mercoledì 25 gennaio 2012

Fango e pantaloni bianchi

Mattina uggiosa, nebbia, pioggerellina che contribuisce ad aumentare la foschia (che dalle mie parti non si risparmia mai!), freddo umido...si insomma, tutti buoni motivi per voler restare al caldo e all'asciutto sul divano in sede.
Peccato che, ogni volta che si spera di restare in sede, si esce sempre, è matematico.
Quella mattina, un'amica e collega passava dalla sede per un saluto e un caffè in compagnia, e indossava un paio di pantaloni splendidamente bianchi.
Mentre apprezzavamo il caffè caldo, ecco che suona il telefono 118.
"Ciao, vai a XXX, in via XXX; non è una via di paese, è sterrata porta in un campo. Andate in giallo, uomo probabilmente incastrato sotto ad una tettoia crollata, fatemi sapere quando arrivate".
Riflettendo su quel "probabilmente", la mia amica in visita decide di infilarsi una giacca e buttarsi in ambulanza con me e gli altri due.
Arriviamo davanti alla via indicata, sterrata e che portata dritta in mezzo a dei campi.
Non trovando nessuno ad aspettarci (come sempre, del resto) decidiamo di provare a proseguire verso i campi, domandandoci se saremmo mai riusciti ad uscire da una strada tanto fangosa.
Dopo un centinaio di metri, vediamo delle persone che ci fanno segno di avvicinarci.
Lasciamo il mezzo a circa una trentina di metri dal gruppo di persone, perchè la strada finiva lì, e iniziamo ad addentrarci nel campo incolto.
"Ahiaaaaa mi fa maleeee chiamate qualcuno aaaaaaaaaa" sentiamo urlare un uomo, e pochi secondi dopo la scena che ci si presenta è la seguente: campo incolto, foschia, pioggia, gruppo di persone non ben identificate che si aggirano attorno ad un capanno innegabilmente "artigianale" crollato sopra ad un uomo sulla quarantina, urlante e incastrato tra il tetto crollato e una carriola.
Appoggio lo zaino per terra e inizio a tirar fuori di tutto come richiesto dal caposquadra, mentre gli altri miei 3 colleghi valutano la situazione.
In due secondi realizzo che il campo è un gigante formicaio, quelle bestiole nere erano ovunque, senza possibilità di scampo.
Iniziamo a farci raccontare da Emilio cosa era successo, e tra una parolaccia e un grido ci spiega che la tettoia era già traballante da mesi, ma lui non l'aveva mai riparata e stamattina le assi avevano deciso di cedere a domino sopra di lui.
Io e colleghi ci guardiamo in faccia, cercando di smettere di pensare a quanto fosse stato stupido, e iniziamo a decidere cosa fare, mentre attendevamo l'arrivo dei Vigili del Fuoco.
Mentre medicavo la fronte di Emilio, mi cade l'occhio sulla carriola sulla quale era schiacciato e ci vedo dentro una motosega.
Essendo ignorante in materia, (e avendo visto troppe puntate di CSI, passatemela) mi si gela il sangue e faccio segno ai miei colleghi; il nostro autista ci rassicura dicendoci come si aziona, e poco più tranquilla proseguo a medicare Emilio.
"Fanculo mi fa maleeeee le gambeeeee cazzo!! Dove sono i pompieri???" urla
"Signor Emilio, stanno arrivando, abbia pazienza, so che è dura..." gli dice il mio caposquadra
"No, non sapete un cavolo mi fa maleee! Le gambeee! Io i pompieri non li sento! Non li avete chiamati! E il medico?? Dov'è il medico ahiiaaaa!"
"Emilio" gli dico tamponando la fronte "Sente le sirene? Stanno arrivando!" gli dico, sentendo una sirena in lontananza e pregando che non si perdessero nella melma
"Stronza! Io non sento un cazzo! Non sta venendo nessuno ahaiaaaaaa" seguita ad urlare
Mi giro per prendere altre garze sterili dallo zaino e DENTRO ad esso ci vedo un cagnolino, tipo Jack Russel, scondinzolante.
Nella follia generale, si era accalcata una folla insolita per un campo disperso nel nulla, e qualcuno aveva ben pensato di far ciondolare il proprio cane attorno alla scena.
Perdo la pazienza, e quando vedo arrivare un uomo sorridente che chiama il cane non riesco a non rispondere "Fuori dai piedi, lei e il cane, immediatamente".
Prendendo il cagnolino (che colpa non aveva, sia chiaro!), se ne và borbottando.
Allontano abbastanza bruscamente la folla di gente intenta a fare foto e video con i cellulari, e in quel momento arriva l'automedica.
"Mi fa maleeeee toglietemi da qui! Non sento le gambe aiutooooo" urlava Emilio
Il mio caposquadra racconta al medico quanto sapevamo, e un'espressione di disappunto si dipinge sulla sua faccia, proprio come sulla nostra pochi minuti prima.
Emilio seguita a mandarci tutti a quel paese per il dolore, finchè non arrivano i Vigili del Fuoco.
Giuro: non avevo MAI visto tanti mezzi dei VVF tutti assieme (erano 4, per inciso), per qualche secondo mi sono sentita come un bambino che vede per la prima volta l'autopompa.
In pochi minuti, i VVF liberano Emilio dalla morsa, mettendo in sicurezza la scena.
Coordinandoci, mettiamo Emilio sulla spinale e successivamente sulla barella.
Non avevo mai lavorato con VVF, medico e infermiere nello stesso momento, devo ammettere che è stato soddisfacente vedere come funziona la coordinazione tra diverse squadre.
Emilio smette di urlare, e inizia a scusarsi con tutti per le parolacce che ci aveva rivolto.
Lo carichiamo in ambulanza, e il medico decide di salire con noi.
Il viaggio, in codice verde perchè di lesioni serie non ne aveva (e questi sono alcuni dei miracoli che a volte i soccorritori hanno il privilegio di vedere), è stato un incubo: Emilio ci ha fatti fermare ogni 200mt perchè aveva l'impressione di vomitare, ma alla fine non tirava su nulla.
Alla 3 volta che ci obbliga a fermarci, lagnandosi e iniziando a sputare in giro dappertutto (comprese sulle nostre facce, naturalmente), il medico si indispone e prendendo il telefono chiede alla Centrale di darci un codice giallo per arrivare prima in ospedale.

...inutile dire che la mia amica ha dovuto buttare i pantaloni bianchi, vero?


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