martedì 29 maggio 2012

Terremoto

La terra trema, e la sensazione di impotenza che si prova è devastante (o quanto meno, lo è per me).
La forza e violenza della Natura ricordano all'uomo quanto è piccolo e debole di fronte a tutto questo.
Nel mio piccolo, vorrei condividere un'immagine presa dal sito della Protezione Civile con qualche consiglio.



martedì 22 maggio 2012

Capoequi...COSA?

Il mio primo giorno da capoequipaggio è stato tragicomico.
Tragico per me, comico per gli altri.
Era l'1 maggio mattina di qualche anno fa, arrivai in sede convinta di essere segnata come terzo, e quando sulla tabella della turnazione vidi il mio cognome sotto la colonnina "capoequipaggio", rimasi spiazzata.
Io caposquadra? Ma perché? Sono in squadra con gente più esperta, siamo in quattro, perchéccavolo devo farlo io, mi son chiesta in un primo momento; la cosa mi innervosiva, non mi sentivo "pronta", tanto più che l'unico altro membro della squadra che conoscevo era l'autista, con cui facevo i turni ogni settimana...gli altri due, mai visti prima.
"Dai su fanciulla, è ora di fare il passo in più!" mi ha canzonato il mio collega, divertito dal mio scetticismo.
Io speravo che il telefono non suonasse, in fondo "cos'avrà mai da fare la gente la mattina del 1° di maggio?" mi sono chiesta 30 secondi prima che il suono malefico interrompesse il mio flusso di pensieri.
Il turno iniziava alle 8 del mattino e si sarebbe concluso solo alle 14.
Bene.
Noi siamo usciti verso le 8.10 e non siamo più rientrati fino alle 14.30.
4 uscite, belle impegnative, 4 codici gialli in uscita, 3 dei quali ricoverati sempre in giallo.
C'era tutto quello che potevo vedere in mesi di turni: vomito di varia natura, dispnee, scompensi vari e traumi.
In rientro venivamo sempre deviati da qualche altra parte, a spasso per la provincia.
Non è stato per niente facile, considerato che non mi coordinavo molto bene con la squadra, e qualche piccolo screzio ha reso quel turno decisamente più pesante del previsto.
Per fortuna il mio collega, l'autista con cui turnavo di norma, è stato pazientemente attento ad aiutarmi a gestire la situazione.
Ero stata via dei mesi all'estero per studiare, ero rientrata da pochi mesi, e ritrovarmi a fare un turno del genere di punto in bianco mi aveva spiazzata.
Ero cotta, e anche il mio aspetto lo dimostrava.
In particolare, un episodio mi è rimasto impresso di quella mattina, e credo che non abbia "colpito" solo me.
Avevamo appena sbarellato l'ultimo paziente in un reparto dell'ospedale accessibile tramite ascensore, speravo fosse davvero l'ultimo intervento della mattina, e pensando a cosa avrei mangiato una volta approdata in sede, sono salita sull'ascensore insieme alla mia squadra e a due dottoresse per tornare al piano terra.
Avevo notato gli sguardi divertiti delle due, ma non ci avevo prestato molta attenzione finché una mi si avvicina e fa un lieve colpo di tosse guardando per terra.
Il mio sguardo interrogativo credo che l'abbia convinta a dirmi sottovoce "ehm...la cerniera!"
Come in quei film dove fanno la moviola dei momenti imbarazzanti, ho chinato la testa quanto bastava a notare che avevo la patta dei pantaloni aperta.
Che problema c'era, vi chiederete?
Beh, la mia divisa era blu, datata quanto bastava a rendere le cerniere pari a delle fettucce di velcro e io quella mattina, per pura sfiga, avevo deciso di indossare delle mutandine bianche.
Non avevo mai messo biancheria chiara sotto la divisa, proprio per evitare queste figure, e l'unico giorno che l'ho fatto ecco com'è andata a finire.
Sarò andata in giro con la patta slacciata da almeno le 11, ultima volta in cui ero riuscita a mettere piede alla toilette del Pronto Soccorso, dalla quale ero uscita di corsa perché ci stavano già chiamando alla radio.
Sono scoppiata a ridere, un po' per dissimulare l'imbarazzo, un po' perché alla fine non riuscivo a non pensare che ero andata davvero in giro con la patta slacciata per mezza mattinata.
Ci mancava solo questa a rendere la mia mattinata "perfetta", pensai mentre moltomoltomolto poco finemente mi sistemavo la divisa nel minor tempo possibile...della serie "se devo condividere le mie figuracce, facciamolo con meno gente possibile, prima che si spalanchino le porte dell'ascensore!".
Inutile dire che i miei 3 colleghi non avevano ancora smesso di ridere e sfottermi quando, eroicamente, all'alba delle 14.30, rimettemmo piede in sede, vero?
Sono passati alcuni anni da quella mattina, ma vi garantisco che se ci ripenso rido ancora...

