giovedì 26 luglio 2012

Il soccorritore visto da...


Ho trovato questa immagine (cliccateci sopra per vederla più grande, ne vale la pena) su una pagina di Facebook e ho colto la palla al balzo per condividerla con voi e farvi fare due risate!


Mi piaceva questa vignetta perché quando l'ho vista non ho potuto fare a meno di farmi una bella risata, pur ritrovando in queste immagini un'ironia veritiera.
Spero faccia sorridere anche voi ; )

martedì 17 luglio 2012

61

Il 10 novembre 2011 ho iniziato a scrivere sul blog.
In realtà però, non ve l'ho raccontata giusta.
Il blog, questo blog, ha le sue radici sull'ormai defunta piattaforma di Splinder; più precisamente ad agosto 2011 avevo avuto l'idea di iniziare a scrivere...sapete, la noia, il caldo e la voglia di rimettermi a buttar giù due righe da condividere con qualcuno mi aveva spinta a provare.
Poi tra vacanze, impegni e sparizione di Splinder, per non buttar via tutto, ho deciso di ricominciare qui con qualche mese di ritardo.

Questo è ufficialmente il 61° post del blog, e voglio "usarlo" per tirare un po' le somme di questa esperienza che è praticamente ancora agli albori.
Ho voluto iniziare a scrivere del mondo del soccorso perché nessuno ne parla molto; o meglio, sarebbe più corretto dire che parlo del mondo dei soccorritori, quelle figure che in linea di massima la gente ancora non ha ben capito dove collocare.
Ci sono bellissimi blog e libri di medici e infermieri che raccontano incredibili esperienze di vita legate al proprio lavoro (e che, per inciso, adoro leggere!), ma per quanto riguarda la categoria "soccorritore" di racconti non ce ne sono molti.
Ci sono forum, manuali, articoli di giornali più o meno veritieri, qualche racconto qua e là, qualche pagina sui social network e basta.
Per questo ho pensato che raccontare anche il mio punto di vista da soccorritore potesse in qualche modo essere un esperimento nuovo, mantenendo una certa costanza e (spero) anche un linguaggio semplice e accessibile anche a chi su questo blog ci finisce per puro caso.

Devo ammetterlo, mi ritengo davvero soddisfatta.
Mi piace raccontarvi le mie esperienze, serve anche a me rivederle scritte, anche se qualche volta metterle per iscritto non è facile.
L'esperienza su Twitter, allo stesso modo, è più utile di quanto mi aspettassi; ed è proprio vero che le informazioni girano velocissime.

Insomma, il bilancio, fino a questo punto, è indubbiamente positivo e sono sicura andrà avanti ad esserlo...almeno, così la vedo io :-P


sabato 14 luglio 2012

A me non può succedere

Mia madre ha problemi a guidare di sera perché molto sensibile alle luci forti come quelle dei fari nel buio, motivo per il quale di norma quando cala il sole non voglio che si metta al volante.
Lei è di quelli che "a me non può succedere, l'ho fatto fino ad ora e non mi è mai capitato niente".
La cosa mi fa letteralmente imbestialire.
"A me non può succedere" credo che, bene o male, l'abbiamo pensato tutti almeno una volta...manovre azzardate, sorpassi, attraversamenti alla cieca, pessime abitudini in generale e non solo inerenti al codice della strada che però possono diventare pericolose.
Anche a me capitava spesso di pensare che a me non sarebbe successo nulla, che guido bene, ho sangue freddo, ho ripreso la macchina in corsa da brutte sbandate etc. finché non ho iniziato a capire che tutti quelli che ho portato via in ambulanza avevano sicuramente pensato la stessa cosa 3 nanosecondi prima di schiantarsi da qualche parte, di diventare un pericolo per se stessi e per gli altri.

