lunedì 1 ottobre 2012

Un pomeriggio di pioggia

Oggi voglio raccontarvi un'uscita che mi è capitato di fare parecchio tempo fa, ma che mi è rimasta impressa perché anomala.
Come già vi dissi in altre occasioni, quando la Centrale Operativa ci invia in soccorso di qualche bambino in difficoltà spesso e volentieri ci dà un codice rosso.
Il più delle volte non sono nemmeno lontanamente dei codici gialli, figuriamoci dei rossi. Per fortuna.
Tuttavia è quando questi codici gialli e o rossi restano invariati che, di norma, ci si preoccupa.
E' quello che successe proprio quella volta, in un tardo pomeriggio di pioggia.

"Giallo, bambino con convulsioni" ci dice l'operatore della C.O.
Noi siamo in quattro, in pochi minuti arriviamo sul posto, portiamo giù tutto ciò che ci era possibile portare giù dal mezzo ed entriamo in casa.
"Aiutateci! Vi prego! Sta male!" urla una signora, madre di Michele, un bimbetto biondo di meno di due anni che giace sul divano supino.
Ci catapultiamo sul piccolo e alla velocità della luce cercando in ogni modo di stabilizzarlo per quanto possibile.
Era sicuramente febbricitante, le convulsioni, che non accennavano a smettere, in un primo momento pensavamo fossero dovute esclusivamente a quello.
Cerchiamo di raffreddarlo.
Niente, non si riprende.
Le pupille midriatiche, la lingua gonfia, la mandibola serrata e la saturazione in calo ci spingono a provare ad infilare la canula orofaringea.
Non ne avevo mai infilata una in bocca ad un bambino prima di allora, per inciso, però non me la sono sentita di tenerlo in braccio, non ho grande dimestichezza con questo tipo di paziente, così ho preferito provare la manovra mentre una collega più esperta lo sorreggeva.
Niente da fare, non la tollerava.
La madre del piccolo Michele inizia a diventare pallida, quasi bluastra "Ma io ho chiamato l'ambulanza! Dove sono quelli dell'ambulanza??!" non dimenticherò mai questa scena, rare sono state le volte in cui ho visto tanta disperazione negli occhi di una persona "Quelli dell'ambulanza siamo noi signora" le risponde con tono pacato il nostro autista quando sentiamo per radio che anche l'Automedica stava venendo in nostro supporto.
Quello che vi sto raccontando è avvenuto in un lasso di tempo davvero breve, ma che se ci ripenso è sembrata davvero un'eternità.
"Signora sta arrivando il medico" dice una mia collega
Michele non si riprende, respira male, sembra abbia del muco nelle vie aeree e la lingua gonfia che s'è anche morso non facilita il nostro lavoro.
La frustrazione sta prendendo piede nei nostri animi.
Continuiamo a cercare di raffreddarlo, di aprirgli la bocca, lo chiamiamo, le proviamo davvero tutte più o meno ortodosse che siano.
La stanza è a soqquadro, la nostra roba è sparsa in giro pronta per essere usata, i genitori sono sotto shock e mentre noi cerchiamo di rassicurarli sul fatto che i bambini hanno capacità di ripresa incredibili, sentiamo la sirena dell'Automedica.
In pochi secondi medico ed infermiere sono in casa.
Dedico due righe per dirvi che quella volta sono stati davvero eccezionali, vederli lavorare così bene è stato soddisfacente anche per noi che fino a pochi istanti prima eravamo così impotenti.
Aspirano in profondità, finalmente le vie aeree sono libere e il respiro diventa meno affannoso, ma Michele ancora non è presente.
Ha lo sguardo perso nel vuoto.
"Carichiamo forza, tenete pronto tutto, anche il DAE" dice l'infermiere lasciandoci senza parole
Essendo in quattro noi, io salgo sull'Automedica che segue l'ambulanza nella corsa verso l'ospedale più vicino.
Ci permettono di entrare insieme a Michele, mai viste tante persone lavorare su un paziente così piccolo.
Lo aspirano, monitorano, raffreddano e via dicendo.
Noi guardiamo la scena senza fiatare, come fosse un film.
Non so quanti minuti passano nel mentre, ma ad un certo punto una voce non ben identificata ci dice "Grazie ragazzi, potete andare".
"Ehm...ok..." diciamo quasi sottovoce e in punta di piedi usciamo dal PS.
Diamo uno sguardo all'ambulanza che, completamente sfatta dopo un intervento impegnativo, rispecchia abbastanza bene il nostro stato d'animo.
Purtroppo di uscite su bambini più o meno piccoli ne avevo già fatte parecchie, però era la prima volta che ne lasciavo uno in PS senza vederlo riprendersi.
E' stata una sensazione davvero strana, per fortuna durata poco.






Per vie traverse siamo riusciti ad informarci 
sulle condizioni di Michele, che era riuscito
 a riprendersi soltanto giorni dopo.


2 commenti:

Simone ha detto...

Povero Michele! :(

Con i bambini è 100 mila volte più stressante!

Simone

Un Soccorritore ha detto...

vero, specie se non danno segni di miglioramento! :(