mercoledì 16 maggio 2012

Cliché

Quando la gente scopre che sono un soccorritore, inevitabilmente inizia a farmi una serie di domande improbabili, che spesso mi fanno dubitare del fatto che abbiano davvero capito chi sono e che non mi abbiano scambiata per una ginecologa/presentatore tv/sessuologa/regista di film splatter/urologa/tassista.
Quando la domanda inizia con "ma tu che vai in Croce Rossa..." o in alternativa "ma tu che vai SULLA (wtf??) Croce Rossa...", capisco al volo dove stanno andando a parare.
Le migliori domande che mi sono state poste ultimamente, e guarda caso iniziavano tutte come sopra, sono state:
1. Ma tu che vai in Croce Rossa...sai dirmi se è vero che il punto G esiste?
2. Ma tu che vai sulla Croce Rossa...ti sei accorta che i semafori diventano verdi quando passate voi? (Ebbene si, c'è qualcuno che ne è persuaso...)
3. Ma tu che vai in Croce Rossa...chissà quanta gente sventrata o tagliata a pezzi vedi! Fanno paura?
4. Ma tu che vai in Croce Rossa...sai dirmi se il pene è un osso o un muscolo? Sennò che cos'è, scusa?
5. Ma tu che sei sulla Croce Rossa...lo sai che quando passate mi tocco perché sennò mi portate una sfiga da paura?
6. Ma tu che vai in Croce Rossa...saprai sicuramente se uno può sopravvivere anche se è tagliato a metà, giusto? Se sono tagliati a metà li rianimate comunque, no?
7. Ma tu che sei sulla Croce Rossa...se uno vi paga, potete dargli uno strappo?
8. Ma tu che vai in Croce Rossa...hai mai tenuto in mano un pezzo di cervello?
9. Ma tu che vai in Croce Rossa...hai mai portato via due incastrati mentre si "davano da fare"?
10. Ma tu che vai in Croce Rossa...perchéccazzo quando vi chiedono un antidolorifico non glielo date? Siete un po' sadici, vero?!


Potrei andare avanti ancora, ma queste sono state le chicche degli ultimi mesi, la top 10 del momento è questa, e con queste due righe "easy" do inizio ad un nuovo segnalibro del blog, che giust'appunto chiamerò "Cliché", un piccolo angolino per farsi due risate ogni tanto!
A dispetto di quel che crede la gente, piace ridere anche a noi ogni tanto! ;-)