Da quando sono un soccorritore faccio molte, ma molte meno cazzate, credetemi; non per i rimorsi di coscienza o chissà quale ragione morale...per una ragione invece piuttosto razionale e pratica: adesso so, ho visto cosa succede se si decide di correre un rischio ritrovandosi a perdere la sfida. Ho visto come va a finire. E io voglio cercare di evitare questi rischi inutili perché non ho nessuna intenzione di finire su una barella, sarei un paziente insopportabile, l'incubo di ogni soccorritore.
Conosco bene le manovre per tirare fuori una persona da una macchina, come conosco le urla che lanciano i pazienti quando ci tocca forzare un po' per estrarli, conosco la paura che gli si legge negli occhi quando sono imbragati sulla barella, a volte nemmeno si rendono conto di dove sono, altre volte sulla barella non fanno nemmeno in tempo ad arrivarci.
Per questo quando sento dire "tanto a me non può succedere, l'ho sempre fatto" mi innervosisco.
Nessuno è perfetto, non si può evitare che gli incidenti accadano nemmeno quando si è prudenti, però è vero anche che si può evitare di accrescere il rischio astenendosi dal creare situazioni rischiose facilmente evitabili.
Scommetto quello che volete che Edoardo, di cui vi avevo parlato tempo fa , l'aveva pensata uguale mentre sorpassava a fuoco, e poi com'è finita?
Come scommetto che anche Arianna, 18 anni, pensava di fare sempre la stessa manovra senza che le succedesse nulla finché una mattina l'hanno investita.
Arianna ha il pessimo vizio di girare in bicicletta senza rispettare gli stop, perché "tanto la bici non occupa spazio, ci si infila e si scatta", mi dice mentre la carico in ambulanza dopo che tagliando lo stop davanti casa sua, una macchina che aveva la precedenza l'ha presa in pieno.
Per fortuna, essendo una strada molto trafficata, la macchina è arrivata molto piano e l'automobilista ha avuto i riflessi pronti: inchioda, ma ormai la bici è sulla corsia e viene buttata nel campo al bordo della strada con Arianna sopra.
La ragazzina non si fa praticamente nulla, solo qualche escoriazione, ma la bicicletta è da buttare.
"Era nuova! Cavolo! Appena comprata!!" mi dice nervosa
"Se avessi rispettato lo stop, a quest'ora sarebbe ancora intera e tu non saresti sull'ambulanza!" le dico mentre le medico i graffi
"Si ma non mi è mai successo! Lo faccio ogni mattina da quando vado alle elementari!" mi risponde scocciata
"Beh vuol dire che, perdona il francesismo, hai avuto un gran fondoschiena fino ad ora!!" le dice il mio autista mentre fa manovra "Non tutti son fortunati come te!"
"Perché, si può morire per una cosa del genere?" domanda stupita
"Si muore per molto meno...fossi in te ci penserei due volte prima di tagliare gli stop! E se finivi sotto un camion? O l'automobilista non frenava? Se invece del campo c'era un'altra strada? Ci hai mai pensato?" le fa notare l'altra mia collega
"No...cioè, so che è rischioso, però non pensavo così...non ci avevo mai pensato"
"Inizia a pensarci allora gioia, perché non sempre si è così fortunati"
Una volta in PS ci promette che cercherà di avere più cura della propria vita...anche per la bicicletta.

