lunedì 2 luglio 2012

Notte...da esame

Sono le 3.20 di una afosa domenica notte di un po' di tempo fa quando il telefono suona.
Siamo di turno in quattro, ma in tre non sentiamo nulla causa sonno profondo, e l'unico che lo sente non è alla postazione del centralino, tuttavia riesce comunque a rispondere in qualche modo.
"Giallo, a XXX, dolore toracico".
In tempo zero e con un discreto sforzo, ci svegliamo e ci rivestiamo, lanciandoci sull'ambulanza.
Mentre l'autista dà l'uscita, io imposto il navigatore e mi accorgo che l'indirizzo non esiste.
Merda.
Prendiamo di corsa lo stradario, ma niente, quella via sembra non essere da nessuna parte.
Stramerda.
Alle 3 e mezza del mattino gli indirizzi fantasma sono l'incubo dei soccorritori, e in particolare il mio incubo quando sono caposquadra, siamo in sirena e mi tocca setacciare mappe varie o "spronare" il TomTom mentre guardo la strada per capire come orientarmi e aiutare l'autista. 
Chiamo così la Centrale "Ciao, abbiamo un problema: l'indirizzo non esiste né sul TomTom né sullo stradario, che facciamo? Potreste contattare l'utente?" chiedo
"Ok, vi facciamo sapere per radio, iniziate ad andare"
E così facciamo, un po' perplessi.
Per radio sentiamo che ci chiamano "La via è una traversa di via XXX"
"Ricevuto" gli urlo cercando di sovrastare il chiasso della sirena
Arriviamo alla via indicataci, ma della traversa non c'è traccia, e iniziamo a girare alla cieca cercando un punto di riferimento finché il mio terzo SEDUTO DIETRO avvista una persona che corre e si sbraccia in mezzo alla strada.
"Eccola, però cazzo nemmeno un cartello!!" commenta l'autista, esprimendo il sentimento generale.
Mentre ci avviciniamo al cancello dell'abitazione indicataci dalla donna urlante, vedo al buio altre due persone, due ragazzi, uno dei quali ha la faccia gonfia e si agita come un pazzo.
"Dai scendete" mi dice l'autista, che in seguito mi dice che non aveva fatto caso al dettaglio del viso del ragazzo
"No no, wait; guarda là, io non vado da nessuna parte e voi nemmeno" li fermo, e finché il secondo ragazzo non blocca quello agitato, noi non scendiamo.
Sinceratami che l'esagitato fosse bloccato, decido di scendere dal mezzo con gli altri.
"Aiutatemi vi prego! Questa non me la doveva fare! Mio marito sta male e questo qui beve!" urla la signora di prima, in lacrime e vistosamente agitata.
Mi volto verso i due ragazzi, uno con la faccia completamente tumefatta che urla di tutto e di più tra minacce e parolacce, e l'altro che lo tiene in silenzio.
"Signora, dov'è suo marito? Siamo stati chiamati per un dolore toracico, dove si trova?" domando
Lei ci guida in casa semi a soqquadro, dove intravediamo in una stanza una signora anziana che aveva un'aria spaventata, e nella camera da letto troviamo disteso Ambrogio, circa 55 anni, con un sopracciglio gonfio, sporco di sangue e ansimante.
La moglie, Nicoletta, anche lei stessa età, continua a ripetere che è gravemente cardiopatico e che s'è sentito male per colpa del figlio, che in quel momento sfugge alla presa dell'altro ragazzo ed entra in camera urlando e minacciando i genitori; la madre cerca di contenerlo, e per un attimo ho come il presentimento che stia per scoppiare un'altra rissa e sta volta le avremmo prese pure noi.
L'autista mi viene vicino e sottovoce mi dice "vado a spostare l'ambulanza" facendomi segno del telefono, sapevo che avrebbe allertato le Forze dell'ordine, così lo lascio fare.
Per fortuna in squadra siamo in quattro, c'è un altro collega che va a ripescare la madre, la facciamo sedere accanto al marito e iniziamo a valutare entrambi, senza riuscire a capire ancora che diavolo fosse successo.
"Signora abbia pazienza ma io sono una sola, e non posso correrle dietro per casa, quindi adesso lei si siede qui, i suoi due figli restano in cucina e ci lascia lavorare senza urlare, ok? Più lei si agita, più suo marito si agita. Cerchiamo di stare calmi e tranquilli qui, ok?"
"Si ok" mi dice respirando a fondo.
Avendo il figlio esagitato che ogni tanto sfuggiva alla presa del fratello minore, evitavo di parlare di Forze dell'ordine o simili al telefono con la Centrale.
Il ragazzo più calmo riesce a trattenere quello esagitato, che era vistosamente fuori di sé, finché non arrivano i Carabinieri, e la dinamica si fa improvvisamente chiara.
Ivano era fuori con amici, ha bevuto e viste le sue pupille doveva anche essersi calato qualcosa di forte; i genitori lo chiamano intimandogli di tornare a casa.
Lui torna, probabilmente ha delle allucinazioni e tenta letteralmente di ammazzare la famiglia intera, iniziando ad aggredire la nonna e poi i genitori; il fratello minore, che pratica arti marziali, si accorge del pericolo e gli spacca la faccia a pugni per fermarlo prima che la situazione degeneri.
Mentre ascolto penso che, per un pelo, abbiamo evitato un'uscita decisamente tragica.
"Ma l'alcol può ridurre così una persona?? Mio figlio non è così, è bravo, ma quando beve...non lo contiene nessuno!" urla Nicoletta piangendo.
Nel frattempo Ambrogio decide che in ospedale non ci vuole andare, nonostante le suppliche della moglie.
"Ho solo bisogno di dormire" mi dice
Io non posso obbligarlo a venire, e così chiamiamo la Centrale avvisando del rifiuto ricovero.
"Ok, allora rientrate" mi dice l'Operatore e mentre riaggancio uno dei Carabinieri mi dice "Hey, questo va portato via, vista la faccia..."
"Ivano, vuoi venire in ospedale?" gli domando
"Si...io....devo farmi vedere" mi dice ancora nervoso e piangente
Richiamo la Centrale, spiego la situazione e ci autorizzano a trasportarlo in codice verde.
I Carabinieri di venire con noi non ne vogliono sapere, così mentre sistemiamo Ivano sulla barella pensiamo a come gestirlo nel caso in cui gli scattasse di nuovo la scintilla.
Passiamo il tragitto lasciandolo parlare e tamponando le ferite, finché non arriviamo in ospedale dove sottovoce spiego la situazione all'infermiere del triage che ci congeda sconsolato, un po' come noi.
Rientrando, mi sono ritrovata a pensare "Cavoli però ragazzi...né che sembrava una scena di quelle da esame? Si insomma...c'era tutto...! Sembrava  finta come quelle dell'esame di certificazione"
"Ahahah vero, però sta di fatto che finta o meno, ci hanno buttati giù dal letto per l'ennesimo pazzo scatenato nel cuore della notte...io sono contento che non sia finita male" commenta l'autista
"Già, hai ragione anche tu..." gli dico ripensando a cosa avremmo dovuto affrontare se le cose fossero andate diversamente.
Dopo pochi minuti di silenzio, abbiamo ricominciato a parlare di vere e proprie stupidaggini fino all'arrivo in sede, dove dopo aver compilato tutti i documenti, siamo letteralmente collassati a letto...ogni volta pensi di aver visto di tutto, ma in realtà ancora non hai visto niente.


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