domenica 13 maggio 2012

Codice 4

E' la 1.20 di notte, una notte apparentemente tranquilla, quando suona il telefono 118.
"Giallo, in autostrada direzione nord nei pressi di XXX".
"Ma per cosa stiamo uscendo?" domando al caposquadra che ha preso la chiamata
"Boh, è un giallo in autostrada...sarà il solito che ha preso uno sbronza e mo starà sboccando l'anima sul bordo della strada!" mi dice mentre ci vestiamo e corriamo giù.
Eravamo tutti e tre ancora un po' assonnati, eravamo appena riusciti a prender sonno quando il telefono ci ha svegliati e convinti che fosse l'ennesima uscita "guasta-sonno" ci siamo avviati al target discutendo sul fatto che una volta tornati indietro avremmo messo una coperta in più perché tutti e tre avevamo freddo, e ridendo pensando che ci saremmo litigati quelle più calde.
Arriviamo dopo alcuni minuti, a causa della manutenzione delle strade del circondario che ci obbliga a fare un giro dell'oca improponibile, ma la scena che ci si presenta davanti è del tutto inaspettata e smorza i nostri animi.
Ci mettiamo due secondi a realizzare che ci troviamo davanti ad un'auto completamente distrutta, i cui pezzi erano sparsi per 200mt di strada, non aveva più un solo finestrino, tutti gli airbag erano scoppiati.
Inizio ad avere il presentimento che zaino e collarini non ci serviranno.
Scendiamo di corsa e una volta giù dall'ambulanza ci rendiamo realmente conto di cosa abbiamo davanti.
Per fortuna siamo in una piazzola, c'è una macchina integra con una ragazza dentro che piange, le Forze dell'Ordine e un uomo fermatosi per aspettare i soccorsi ci viene incontro dicendo pacatamente: "E' morto, non c'è niente da fare!"
Io e i miei colleghi, all'unisono, gli rispondiamo "Ma stai scherzando?! Siamo usciti per un GIALLO!".
Schizziamo verso la macchina, e cerchiamo di spostare gli airbag che impedivano la visuale per vedere se chiunque fosse dentro quella macchina, fosse ancora il nostro codice giallo.
Riusciamo ad avere una completa visuale mentre sentiamo Vigili del Fuoco e automedica arrivare in posto, e restiamo senza parole per qualche secondo, immobili davanti a quello che non avevamo nemmeno considerato.
"Via allontanatevi!" sentiamo che ci gridano i Vigili del Fuoco, facendosi spazio e guardando la scena
"Ok, tiriamolo fuori!" si aggiungono medico ed infermiere "vediamo cosa possiamo fare!"
"Ragazzi, portateci la spinale, vediamo se riusciamo a tirarlo fuori con quella dopo aver aperto la macchina!" ci dicono medico e caposquadra dei Vigili del Fuoco.
Noi andiamo a prendere tutto ciò che ci serviva, e intanto i Vigili del Fuoco iniziano a tagliare le lamiere.
"Vai a vedere come sta la ragazza nell'auto e fatti dire che diavolo è successo!" mi dice il mio caposquadra
Vado così dalla ragazza, che sta parlando con la polizia "Ciao, sono un soccorritore dell'ambulanza...come ti senti?"
"Io...l'ho visto! Ho visto tutto! Ma sto bene, io non mi sono fatta niente, però che paura..." mi dice con occhi lucidi e le mani tremanti
"Senti, io vorrei darti comunque un'occhiata se non ti spiace, per vedere se è tutto ok" le dico
"No no non se ne parla, lasciatemi stare! Io sto bene, finisco qui con la Polizia poi voglio andare a casa mia...quello lì stava sorpassando a fuoco, ha sorpassato anche me, ma poi ha urtato il guard rail e la macchina ha iniziato a capottarsi per più di 200mt!" mi dice lei "Io ho accostato subito e abbiamo chiamato!"
"Capisco, e non c'è stato nessun altro coinvolto?"
"No, solo quella macchina...nessun'altro, poi quanti fossero in macchina non lo so onestamente!" mi dice, e si congeda tornando dalla Polizia
Vado così dal mio caposquadra, riferisco quanto scoperto.
"Tiriamolo fuori, forza!" ci gridano i Vigili del Fuoco e il medico, e con non poca fatica e con l'ausilio della spinale avvolta dalla metallina tiriamo fuori il corpo.
Si perché era già evidente poco prima che ormai era solo un corpo senza vita.
Il medico e l'infermiere fanno l'ECG, ma anche loro avevano constatato che era soltanto un pro forma.
"Rientriamo in codice 4" sento dire al medico al telefono con la Centrale Operativa "La macchina è completamente distrutta, non c'è niente da fare qui"
"Copritelo, evitiamo di dare spettacolo" mi dice l'infermiere, e con una metallina lo copro.