domenica 8 luglio 2012

TSO

Con questo post introduco un argomento ancora non trattato e sul quale circolano varie ed eventuali leggende metropolitane: il TSO.
Il TSO, ovvero trattamento sanitario obbligatorio, prevede il cosiddetto ricovero coatto motivato dalla necessità di trattamenti sanitari a fronte del rifiuto del paziente affetto da grave malattia psichiatrica o infettiva di venire in ospedale.
In sostanza il TSO è una procedura giuridico-medica che serve a tutelare la salute e la sicurezza del paziente che, il più delle volte, è proprio il cosiddetto "paziente psichiatrico".
Ogni soccorritore sa bene che l'espressione "paziente psichiatrico" dice tutto e non dice nulla, a meno che il paziente in questione non sia già noto.
Questo è il caso di Alessandro, di cui vi avevo già parlato in tema di Geni Incompresi.
Io e colleghi conosciamo bene Alessandro, 30 anni, perché è uno di quei pazienti che, tra le altre cose, è affetto da quella sindrome comunemente conosciuta come "la sindrome del 118-facile".
Il nostro Ale soffre di schizofrenia paranoide, ogni tanto decide di non prendere i farmaci e li sostituisce con una bella dose di cocaina e un bicchierino di sambuca, finendo col chiamare il 118 in preda ad allucinazioni e deliri vari ed eventuali.
Di solito succede che lui chiama, noi arriviamo, gli prendiamo i parametri, lui ci chiede un calmante, noi gli diciamo che non abbiamo farmaci e lui ci firma il rifiuto ricovero e se ne va a dormire.
Purtroppo l'ultima volta che l'ho visto non è andata come al solito.
Sono circa le 22.30 quando il telefono suona, e l'operatore ci dà le informazioni necessarie a riconoscere che si tratta di Alessandro.
In poco tempo arriviamo a casa sua, di solito ci aspetta in cortile, ma stasera non c'è.
Ci guardiamo un po' attorno, poi decidiamo di addentrarci nella corte buia armati di torcia per andarlo a cercare, e lo troviamo dentro casa sua "Ale, siamo noi dell'ambulanza, dai esci!" gli dico
"Arrivo arrivo, devo solo sistemare due cose e arrivo!" mi risponde da dentro, e in poco esce.
"Ale allora, che succede stasera?" domando
"Un mio amico mi ha messo qualcosa di strano nella sambuca! Vuole cambiarmi la faccia! Guardami, non somiglio a quello che sta in tv?"
"A chi scusa?"
"A Clooney!" mi dice toccandosi la faccia
"Ehm Ale no, tranquillo, la tua faccia è sempre la stessa, il tuo amico non ti ha messo niente nel bicchiere! Sennò come avrei fatto a riconoscerti?"
"Ah già...è vero..." mi risponde dubbioso e arriviamo davanti all'ambulanza "Dai Ale sali che vediamo un po' come stai" gli dico invitandolo verso il mezzo.
Lui si ferma di colpo, inclina la testa come a voler guardare sotto l'ambulanza e mi urla "Ferma! Cosa c'è là sotto???"
Io e gli altri tre ci mettiamo più o meno nella sua stessa posizione per capire cosa stesse vedendo, magari un gatto pensavo, ma nulla, non c'era nulla.
"Ale dai non c'è niente! Sono sempre io, non ti fidi? Ormai mi conosci!" gli dico cercando di tranquillizzarlo
"No no tu non sei tu, sei un alieno travestito da te e vuoi uccidermi!" mi urla e corre nel buio della corte, barricandosi in casa.
Io e i miei tre colleghi restiamo qualche secondo interdetti, sta volta doveva proprio aver esagerato con le dosi.
Armati di pila e santa pazienza lo rincorriamo nel buio del cortile, dove i vicini cominciano già a lamentarsi del chiasso.
"Ale firmaci il rifiuto ricovero e noi ti lasciamo in pace!" gli dice una mia collega "Ti passo il foglio dalla finestra, mi metti una firma e noi ce ne andiamo!"
"No! Io lo so che volete uccidermi, state complottando con l'architetto..." risponde sbattendoci in faccia le persiane, e il colloquio prosegue così per una mezz'ora.
Chiamo in Centrale, spiego la situazione e mi faccio mandare le Forze dell'Ordine, perché da soli non ne saremmo venuti a capo.
Mentre chiamo mi accorgo che Alessandro ci controlla nel buio e seguono un paio di inseguimenti nel cortile.
In poco arrivano anche i Carabinieri, armati di pila, tentano di convincere Alessandro: "Signor Rossi forza, quelli della Croce Rossa son mica qua per farle la pelle!"
"E invece si! Siete stati tutti mandati qui per uccidermi!"
"Rossi mi creda, ho di meglio da fare; forza metta una bella firmetta e ce ne andiamo tutti a dormire!!" intima il Carabiniere, mentre il suo collega chiede alla loro Centrale informazioni su Alessandro Rossi perché convinto di averne già sentito parlare.
Quando scoprono che ha all'attivo una serie di violazioni varie ed eventuali, decidono che Ale va portato via, tanto più che il rifiuto ricovero non lo vuol firmare.
"Rossi o apre con le buone, o apriamo noi, veda lei" gli fanno presente i Carabinieri
Alessandro apre la porta, era tutto meno che lucido e continuava a frugarsi nelle tasche come per assicurarsi di avere dietro chissà che cosa.
I Carabinieri se ne accorgono, e visto il tipo di soggetto, decidono di prenderlo ed immobilizzarlo.
"Io vi denuncio a voi due!" urla Alessandro mentre i due lo braccano e ammanettano
"Vediamo sti documenti" dice il primo Carabiniere, e con in mano i pezzi della Carta di Identità di Alessandro cerca di prendere qualche dato, che gli completiamo noi a memoria, conoscendolo già.
"Qua c'è da fare il TSO" sentenzia il Carabiniere con in mano i documenti "Questo va portato via! Chiamate il medico"
Chiamo la C.O. spiegando la situazione per farmi mandare l'Automedica, che arriva poco dopo.
Con medico, infermiere ed equipaggio a bordo, partiamo alla volta dell'ospedale seguiti dai Carabinieri.
Durante il viaggio Alessandro sembra calmarsi un pochino, anche se è discretamente persuaso dal fatto che tutti noi eravamo lì per farlo fuori.
Una volta in PS Alessandro cerca di scappare, ma viene braccato dai Carabinieri e rimesso sulla barella "Rossi vediamo di non fare scherzi, qua fanno tutti del bene, quindi vediamo di non muoverci, mi sono spiegato?" gli dice il Carabiniere
"Io mi fido solo di te!" gli dice dubbioso Alessandro
"Sta tranquillo che io sto qua, non scappo, quindi nemmeno tu"
"Ok" e Alessandro si rimette sulla barella.
Noi ce ne andiamo dopo aver passato tutti i dati al triage, è l'1 circa.
Pensandoci bene...un'ambulanza nel buio somiglia un po' ad ufo...no? 

