domenica 13 maggio 2012

Codice 4

E' la 1.20 di notte, una notte apparentemente tranquilla, quando suona il telefono 118.
"Giallo, in autostrada direzione nord nei pressi di XXX".
"Ma per cosa stiamo uscendo?" domando al caposquadra che ha preso la chiamata
"Boh, è un giallo in autostrada...sarà il solito che ha preso uno sbronza e mo starà sboccando l'anima sul bordo della strada!" mi dice mentre ci vestiamo e corriamo giù.
Eravamo tutti e tre ancora un po' assonnati, eravamo appena riusciti a prender sonno quando il telefono ci ha svegliati e convinti che fosse l'ennesima uscita "guasta-sonno" ci siamo avviati al target discutendo sul fatto che una volta tornati indietro avremmo messo una coperta in più perché tutti e tre avevamo freddo, e ridendo pensando che ci saremmo litigati quelle più calde.
Arriviamo dopo alcuni minuti, a causa della manutenzione delle strade del circondario che ci obbliga a fare un giro dell'oca improponibile, ma la scena che ci si presenta davanti è del tutto inaspettata e smorza i nostri animi.
Ci mettiamo due secondi a realizzare che ci troviamo davanti ad un'auto completamente distrutta, i cui pezzi erano sparsi per 200mt di strada, non aveva più un solo finestrino, tutti gli airbag erano scoppiati.
Inizio ad avere il presentimento che zaino e collarini non ci serviranno.
Scendiamo di corsa e una volta giù dall'ambulanza ci rendiamo realmente conto di cosa abbiamo davanti.
Per fortuna siamo in una piazzola, c'è una macchina integra con una ragazza dentro che piange, le Forze dell'Ordine e un uomo fermatosi per aspettare i soccorsi ci viene incontro dicendo pacatamente: "E' morto, non c'è niente da fare!"
Io e i miei colleghi, all'unisono, gli rispondiamo "Ma stai scherzando?! Siamo usciti per un GIALLO!".
Schizziamo verso la macchina, e cerchiamo di spostare gli airbag che impedivano la visuale per vedere se chiunque fosse dentro quella macchina, fosse ancora il nostro codice giallo.
Riusciamo ad avere una completa visuale mentre sentiamo Vigili del Fuoco e automedica arrivare in posto, e restiamo senza parole per qualche secondo, immobili davanti a quello che non avevamo nemmeno considerato.
"Via allontanatevi!" sentiamo che ci gridano i Vigili del Fuoco, facendosi spazio e guardando la scena
"Ok, tiriamolo fuori!" si aggiungono medico ed infermiere "vediamo cosa possiamo fare!"
"Ragazzi, portateci la spinale, vediamo se riusciamo a tirarlo fuori con quella dopo aver aperto la macchina!" ci dicono medico e caposquadra dei Vigili del Fuoco.
Noi andiamo a prendere tutto ciò che ci serviva, e intanto i Vigili del Fuoco iniziano a tagliare le lamiere.
"Vai a vedere come sta la ragazza nell'auto e fatti dire che diavolo è successo!" mi dice il mio caposquadra
Vado così dalla ragazza, che sta parlando con la polizia "Ciao, sono un soccorritore dell'ambulanza...come ti senti?"
"Io...l'ho visto! Ho visto tutto! Ma sto bene, io non mi sono fatta niente, però che paura..." mi dice con occhi lucidi e le mani tremanti
"Senti, io vorrei darti comunque un'occhiata se non ti spiace, per vedere se è tutto ok" le dico
"No no non se ne parla, lasciatemi stare! Io sto bene, finisco qui con la Polizia poi voglio andare a casa mia...quello lì stava sorpassando a fuoco, ha sorpassato anche me, ma poi ha urtato il guard rail e la macchina ha iniziato a capottarsi per più di 200mt!" mi dice lei "Io ho accostato subito e abbiamo chiamato!"
"Capisco, e non c'è stato nessun altro coinvolto?"
"No, solo quella macchina...nessun'altro, poi quanti fossero in macchina non lo so onestamente!" mi dice, e si congeda tornando dalla Polizia
Vado così dal mio caposquadra, riferisco quanto scoperto.
"Tiriamolo fuori, forza!" ci gridano i Vigili del Fuoco e il medico, e con non poca fatica e con l'ausilio della spinale avvolta dalla metallina tiriamo fuori il corpo.
Si perché era già evidente poco prima che ormai era solo un corpo senza vita.
Il medico e l'infermiere fanno l'ECG, ma anche loro avevano constatato che era soltanto un pro forma.
"Rientriamo in codice 4" sento dire al medico al telefono con la Centrale Operativa "La macchina è completamente distrutta, non c'è niente da fare qui"
"Copritelo, evitiamo di dare spettacolo" mi dice l'infermiere, e con una metallina lo copro.
Nel cuore della notte quel tratto di strada è illuminato dai lampeggianti di ambulanza, VVf, Polizia, automedica e dai mezzi della manutenzione dell'autostrada, i cui due operatori intervenuti non riescono a staccare gli occhi da quel corpo, probabilmente senza rendersi conto delle espressioni di sgomento che dipingono i loro volti.
Il traffico torna a fluire lentamente, la gente cerca di vedere cosa nasconde tutto quel trambusto, e una ventata di aria fredda sposta parte della metallina che copre quel corpo ormai esanime, abbandonato sulla piazzola mentre tutti erano alle prese coi documenti.
Torno indietro verso il corpo, rimbocco la metallina sotto la spinale per evitare che lasciasse intravedere la morte che celava, e non so perché in quel momento mi è venuto spontaneo sussurrare un "Mi dispiace tanto".
I morti non sentono, e lo so bene, però mi dispiaceva non aver potuto fare davvero niente, se non assistere come spettatore.
Sono rimasta lì accanto al corpo, non me la sentivo di lasciarlo solo alla mercé dei telefonini della gente che passava di lì tentando di catturare pezzi di quell'evento.
"Dobbiamo fare dei rilievi" ci dicono i VVf facendomi segno di spostarmi, così torno dalla mia squadra, che stava aspettando di sapere cosa avremmo dovuto fare.
"Guarda, ci sono i suoi effetti personali sparsi per tutta l'autostrada" mi dice la mia collega e guardiamo per terra trovando pezzi della vita della vittima...ci sono lettere, ticket di parcheggi probabilmente del lavoro, occhiali, documenti...abbiamo sbirciato nella sua vita, completamente sparsa sulla carreggiata.
"Ragazzi, se volete prendere i dati abbiamo trovato il portafoglio" ci dice un poliziotto e così ci avviamo con tutte le scartoffie da riempire.
Al momento di aprire la sua carta di identità, io e colleghi restiamo muti: Edoardo era giovanissimo, aveva la mia stessa età.
Le condizioni del suo corpo non ci avevano fatto sospettare nemmeno quanto fosse giovane.
Prendiamo i dati in silenzio, e sempre silenziosamente, su ordine della Polizia e del medico, riprendiamo la nostra spinale, lasciando il corpo di Edoardo sull'asfalto, avvolto in due metalline, e all'alba delle 3 del mattino rimettiamo piede in sede.
Compiliamo le nostre bolle, e poi ci guardiamo in faccia tutti e tre per qualche secondo.
"Che tristezza mi ha lasciato...aveva la mia età, e per fortuna che doveva essere un codice giallo!" dico sistemando i documenti
"Non pensavo che avremmo sbarrato la casellina del Codice Nero proprio stanotte, era così giovane..." dice il mio caposquadra
"Eh già, purtroppo non abbiamo potuto fare niente, non me l'aspettavo..." ci dice il nostro autista "sarà dura prender sonno..."
"Mi sono rimasti impressi i suoi occhi, io una persona così non l'avevo mai vista..." puntualizza il mio caposquadra "Nemmeno io...tutti i morti che ho visto fino ad ora erano come rilassati...sembrava dormissero...Edoardo invece...sembrava terrorizzato" dico ripensando alla scena alla quale avevamo assistito poco prima.
Edoardo era in macchina, ancora con la cintura, il viso rigato di sangue, gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata, piena di sangue e di denti rotti, sembrava l'espressione di una persona terrorizzata.
Quasi certamente non si sarà nemmeno reso conto di quello che gli stava per succedere, anche se ci siamo chiesti tutti cosa avrà pensato negli ultimi secondi di vita, sempre che abbia pensato qualcosa.
Quando l'abbiamo tirato fuori ci siamo resi conto che aveva il collo spezzato, la materia cerebrale gli era colata dal naso sul viso, insieme al sangue proveniente dalle ferite al cranio, quasi sfondato dietro, che aveva provocato quell'espressione di terrore.
Dalle spalle ai piedi non aveva né un taglio né una frattura, ma le condizioni del suo viso mascheravano bene la sua età e il suo vero aspetto.
Andiamo a letto tristi, pur sapendo che non avremmo potuto fare nulla di più; la tristezza per la nostra impotenza ci ha disturbato il sonno.
Ero convinta che non avrei mai dimenticato quell'espressione di terrore sul viso di Edoardo, ma al momento di alzarmi dal letto quell'immagine di poche ore prima era già sfocata nella mia memoria.
Sapevo dire cosa avevo visto, in che condizioni era, ricordo tutt'ora il suo vero nome e cognome e persino la sua data di nascita, ma nella mia mente l'istantanea del suo volto distrutto non c'era quasi più.
Pochi giorni dopo, leggendo alcuni articoli che parlavano del fatto, ho notato la foto allegata che ritraeva Edoardo come noi non l'avevamo nemmeno potuto immaginare.
Ho deciso che l'avrei ricordato così.