Nel cuore della notte quel tratto di strada è illuminato dai lampeggianti di ambulanza, VVf, Polizia, automedica e dai mezzi della manutenzione dell'autostrada, i cui due operatori intervenuti non riescono a staccare gli occhi da quel corpo, probabilmente senza rendersi conto delle espressioni di sgomento che dipingono i loro volti.
Il traffico torna a fluire lentamente, la gente cerca di vedere cosa nasconde tutto quel trambusto, e una ventata di aria fredda sposta parte della metallina che copre quel corpo ormai esanime, abbandonato sulla piazzola mentre tutti erano alle prese coi documenti.
Torno indietro verso il corpo, rimbocco la metallina sotto la spinale per evitare che lasciasse intravedere la morte che celava, e non so perché in quel momento mi è venuto spontaneo sussurrare un "Mi dispiace tanto".
I morti non sentono, e lo so bene, però mi dispiaceva non aver potuto fare davvero niente, se non assistere come spettatore.
Sono rimasta lì accanto al corpo, non me la sentivo di lasciarlo solo alla mercé dei telefonini della gente che passava di lì tentando di catturare pezzi di quell'evento.
"Dobbiamo fare dei rilievi" ci dicono i VVf facendomi segno di spostarmi, così torno dalla mia squadra, che stava aspettando di sapere cosa avremmo dovuto fare.
"Guarda, ci sono i suoi effetti personali sparsi per tutta l'autostrada" mi dice la mia collega e guardiamo per terra trovando pezzi della vita della vittima...ci sono lettere, ticket di parcheggi probabilmente del lavoro, occhiali, documenti...abbiamo sbirciato nella sua vita, completamente sparsa sulla carreggiata.
"Ragazzi, se volete prendere i dati abbiamo trovato il portafoglio" ci dice un poliziotto e così ci avviamo con tutte le scartoffie da riempire.
Al momento di aprire la sua carta di identità, io e colleghi restiamo muti: Edoardo era giovanissimo, aveva la mia stessa età.
Le condizioni del suo corpo non ci avevano fatto sospettare nemmeno quanto fosse giovane.
Prendiamo i dati in silenzio, e sempre silenziosamente, su ordine della Polizia e del medico, riprendiamo la nostra spinale, lasciando il corpo di Edoardo sull'asfalto, avvolto in due metalline, e all'alba delle 3 del mattino rimettiamo piede in sede.
Compiliamo le nostre bolle, e poi ci guardiamo in faccia tutti e tre per qualche secondo.
"Che tristezza mi ha lasciato...aveva la mia età, e per fortuna che doveva essere un codice giallo!" dico sistemando i documenti
"Non pensavo che avremmo sbarrato la casellina del Codice Nero proprio stanotte, era così giovane..." dice il mio caposquadra
"Eh già, purtroppo non abbiamo potuto fare niente, non me l'aspettavo..." ci dice il nostro autista "sarà dura prender sonno..."
"Mi sono rimasti impressi i suoi occhi, io una persona così non l'avevo mai vista..." puntualizza il mio caposquadra "Nemmeno io...tutti i morti che ho visto fino ad ora erano come rilassati...sembrava dormissero...Edoardo invece...sembrava terrorizzato" dico ripensando alla scena alla quale avevamo assistito poco prima.
Edoardo era in macchina, ancora con la cintura, il viso rigato di sangue, gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata, piena di sangue e di denti rotti, sembrava l'espressione di una persona terrorizzata.
Quasi certamente non si sarà nemmeno reso conto di quello che gli stava per succedere, anche se ci siamo chiesti tutti cosa avrà pensato negli ultimi secondi di vita, sempre che abbia pensato qualcosa.
Quando l'abbiamo tirato fuori ci siamo resi conto che aveva il collo spezzato, la materia cerebrale gli era colata dal naso sul viso, insieme al sangue proveniente dalle ferite al cranio, quasi sfondato dietro, che aveva provocato quell'espressione di terrore.
Dalle spalle ai piedi non aveva né un taglio né una frattura, ma le condizioni del suo viso mascheravano bene la sua età e il suo vero aspetto.
Andiamo a letto tristi, pur sapendo che non avremmo potuto fare nulla di più; la tristezza per la nostra impotenza ci ha disturbato il sonno.
Ero convinta che non avrei mai dimenticato quell'espressione di terrore sul viso di Edoardo, ma al momento di alzarmi dal letto quell'immagine di poche ore prima era già sfocata nella mia memoria.
Sapevo dire cosa avevo visto, in che condizioni era, ricordo tutt'ora il suo vero nome e cognome e persino la sua data di nascita, ma nella mia mente l'istantanea del suo volto distrutto non c'era quasi più.
Pochi giorni dopo, leggendo alcuni articoli che parlavano del fatto, ho notato la foto allegata che ritraeva Edoardo come noi non l'avevamo nemmeno potuto immaginare.
Ho deciso che l'avrei ricordato così.

