venerdì 16 marzo 2012

L'importanza di chiamarsi...

Io sono di quelli che stringono la mano e si dimenticano il nome dell'altra persona, vuoi perchè sono impegnata a dire il mio senza sbagliare, vuoi perchè a volte sono distratta.
Non ho mai dato troppa importanza alla cosa finchè non mi sono infilata la divisa da soccorritore.
Instaurare un rapporto con il paziente, sia durante il servizio 118 sia durante i secondari, è uno step di un'importanza secondo me fondamentale.
Lo spunto per questa riflessione me l'ha dato una collega oggi, a fine turno; lei è una "quarta in addestramento" ancora in ballo con il corso di formazione, che mi ha detto "Sai, ho notato che il signore di oggi lo chiamavi direttamente per nome, penso sia un buon modo per instaurare un legame!".
Ha ragione.
Le prime volte, soprattutto le prime esperienze come caposquadra, non mi veniva così spontaneo...davo del "Lei" a quasi tutti (salvo coetanei), leggevo i loro nomi, li chiedevo per compilare i documenti, ma ero sempre e comunque molto formale.
Pian piano prendendo confidenza con il tipo di figura che avrei dovuto rivestire, ho iniziato a capire che instaurare un rapporto con il paziente rende il servizio migliore sia per me sia per lui.
Prendendo esempio da alcuni colleghi più esperti, ho imparato a non avere paura a familiarizzare con le persone che trasportavo, scoprendo con mia sorpresa che a loro non dispiace affatto scambiare quattro chiacchiere con noi soccorritori.
Mi piace poter regalare qualche sorriso in più a chi incontriamo, sentire le loro storie o raccontargli le mie se le vogliono sentire, per sembrare meno estranea.
Mi sembrano passati millenni da quando mi sforzavo di dire qualcosa, di essere "amichevole" fallendo miseramente, arrivando a chiedere ad un paziente cose decisamente banali e ogni tanto anche stupide.
Del resto, come già ho detto più volte, la vera maestra del soccorritore è la strada che percorre.
Non c'è modo migliore di imparare dell'esperienza diretta.
Non esiste un "manuale" che spieghi passo passo come diventare un buon soccorritore, ma esistono l'impegno e l'umiltà che permettono di imparare meglio di qualsiasi libro.

1 commento:

Raven ha detto...

Credo che per qualcuno che sta male trovarsi davanti qualcun altro per cui non è semplicemente "una gamba rotta", "una colica", un "pneumotorace" sia una gran bella cosa,soprattutto in quel momento dove lui è spaventato o dolorante.
Trovare chi ti sta di fronte che lo guarda negli occhi e non si limita alla formalità del caso è già un grande aiuto.
Grazie per i tuoi spunti di riflessione molto utili.