domenica 2 giugno 2013

Questione di un secondo

Piove, è una di quelle notti gelide dove si sta bene sotto al piumone.
In effetti eravamo tutti già sprofondati in un sonno profondo cullati dal caldo dopo il solito spuntino pre-sonno a base di schifezze varie ed eventuali e una partita a Monopoli, quando la campana suona.
"Giallo, autostrada, incastrato in macchina".
"Non promette nulla di buono..." commento guardando il foglio dove non c'erano altre indicazioni
"In effetti no..." il mio autista mi guarda un po' perplessa, e ci avviamo velocemente al target, raggiunto in pochi minuti.
La scena che ci troviamo davanti è tutto meno che un codice giallo. Di nuovo.
Siamo all'entrata di una stazione di servizio dell'autostrada, luce scarsa e giallastra resa ancora più fioca dalla pioggia battente, all'ingresso della corsia che porta dentro l'area è parcheggiato un grosso camion con targa straniera e sotto al retro del camion, infilata fino a metà del parabrezza, una macchina.
Ci sono cinque o sei persone che ci vengono incontro.
"Siete arrivati! Meno male! Respira, sembra che si muova, ma perde sangue... non ci risponde! L'autista è straniero, non parla italiano" mi dice uno di questi personaggi mentre noi armati di torcia ci infiliamo i caschetti.
Li sorpasso dirigendomi verso l'auto per capire cosa fare.
In macchina c'è solo un adulto al volante, riverso sul lato del passeggero, sembrava muoversi.
"Signore, signore mi sente? Siamo dell'ambulanza!" lo chiamo a tono sostenuto mentre mi avvicino all'auto con la squadra, ma quando siamo più vicini al finestrino comprendiamo che quella parvenza di movimento non era un segno vitale.
Puntiamo la torcia dentro la macchina e la situazione appare chiara.
"Respira vero? Lo tirate fuori?" incalza di nuovo uno degli astanti
"Ma lei ha assistito alla scena?" domando
"No no, noi eravamo qui e abbiamo solo sentito il botto..." mi dice "Ma l'autista è straniero, non sa dirci nulla!" e mi indica un uomo sulla cinquantina, che sta sotto l'acqua battente con un'espressione interrogativa.
Mi avvicino, e dopo qualche giro di parole, mi dice che parla tedesco, così in tedesco gli chiedo che è successo.
Lui mi dice di non essersi accorto di nulla perché dormiva dentro al camion al momento dello schianto, s'è svegliato quando ha sentito le urla delle persone fuori.
In quel momento arriva una seconda ambulanza. Ci vengono incontro dei colleghi di un paese limitrofo, ai quali spiego e illustro la situazione, il secondo mezzo non serve.
Chiamo la Centrale, spiegando che il paziente non era in gasping né c'erano segni di movimento, ma presentava lesioni incompatibili con la vita: il cranio era completamente sfondato e ne era uscito quasi tutto il contenuto.
"Stanno arrivando i Vigili del Fuoco e l'Automedica, facciamo rientrare l'altro mezzo, ma voi restate" mi dice l'operatore
Nel frattempo sul posto arrivano anche i Carabinieri, che iniziano a fare i rilievi, e circa venti minuti dopo anche i Vigili del Fuoco.
La manovra per estrarre l'auto dal camion non è semplice e ci vuole parecchio tempo per riuscire a liberarla.
Nel mentre spiego la situazione all'equipe del MSA arrivata in posto poco prima dell'inizio dell'estrazione, e tutti restiamo in silenzio ad osservare la scena.
Non appena la macchina è libera e messa in sicurezza, medico e infermiere si avvicinano insieme a noi per valutare la scena, ormai chiara.
Cercando dei documenti che potessero dirci qualcosa di quel ragazzo, che ad occhio aveva circa 30 anni, ci cade l'occhio su dei giocattoli per bambini e un brivido gelido ci attraversa.
C'era un bambino...?
Ci guardiamo agghiacciati e iniziamo a cercare tra le siepi e sotto il camion insieme con Vigili del Fuoco, Carabinieri, medico e infermiere per accertarci che l'uomo fosse solo, che non ci fosse qualcun'altro.
Dopo svariati minuti, non trovando nessun altro, ci sentiamo sollevati... 
"Ragazzi rientrate" ci dice il medico "Se troviamo i dati, ve li faremo avere"
Sentiamo la Centrale che ci conferma il rientro.
Ce ne andiamo zuppi fradici e abbastanza infreddoliti "Avete visto però? Ci si è infilato sotto diretto... nemmeno un segno di frenata" mi fa notare un collega
"Veramente... magari ha avuto un colpo di sonno o un malore..."
"Basta veramente una frazione di secondo... ti si chiudono gli occhi e guarda cosa succede, e noi possiamo anche correre, ma alla fine..."




Non ho potuto fare a meno di ripensare ad Edoardo,
 quella notte... e alla fine, dopo tanto tempo, 
sono andata a trovarlo al cimitero.


5 commenti:

Giulia ha detto...

Il post di Edoardo, lo ricordo bene.. è stato uno dei primissimi post che ho letto qui sul blog e che mi ha lasciata tanta amarezza addosso.
Anche questo, ammetto, mi ha davvero toccata un sacco e mi ha fatta davvero riflettere molto.

Simone ha detto...

Già, proprio un attimo. Una distrazione può bastare... che tristezza! :(

Simone

Anonimo ha detto...

C'erano dei giocattoli...
E' questo che mi ha lasciato veramente male.

Probabilmente un bambino non ha più il papà.

Eleonora ha detto...

Ciao, ho letto molti post del tuo blog e scrivi benissimo. Mi piace molto leggere le tue storie e fanno proprio riflettere.

Un Soccorritore ha detto...

@Giulia: ci siamo sentiti così anche noi quella sera...

@Simone: vero : (

@Anonimo: probabilmente è così, è un pensiero straziante.

@Eleonora: ti ringrazio!