mercoledì 2 maggio 2012

Soccorso alternativo

Oggi voglio condividere con voi un'esperienza un po' "inusuale", dove mi sono trovata a mettere in atto delle manovre imparate durante il corso che hanno contribuito a permettermi di salvare la vita a qualcuno di molto importante per me.
Se pensate che sto vaneggiando, beh...quello che racconto è vero, che poi sia strano è un altro paio di maniche!
Quando dico che le competenze acquisite come soccorritore sono molteplici e possono essere utili in frangenti inaspettati, non scherzo, e questo che sto per raccontarvi ne è la prova.
E' una serata come tante altre, sono in cucina a cercare qualcosa da sgranocchiare prima di vedere un film quando sento mia madre iniziare ad urlare: "Noooo! Lascia! Sputalo!"
Corro in salotto, dove trovo mia madre che con fatica e insuccesso cerca di far sputare al mio cagnolino di 14 anni un ovetto di cioccolato di quelli piccoli, che si stava mangiando ancora incartato.
Poco prima ne avevo lanciati due a mia sorella, e uno evidentemente era finito per terra finendo per essere scovato dal mio piccoletto.
Essendo il cioccolato dannoso per i cani, ed essendo mia madre una persona altamente ansiosa convinta che quei pochi grammi avrebbero ucciso il piccolo, la situazione sfugge di mano.
Mia madre si agita e con lei anche il mio cagnolino, che nella confusione generale finisce con lo strozzarsi col cioccolatino.
Cade a terra come un tronco, rigido, rantola, non riesce a tossire e si contrae tutto.
Mia madre inizia ad urlare "Fai qualcosa! Fai qualcosa! Così muore!" mi dice quasi piangendo, e cerca di levargli il cioccolato con le dita cacciandogliele in gola e peggiorando così la situazione.
Ho 5 secondi di panico.
Non mi sono mai sentita così davanti ad un paziente in situazioni anche peggiori, eppure sono stati 5 secondi davvero tremendi proprio perché non avevo idea di cosa fare.
Stava soffocando per un cavolo di pezzo di cioccolato, e io ero lì a guardare.
Non so cosa mi sia passato per la testa, ma ho pensato: 5kg di cane saranno paragonabili a 5 kg di bimbo, no? E come un'automa l'ho preso e gli ho praticato le manovre di disostruzione pediatrica con una freddezza che ha sorpreso anche me.
In pochi secondi riprende a tossire e a respirare, e io pure.
E' spaventato, si accuccia tremante, ma respira e poco dopo è già in giro che cammina normalmente e cerca la ciotolina con l'acqua.

Mai avrei pensato di usare in questo modo manovre che ho imparato per ben altro utilizzo, tuttavia se non le avessi sapute, mi domando che cosa avrei fatto!
Adoro i miei cani, e vederne uno soffrire così e rischiare di morire per una stupidaggine è stato tremendo.
Comprendo che il "tipo" di paziente di cui parlo sia decisamente diverso da quelli su cui di solito intervengo come soccorritore...ma quando si è soccorritori, non si fanno differenze, giusto?