lunedì 2 luglio 2012

Notte...da esame

Sono le 3.20 di una afosa domenica notte di un po' di tempo fa quando il telefono suona.
Siamo di turno in quattro, ma in tre non sentiamo nulla causa sonno profondo, e l'unico che lo sente non è alla postazione del centralino, tuttavia riesce comunque a rispondere in qualche modo.
"Giallo, a XXX, dolore toracico".
In tempo zero e con un discreto sforzo, ci svegliamo e ci rivestiamo, lanciandoci sull'ambulanza.
Mentre l'autista dà l'uscita, io imposto il navigatore e mi accorgo che l'indirizzo non esiste.
Merda.
Prendiamo di corsa lo stradario, ma niente, quella via sembra non essere da nessuna parte.
Stramerda.
Alle 3 e mezza del mattino gli indirizzi fantasma sono l'incubo dei soccorritori, e in particolare il mio incubo quando sono caposquadra, siamo in sirena e mi tocca setacciare mappe varie o "spronare" il TomTom mentre guardo la strada per capire come orientarmi e aiutare l'autista. 
Chiamo così la Centrale "Ciao, abbiamo un problema: l'indirizzo non esiste né sul TomTom né sullo stradario, che facciamo? Potreste contattare l'utente?" chiedo
"Ok, vi facciamo sapere per radio, iniziate ad andare"
E così facciamo, un po' perplessi.
Per radio sentiamo che ci chiamano "La via è una traversa di via XXX"
"Ricevuto" gli urlo cercando di sovrastare il chiasso della sirena
Arriviamo alla via indicataci, ma della traversa non c'è traccia, e iniziamo a girare alla cieca cercando un punto di riferimento finché il mio terzo SEDUTO DIETRO avvista una persona che corre e si sbraccia in mezzo alla strada.
"Eccola, però cazzo nemmeno un cartello!!" commenta l'autista, esprimendo il sentimento generale.
Mentre ci avviciniamo al cancello dell'abitazione indicataci dalla donna urlante, vedo al buio altre due persone, due ragazzi, uno dei quali ha la faccia gonfia e si agita come un pazzo.
"Dai scendete" mi dice l'autista, che in seguito mi dice che non aveva fatto caso al dettaglio del viso del ragazzo
"No no, wait; guarda là, io non vado da nessuna parte e voi nemmeno" li fermo, e finché il secondo ragazzo non blocca quello agitato, noi non scendiamo.
Sinceratami che l'esagitato fosse bloccato, decido di scendere dal mezzo con gli altri.
"Aiutatemi vi prego! Questa non me la doveva fare! Mio marito sta male e questo qui beve!" urla la signora di prima, in lacrime e vistosamente agitata.
Mi volto verso i due ragazzi, uno con la faccia completamente tumefatta che urla di tutto e di più tra minacce e parolacce, e l'altro che lo tiene in silenzio.
"Signora, dov'è suo marito? Siamo stati chiamati per un dolore toracico, dove si trova?" domando
Lei ci guida in casa semi a soqquadro, dove intravediamo in una stanza una signora anziana che aveva un'aria spaventata, e nella camera da letto troviamo disteso Ambrogio, circa 55 anni, con un sopracciglio gonfio, sporco di sangue e ansimante.
La moglie, Nicoletta, anche lei stessa età, continua a ripetere che è gravemente cardiopatico e che s'è sentito male per colpa del figlio, che in quel momento sfugge alla presa dell'altro ragazzo ed entra in camera urlando e minacciando i genitori; la madre cerca di contenerlo, e per un attimo ho come il presentimento che stia per scoppiare un'altra rissa e sta volta le avremmo prese pure noi.
L'autista mi viene vicino e sottovoce mi dice "vado a spostare l'ambulanza" facendomi segno del telefono, sapevo che avrebbe allertato le Forze dell'ordine, così lo lascio fare.
