mercoledì 26 febbraio 2014

Non vi pago più

"Giallo, difficoltà respiratoria e dolore addominale" dice la mia collega, prendendo il foglio della missione.
Raggiungiamo il target in poco, è sera, ma non così tardi...vediamo che un uomo fuori dal civico indicato ci fa segno.
"Va che fortuna, sta volta ci aspettano!" commentiamo soddisfatti, ma appena scesi dal mezzo ci accorgiamo che il motivo dell'inaspettata accoglienza è un altro.
"Basta!!! Io non vi pago più, capito????" ci urla quest'uomo sulla sessantina, visibilmente alterato.
Ci guardiamo interrogativamente, poi guardiamo lui che non smette di urlare.
"Sono stufo! Che cavolo di servizio è questo?? Me lo spiegate?? Pago le tasse io, capito?? Non è possibile che si ha bisogno di qualcuno e nessuno si dà da fare!"
A primo acchito questa sceneggiata ci irrita terribilmente, perché diciamocelo noi quattro con le sue tasse e i suoi malumori non c'entriamo nulla e anzi, siamo arrivati il più in fretta possibile.
Inspiriamo, facciamo appello alla fantastica riserva di cordialità e pazienza che il soccorritore medio deve imparare a sviluppare e coltivare con sacrosanta pazienza, e con il tono più amichevole che possiamo sfoderare ci presentiamo e chiediamo cosa succede.
"Mia moglie sta male dalle 17! E' diabetica, ipertesa...si insomma ne ha di tutti i colori! E' seduta in bagno e non riesce ad alzarsi! Non sapevamo cosa fare, pensavamo migliorasse e invece non è così! E' possibile che nemmeno pagando mi si aiuti???? Non si capisce nulla!!"
"E' dalle 17 che sta chiamando per un'ambulanza??" chiediamo interdetti
"Ma no!! Ho chiamato chiunque, e tutti mi hanno sbolognato l'ambulanza! Sono stato obbligato a chiamarvi adesso!! E' roba da matti, in questo paese poi!"
"Si calmi, noi siamo arrivati non appena ricevuta la chiamata e le garantiamo che l'ambulanza non va pagata. Ci porti da sua moglie, così vediamo cosa le succede, d'accordo? Siamo qui per aiutarla!"
Nervosamente ci conduce dentro casa, nel bagno, dove troviamo Lucia, sulla sessantina anche lei, seduta sul water in vestaglia.
E' pallida, sudata e fredda.
"Oh ragazzi mi dispiace, che imbarazzo, ma non mi sento bene..." ci dice la signora 
"Non si preoccupi Lucia, adesso vediamo cosa c'è che non va e andiamo a fare un controllo al Pronto Soccorso, ok?" cerchiamo di rassicurarla mentre la famiglia spiega al capoequipaggio tutta la storia clinica e non della paziente.
Lucia è dalle 17 che ha vertigini, sudorazione eccessiva, brividi, dissenteria, nausea e quant'altro, ed è così debole da non riuscire nemmeno ad alzarsi.
"Lucia andiamo a fare un controllo, ok?" le diciamo e la carichiamo in ambulanza, poi diretti alla famiglia informiamo della destinazione.
"Vi raggiungiamo là subito..." ci dice il marito, che aveva abbassato i toni, e partiamo.
Una volta a bordo, Lucia ci dice "Ragazzi scusatelo per i toni... si sono tutti spaventati... sto tanto male?"
"Lucia stia tranquilla, in PS le faranno tutti gli esami del caso..." le diciamo rassicurandola, e lei si stringe nelle coperte restando in silenzio fino all'arrivo in PS.
Arriviamo in poco tempo, riferiamo tutto all'infermiere e ce ne andiamo salutando Lucia.
"Appena scesa ho pensato volesse menarci tutti eheheheh"
"Davvero...però che scaricabarili s'è trovato, da una parte posso anche capire l'arrabbiatura...certo, i toni e l'educazione non sono opzionali ecco...alla fine noi non c'entravamo niente...lui ha chiamato e in tempo zero il mezzo è arrivato!"
"Si in effetti...va beh, qui comunque si parla sempre della pazienza di Giobbe... ma della nostra?? Mai??"
"Ahahahah ma certo, la biblica pazienza del soccorritore!"


lunedì 10 febbraio 2014

Quinto piano

E' piena estate, fa un caldo atroce, umido e afoso.
La chiamata arriva pochi minuti dopo aver messo piede in sede e aver giusto appoggiato le borse in camera da letto.
"Giallo, evento violento, nelle note c'è scritto 5 piano" dice la mia caposquadra
Partiamo al volo verso il target, che raggiungiamo in pochi minuti.
Sul posto troviamo i Carabinieri, che ci fanno strada per la tromba delle scale di un vecchio condominio che dà su una strada provinciale.
"Ciao ragazzi, su al quinto piano" ci dice il Carabiniere
Saliamo di corsa ed entriamo in un appartamento che è un piccolo forno letteralmente a soqquadro, in cima allo stabile.
Vasi e piatti rotti sparsi in giro, un tavolino di vetro sfondato, segni dell'acqua dei vasi sul muro, probabilmente causati da un lancio selvaggio, sedie sparse, stoviglie per terra.
Il Carabiniere ci indica una poltrona dove, rannicchiata e in lacrime c'è una ragazza molto giovane.
"Ciao, siamo dell'ambulanza, come ti chiami?" le chiede inginocchiandosi la caposquadra
"Jala" ci dice e appena si mette seduta sulla poltrona, tutti e quattro la fissiamo per qualche secondo: è incinta.
"Jala stai tranquilla, sei al sicuro con noi" la rassicuriamo "Te la senti di dirci cos'è successo?"
Lei si asciuga le lacrime, e tenendosi la pancia inizia a raccontarci di come una discussione sia diventata una rissa in cui il giovane marito venticinquenne, di appena due anni più grande di lei, l'abbia aggredita prima lanciandole oggetti vari, poi scaraventandola a terra per poi prenderla a calci in pancia.
"La pancia mi fa male, ho paura per il bambino" ci dice in lacrime "Aiutatemi a salvare il mio bambino!"
Ci si stringe il cuore e dopo aver preso i parametri, la portiamo via di corsa verso l'ospedale.
Durante il tragitto, Jala ci racconta tutta la storia "Per poter lasciare la mia casa ho dovuto sposarlo" spiega in lacrime "Ma è violento, beve, e poi se la prende con me... io... non volevo" seguita "Cosa posso fare? Ha detto che se torna mi uccide.. l'ho detto ai Carabinieri, ma vi prego...il bambino..."
"Jala stai tranquilla, appena saremo in Pronto Soccorso ti faranno tutti gli esami necessari...e non sei sola, c'è chi può darti una mano!" le diciamo tentando di tranquillizzarla il più possibile e poco dopo arriviamo.
Riferiamo tutto al PS e salutandola ce ne andiamo.
"Grazie" ci dice "Per tutto..."
Sorridiamo "Combatti" le diciamo, lei annuisce e ce ne andiamo.
Che fine abbia fatto Jala non lo sappiamo, però in cuor nostro speriamo che sia riuscita a sfuggire a tutto quel dolore.