito quale sia la circostanza per cui si corre anche più di quanto già non si faccia normalmente.
I bambini.
Solitamente, soprattutto nei bambini molto piccoli, i problemi più frequenti sono l'ostruzione delle vie aeree, convulsioni febbrili e apnee.
Per tutte queste eventualità, nel dubbio, la C.O. ci fa uscire in codice rosso.
Purtroppo casi del genere mi sono capitati spesso, e solo in un caso abbiamo lasciato il Pronto Soccorso senza vedere il piccolo riprendersi (per fortuna, informandoci, scoprimmo che si riprese solo giorni dopo...).
I bambini hanno una capacità di riprendersi straordinaria, è vero, ma il modus operandi del soccorritore è completamente differente rispetto ad un'uscita su un adulto.
L'ultimo codice rosso di cui sopra l'ho fatto domenica notte, e voglio raccontarlo perchè è stato "diverso" dagli altri.
Sono le 23.15 quando suona il telefono; la Centrale ci manda in codice rosso su un bambino di 3 mesi che non respira.
Facciamo uno scatto dalla sede al garage che se l'avessi visto in moviola, non mi sarei riconosciuta.
Velocissimamente ci catapultiamo sul mezzo, lanciandoci letteralmente per le strade della provincia.
Dico al mio terzo di prepararsi a portare giù mezza ambulanza, sappiamo che ci avrebbe raggiunto anche l'Automedica, ma fino a quel momento saremmo stati soli, come sempre.
Arriviamo in posto, scendiamo e ci troviamo davanti ad una villetta.
Fuori ad aspettarci c'è una donna, giovane e parecchio agitata, che ci invita ad entrare di corsa.
Una volta entrati sentiamo le urla del bambino, che vediamo piangente in braccio al padre, sconvolto.
Penso di poter parlare anche per i miei colleghi quando dico che ci siamo sentiti profondamente sollevati nel sentirlo piangere.
Mi sincero personalmente delle condizioni del piccolo, successivamente lo affido ai miei due colleghi, poi avviso la C.O. che il bambino era sveglio e stava riprendendo colore.
Avvisata la Centrale, mi sposto con la madre e i nonni in un'altra stanza, mentre i miei colleghi restano a monitorare il bimbo insieme al padre.
Faccio sedere la madre, tremante e in lacrime, che mi racconta cosa era accaduto poco prima del nostro arrivo: Daniele si sveglia, così il papà lo solleva dalla culla e lo prende in braccio.
All'improvvisio Daniele diventa bianco e pochi secondi dopo perde i sensi, abbandonandosi tra le braccia del padre, che stendendolo sul divano si accorge che il bambino non respirava più.
A quel punto la madre, che aveva assistito alla scena, chiama il 118 e i nonni.
Non penso di poter anche solo immaginare cosa possa aver provato in quel momento il papà di Daniele, e nonostante questo ha avuto la lucidità di stendere il piccolo in piano e fargli due insufflazioni.
Alla seconda insufflazione Daniele si riprende, come se gli avessero tolto la testa dall'acqua, e pochi secondi dopo arriviamo noi.
Mentre ascolto, ho un paio di secondi di "stand by" dove non riesco a fare a meno di pensare a quanto coraggio deve aver avuto il papà del piccolo Daniele quando, vedendo il suo bambino inerte, con lucidità ha eseguito le manovre.
Non è da tutti, cazzo.
Poco dopo arrivano medico e infermiere, che avevo comunque avvisato tramite C.O. riguardo alle condizioni stabili del bimbo, e i genitori decidono di portare il piccolo in ospedale per un controllo in ambulanza.
Prima di uscire di casa, il nonno con in braccio il piccolo Daniele, rivolgendosi al bimbo sorridente, dice "Li vedi questi ragazzi qui? Chissà cosa avremmo fatto senza di loro!"
Io sorridendo mi sono permessa di rispondere "Beh, noi questa volta non abbiamo fatto nulla...Daniele aveva un ottimo soccorritore in casa!".
Il nonno sorrideva come il piccolo Daniele, e nel mentre arriva il papà che ci ringrazia ancora per la tempestività dell'intervento, poi guardando il bambino con un velo di commozione ci dice "Vedete? Lui sorride sempre! E prima...non sorrideva, non parlava, non faceva niente..."
"Per fortuna che il suo papà era lì con lui, Lei è stato davvero bravissimo!" gli dice il mio collega.

Quella sera, mentre osservavo il papà che guardava il suo bambino con occhi lucidi, ho pensato a quanto debba essere stato difficile essere un angelo custode.

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