4 commenti:

Simone ha detto...

Certe cose terribili si dimenticano facilmente. Non lo so, mi è capitato ultimamente di pensare che il cervello "filtri" il mondo per non farci vedere lo schifo che ci circonda, perché altrimenti non riusciremmo a vivere la nostra vita.

Ne parlerò sul blog in futuro, credo.

Simone

Un Soccorritore ha detto...

Credo tu abbia ragione Simone, ho fatto una riflessione simile mentre ripensavo all'accaduto leggendo il giornale.
Non è sicuramente un argomento "facile" da trattare, ma in fondo spero che deciderai di condividere la tua riflessione in merito sul tuo blog.

Un Saluto

Raven ha detto...

Concordo con Simone:le cose peggiori il cervello,in una sorta di autoprotezione per se stesso,a suo modo le cela come può.Così è stato per te che non ricordavi il viso tumefatto e reso irriconoscibile dall'urto,lo stesso che avevi visto solo poche ore prima.
Grazie per aver voluto scrivere di questa tua esperienza,e di averlo fatto con la tua solita delicatezza,anche se lo scenario era tutt'altro che tale.
Mi dispiace,hai sussurrato tu, spiace anche a me quando si tratta di pazienti così giovani che in un attimo,neanche il tempo di rendersene conto,perdono la cosa più preziosa che abbiamo.

Un Soccorritore ha detto...

è vero, è proprio questione di un attimo...