Per fortuna in squadra siamo in quattro, c'è un altro collega che va a ripescare la madre, la facciamo sedere accanto al marito e iniziamo a valutare entrambi, senza riuscire a capire ancora che diavolo fosse successo.
"Signora abbia pazienza ma io sono una sola, e non posso correrle dietro per casa, quindi adesso lei si siede qui, i suoi due figli restano in cucina e ci lascia lavorare senza urlare, ok? Più lei si agita, più suo marito si agita. Cerchiamo di stare calmi e tranquilli qui, ok?"
"Si ok" mi dice respirando a fondo.
Avendo il figlio esagitato che ogni tanto sfuggiva alla presa del fratello minore, evitavo di parlare di Forze dell'ordine o simili al telefono con la Centrale.
Il ragazzo più calmo riesce a trattenere quello esagitato, che era vistosamente fuori di sé, finché non arrivano i Carabinieri, e la dinamica si fa improvvisamente chiara.
Ivano era fuori con amici, ha bevuto e viste le sue pupille doveva anche essersi calato qualcosa di forte; i genitori lo chiamano intimandogli di tornare a casa.
Lui torna, probabilmente ha delle allucinazioni e tenta letteralmente di ammazzare la famiglia intera, iniziando ad aggredire la nonna e poi i genitori; il fratello minore, che pratica arti marziali, si accorge del pericolo e gli spacca la faccia a pugni per fermarlo prima che la situazione degeneri.
Mentre ascolto penso che, per un pelo, abbiamo evitato un'uscita decisamente tragica.
"Ma l'alcol può ridurre così una persona?? Mio figlio non è così, è bravo, ma quando beve...non lo contiene nessuno!" urla Nicoletta piangendo.
Nel frattempo Ambrogio decide che in ospedale non ci vuole andare, nonostante le suppliche della moglie.
"Ho solo bisogno di dormire" mi dice
Io non posso obbligarlo a venire, e così chiamiamo la Centrale avvisando del rifiuto ricovero.
"Ok, allora rientrate" mi dice l'Operatore e mentre riaggancio uno dei Carabinieri mi dice "Hey, questo va portato via, vista la faccia..."
"Ivano, vuoi venire in ospedale?" gli domando
"Si...io....devo farmi vedere" mi dice ancora nervoso e piangente
Richiamo la Centrale, spiego la situazione e ci autorizzano a trasportarlo in codice verde.
I Carabinieri di venire con noi non ne vogliono sapere, così mentre sistemiamo Ivano sulla barella pensiamo a come gestirlo nel caso in cui gli scattasse di nuovo la scintilla.
Passiamo il tragitto lasciandolo parlare e tamponando le ferite, finché non arriviamo in ospedale dove sottovoce spiego la situazione all'infermiere del triage che ci congeda sconsolato, un po' come noi.
Rientrando, mi sono ritrovata a pensare "Cavoli però ragazzi...né che sembrava una scena di quelle da esame? Si insomma...c'era tutto...! Sembrava  finta come quelle dell'esame di certificazione"
"Ahahah vero, però sta di fatto che finta o meno, ci hanno buttati giù dal letto per l'ennesimo pazzo scatenato nel cuore della notte...io sono contento che non sia finita male" commenta l'autista
"Già, hai ragione anche tu..." gli dico ripensando a cosa avremmo dovuto affrontare se le cose fossero andate diversamente.
Dopo pochi minuti di silenzio, abbiamo ricominciato a parlare di vere e proprie stupidaggini fino all'arrivo in sede, dove dopo aver compilato tutti i documenti, siamo letteralmente collassati a letto...ogni volta pensi di aver visto di tutto, ma in realtà ancora non hai visto niente.