giovedì 20 marzo 2014

Ora di cena

"Che pizza prendi?"
Scorro l'elenco, ma alla fine opto per una margherita, benché la tentazione di una zola&mele sia tanta, ricordando i miei disgustosi precedenti, scelgo saggiamente di optare per qualcosa di leggero.
"Pizzaaaaaaaa" sento dire alla mia collega, più affamata di me, che accoglie il fattorino in sede.
Finito il controllo, la pizza calda (risultato della mancanza di voglia di cucinare!) era quasi un miraggio, e non appena la mettiamo in tavola, ci avventiamo senza ritegno.
Siamo alle ultime fette quando, indovina? Suona.
"Giallo, dolore addominale. Nelle note c'è scritto che il paziente è HIV positivo..." leggo il foglio, e ci lanciamo verso il mezzo con in mano l'ultima fettina di pizza che mandiamo giù prima di scendere le scale.
Arriviamo in poco a casa di Samuele, 30 anni, che troviamo in posizione fetale sul divano, attorniato dalla famiglia che ci fa entrare nell'appartamento.
"Sto malissimo! E' iniziato poco dopo aver mangiato" ci dice
"Cos'hai mangiato Samuele?"
"Penne panna e speck, una bella padella... avevo fame...ah, e ho bevuto un bel vino fresco" ci dice "Non sono mai stato così male!"
"Quanto fresco era il vino?"
"Da frigo" ci dice contorcendosi "Oddio mi viene da vomitare!"
E questa me l'aspettavo.
Al volo lo tiriamo su appena in tempo per farlo rimettere in un sacchetto.
Per fortuna eravamo in quattro, i due con "lo stomaco più forte" si sono lanciati a tenere il sacchetto e la testa di Samuele, mentre io e l'altra collega passavamo scottex e preparavamo un altro sacchetto.
"Ne ha mangiata di pasta... va, si vedono ancora i pezzi!" mi dice sottovoce la mia collega, mentre io sentivo la pizza in gola per il tremendo odore.
A quel punto tiro fuori dal taschino una mascherina di carta e ci metto sopra l'olio all'eucalipto, con il quale con tranquillità tampono il naso anche ai miei colleghi.
Il mio stomaco smette di fare le piroette, ma mi accorgo degli sguardi dei parenti e intuisco il loro pensiero.
"Perdonatemi, ma ho appena mangiato..." dico optando per la sincera ammissione della mia inopportuna mancanza di tatto e vedo che mi sorridono rilassandosi "Ah ok...no sai, avevamo pensato... si insomma..." mi dicono imbarazzati
"Non si preoccupi, mea culpa, non avevo in tasca altro"
"No ma fai bene, noi siamo tutti vicini alla finestra aperta!!" mi dice un familiare "Ehehe è ora di cena per tutti!"
Rilassata anche io per aver chiarito il gesto, una volta che Samuele smette di vomitare tutto quanto ci dice "Ora mi sento molto meglio...però magari in PS ci vado lo stesso, eh?"
"Sta a te decidere cosa preferisci fare" gli diciamo rassettando e Samuele decide di venire.
La stessa scena si ripete in ambulanza, durante il tragitto tutto curve e salite per arrivare all'ospedale più vicino.
"Mi dispiace ragazzi!" ci dice desolato "Mi sento debole...però non ho più nausea"
"Tranquillo Samuele, siamo quasi arrivati" lo rassicuriamo "Se dovessi sentirti male ancora, diccelo ok?"
"Ok..."
E poco dopo arriviamo in PS.
"Grazie ragazzi, gentilissimi!" ci dice
Sorridiamo e lo salutiamo, tornando verso il mezzo.
"La mascherina ahahahahah" inizia a ridere la mia collega mentre passiamo ogni angolo del mezzo a porte spalancate col disinfettante.
"Hey, ognuno ha i suoi modi per sopravvivere! Anche se sta volta avrei potuto usare un fazzoletto eh...va beh, mi  sono spiegata però e hanno capito"
"Si in effetti... per fortuna che avevi l'eucalipto! Mamma mia che fatica...sempre dopo mangiato"
"Pensa se avessi preso la zola&mele...." dico salendo sul mezzo
"Ti vogliamo bene eh... ma penso che ti avremmo lasciata a piedi! Ahahahah"
Affetto dei colleghi, che bella cosa.