martedì 10 gennaio 2012

Rifiuto ricovero

Quante volte é capitato di dover far firmare il modulo di rifiuto ricovero ad un paziente che invece avremmo voluto poter obbligare ad andare in pronto soccorso?
A me è successo qualche volta, ma una volta in particolare ricordo perché per puro caso seppi anche l'epilogo della vicenda.
Mancavano pochi giorni a Natale, e in giro c'era il caos più totale: supermercati pieni, centri commerciali inagibili data la folla et cetera.
Niente di insolito, insomma.
Quella mattina era un venerdì ed ero di turno quando, verso mezzogiorno, fummo chiamati per un uomo, 70 anni, che si era sentito male in un noto centro commerciale della zona. Codice giallo.
Niente di strano, pensai, era un classico "scenario natalizio di un centro commerciale" e quindi con discreta calma stavo riepilogando mentalmente ciò di cui avremmo avuto bisogno.
Una volta arrivati in posto ci trovammo letteralmente imbottigliati nel traffico del parcheggio, e per quanto sembri incredibile, nemmeno un'ambulanza in sirena era in grado di far spostare la gente in preda alle compere last minute.
Con non poca difficoltà, individuammo nella folla un gruppetto di tre persone che si sbracciavano e che venivano a fatica verso di noi.
In due nanosecondi, io e gli altri due della squadra scendemmo dal mezzo mentre l'autista faceva manovra, e aiutammo i tre a salire.
Chiuso il portellone, tirammo un sospiro di sollievo (sensazione che, per altro, durò davvero poco) e iniziammo a fare il punto della situazione.
Con noi, belli pigiati nel vano sanitario, c'erano Annamaria, una signora sui 70 anni, Emanuele, un ragazzo sui 30 e infine Giacomo, il signore di 70 anni per il quale eravamo stati mandati.
"Stavo sistemando gli scaffali quando ho sentito la signora urlare, ho visto il signore per terra e ho chiamato subito il 118" racconta Emanuele, un po' nervoso "Non ho visto nulla d'altro, era già per terra quando sono arrivato nella loro corsia...adesso potrei tornare al lavoro? Se non mi trovano sono guai!".
"Tranquillo" gli disse il caposquadra "vai pure, grazie per l'aiuto!"
Emanuele si eclissò alla velocità della luce, lasciando un po' più spazio vitale sul mezzo.
"Stavamo facendo la spesa, poi lui mi ha detto che gli girava la testa, è tutta mattina che non sta bene...è ansioso, aveva anche un fastidio allo stomaco..." incalzò Annamaria, che non la smetteva un attimo di parlare.
Avete presente quel tipo di "moglie-duce" (non me ne vogliate per la definizione, ma a quello ho pensato quando l'ho vista&sentita!) che parla, parla, parla, e ordina, e parla ancora, e che è la fonte delle incomprensioni con noi soccorritori? Ecco. Di questo tipo di persona parlo.
Il caposquadra fece scendere dall'ambulanza il terzo dell'equipaggio insieme alla moglie, in modo da farsi raccontare con calma l'accaduto e tenerla lontana da Giacomo, che ancora non aveva proferito parola.
Sul mezzo rimasimo io, il caposquadra, l'autista seduto davanti pronto a spostarsi in caso di necessità, e Giacomo.
Finalmente la calma.
Giacomo non voleva stare sulla barella, quindi restò seduto su una delle poltroncine del mezzo.
"Giacomo, mentre la mia collega le prende due parametri, mi racconta cos'è successo?" domandò il caposquadra, mentre mi accingevo a collegare il saturimetro e a prendere la pressione.
Giacomo sembrava nervoso, respirava affannosamente, sudava freddo ed era grigio in faccia, non pallido, davvero grigio.
"Eh sa, con l'età! Poi la moglie mi stressa, è Natale, e non abbiamo ancora fatto la spesa!" racconta sorridendo nervosamente
"Ok, ma non è ancora Natale! Si ricorda quand'è svenuto? Ha battuto la testa?"
"Mi girava la testa, però mia moglie mi ha aiutato mentre cadevo...poi è diventato tutto nero e mi son svegliato per terra! Mi faceva un po' male qui, ma a 70 anni non si è più giovani!" ci disse, stringendosi il petto
"E adesso come và?"
"Adesso bene!" disse ben poco convinto
"Giacomo senta, sta sudando freddo, è un po' pallido, è svenuto e i suoi parametri non ci convincono per niente...è il caso che andiamo a fare un giro in ospedale, no?" domanda il mio caposquadra, al quale riferisco che il polso era decisamente aritmico, la pressione bassa e la saturazione instabile.
In quel momento la signora Annamaria apre il portellone, e inizia a vomitarci addosso parole.
Notiamo che Giacomo inizia ad agitarsi, e a lamentare un senso di nausea.
Dopo una baruffa verbale degna di un teatrino, la signora tenta di obbligare Giacomo ad andare in pronto soccorso.
"Ci vuole troppo! Devo comprare ancora i regali alle nipotine!" ci disse Giacomo, tendando di alzarsi, e scendendo dall'ambulanza.
Io e squadra eravamo decisamente preoccupati, così chiamando il 118 e riferendo la situazione, provammo a far parlare Giacomo direttamente con l'operatore di Centrale, che a sua voltà tentò con insuccesso di convincerlo a farsi vedere.
Mentre il mio caposquadra tirava fuori i moduli per il rifiuto di ricovero, mi avvicinai a Giacomo e gli dissi: "Guardi, il PS può anche essere vuoto! Fare un controllino non le costa nulla, e ha ancora qualche giorno prima di Natale. Si sentirebbe più sollevato anche lei se sapesse che è tutto a posto, no?"
Giacomo mi sorrise, e mi disse: "Siete dei cari ragazzi, ma io devo finire di fare le mie cose! Andrò a fare un controllo dopo Natale, ok?"
Mentre cercavo una frottola convincente, Giacomo firmava i moduli di rifiuto ricovero e se ne tornava dentro al supermercato, litigando con la moglie.
Io e colleghi, decisamente perplessi, le avevamo provate tutte per convincerlo, però non potevamo certo obbligarlo a venire, non stava a noi decidere, così ritornammo in sede.
Quel giorno abbiamo fatto altre due uscite, dopo Giacomo.
Una settimana dopo, per caso mi ritrovai a parlare con un amico il cui zio lavorava in quel supermercato.
"A proposito, visto che magari ne sai di più...mio zio ha detto che settimana scorsa hanno chiamato l'ambulanza per un signore che conosce, che è stato male in negozio"
Io, che non avevo pensato subito a Giacomo, gli dissi: "Beh normale...tra la ressa e il caldo...!"
"No no, deve essere stato qualcosa di più...mio zio lo conosceva quel tizio lì...non è voluto andare in ospedale, e alla fine sai cos'è successo? E' morto! Pensa che sfiga! Aveva lì un'ambulanza!"
"Ma dai...!" risposi, ripensando alla settimana prima, e un atroce dubbio mi prese "Sai il giorno?" domandai.
"Venerdì mattina scorso...non mi ricordo la data, ma era sicuramente venerdì perché mio zio è venuto da me il sabato mattina! Mica eri di turno anche tu?".
Eh si, c'ero anche io.

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