lunedì 6 agosto 2012

Una cascata di..."fortuna"

Scusate l'assenza, ma cause di forza maggiore (ovvero qualche giorno di vacanza!!) mi hanno impedito di scrivere.
Mi rifaccio del tempo perduto raccontandovi di un episodio al quale mi sono ritrovata a pensare per caso mentre sistemavo la mia divisa appena lavata (se ve lo state chiedendo, si, quando sistemo la divisa rimettendo tutte le cose che mi porto dietro nelle varie tasche, mi piace farlo ripensando un po' a quante ne ha passate e quante ancora ne passerà, poveretta!).
Ero un soccorritore certificato da circa un anno quando mi sono ritrovata a cestinare la mia prima divisa.
Per la cronaca, me ne avevano data una già mezza distrutta, però all'epoca mi era sembrata la cosa più bella che avevo nell'armadio anche se, in fin dei conti, tutta la sua storia non l'aveva scritta con me.
La mia vecchia divisa aveva le bande di plastica, e se qualcuno di voi le ha provate, saprà quanto sono difficili da pulire tra le cuciture.
Bene.
Premesso ciò, un afoso pomeriggio d'estate veniamo chiamati per una persona incosciente sospetto arresto cardiocircolatorio, codice rosso.
Durante il tragitto mi ripasso mentalmente la scaletta delle cose da fare e da portare, e in poco più di 3 minuti siamo in posto.
Corriamo, corriamo un sacco nonostante il caldo, saliamo le scale di questa comunissima abitazione di provincia, finché non sentiamo le urla provenire da dentro il bagno.
"Papà! Papà rispondi ti prego! Oddio è morto!" grida una signora sui 40 anni chinata sul corpo di un signore di circa 70 anni, supino, dentro al bagno tra la vasca e il lavandino.
"Fuori, fuori forza!" dice con calma il mio caposquadra e mi fa entrare dentro al bagno dove a malapena ci si stava in due.
Valuto il paziente, "Polso e respiro presenti!" comunico al mio caposquadra, che si accinge ad avvisare la Centrale Operativa del cambio di situazione.
L'adrenalina iniziale evidentemente mi aveva risparmiato di far caso al tremendo odore di feci che riempiva il bagno e il corridoio.
"Come si chiama il signore?" domando alla figlia, ancora spaventata
"Carlo" mi dice lei "ma è vivo vero??"
"Si signora, stia tranquilla che suo padre è vivo" le dico con calma "Carlo, Carlo mi sente?" richiedo di nuovo al signore per terra.
Questa volta apre piano gli occhi. E' pallido e sudato, il polso è accelerato e la pressione molto bassa.
"Carlo sono della Croce Rossa, riesci a parlare?" domando
"Mmmm si...si...Mi girava la testa, mi sono appoggiato alla vasca e poi..." mi dice un po' smarrito e imbarazzato, con voce flebile
"Capisco...Carlo quindi non è caduto? Ha battuto la testa?"
"No no, sono strisciato per terra, ma quando mi son trovato sul pavimento son svenuto...mamma mia, scusatemi, sono tutto sporco, che vergogna" mi dice con occhi lucidi
"Non si preoccupi, sono cose che capitano a tutti, cerchi di stare tranquillo ok?" gli dico cercando di tranquillizzarlo, e lui annuisce.
Carlo, 70 anni, era in bagno quando è letteralmente collassato.
Siccome si stava scaricando, tutto ciò che non era finito in tempo nel water era naturalmente per terra.
Cerchiamo di capire cos'era successo, e dopo un po' di domande riusciamo a scoprire che Carlo ha probabilmente un virus intestinale da qualche giorno, e il continuo andare in bagno insieme alla sua pressione normalmente bassa ha contribuito a creare la situazione in cui si trovava.
Poco dopo il nostro "interrogatorio" ai parenti, arriva in posto MSA con medico al seguito, e Carlo decide di voler andare in ospedale per un controllo visto lo spavento che si è preso.
Così mentre i parenti lo lavano e cambiano, noi prepariamo tutto quanto per portarlo in ambulanza con il telo a causa della presenza di una bella rampa di scale ripida e dell'incapacità di Carlo di stare seduto.
Una volta messo sul telo, insisto per dare una mano ai miei colleghi a portarlo giù, così mi lasciano ai piedi.
Mentre scendiamo la scala Carlo inizia a lamentarsi "Signorina mi fa male la pancia, un male tremendo!"
"Carlo cerchi di fare dei bei respiri che siamo quasi giù ok? Ancora un attimo di pazienza!" gli dico
"Eh ma io...non ce la faccio...a tenerla!" mi dice e in quel momento mi rendo conto dell'infelice posizione in cui mi trovavo.
"Dai ragazzi acceleriamo, Carlo lei stringa bene e non lasci andare niente finché non la mettiamo sulla barella mi racc..." il caposquadra non finisce la frase, un rumore inequivocabile precede una autentica calata di merda dal telo che, essendo bello liscio, ne favorisce lo scivolamento.
Ero quasi in fondo alla scala, mi sono accorta di cosa stava succedendo e ho spostato le braccia in modo da evitare che quella maleodorante cascata finisse sulla mia divisa...MA...era troppo tardi.
Ebbene si, avevo una bella strisciata che andava dal ginocchio al fondo del pantalone della divisa, fasce comprese.
Sconsolata, cercavo di calmare Carlo che piangeva e si scusava in continuazione, e una volta in ambulanza ho cercato di dare una pulita in qualche modo, considerato che avevo davanti ancora 4 ore di turno e nessuna divisa di ricambio a disposizione causa mancanza della taglia in magazzino.
Inutile dire che nemmeno con il disinfettante per i presidi sono riuscita a smacchiarla, così mentre i miei colleghi se la ridevano ironizzando sul mio tremendo odore, io pregavo di non dover uscire di nuovo, e per fortuna il telefono non suonò più.
Arrivata a casa, pulire le fasce di plastica è stato un disgustoso incubo che mi portò a cestinare quella divisa, alla quale avevo scucito e ricucito le fasce per riuscire a pulirla, e che adesso tengo di "riserva" (per inciso, è la stessa divisa protagonista della mia prima imbarazzante giornata da capoequipaggio di cui vi avevo parlato in questo post).
Non mi dilungherò a dirvi le battutine e battutacce che mi sono state fatte a raffica dai miei amici e colleghi nei giorni seguenti, altrimenti scadrei nel banale... :-D

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