venerdì 10 febbraio 2012

Chi vuol essere...il quarto?

Il mio primo turno pomeridiano da tirocinante si è rivelato movimentato.
Ero una pivella che s'è ritrovata in sede, di turno per davvero, per la prima volta.
Ero un po' nervosa, non sapevo bene cosa aspettarmi; stare sei ore e mezza gironzolando in sede con tre sconosciuti mi sembrava assurdamente noioso.
A dirla tutta ho scoperto che tanto noioso non era; il mio primo ufficiale controllo dell'ambulanza è stato una specie di quiz a risposta multipla con tanto di "aiuto del pubblico" in stile Gerry Scotti e ispezione approfondita del mezzo inclusa.
Non avevo mai davvero considerato di mettere piede su un'ambulanza vera da emergenza, e devo ammetere che la prima cosa che ho pensato mentre mi guardavo in giro è stata: "Figata!", dovevo ancora abituarmi alla sensazione e all'idea che avrei dovuto destreggiarmi con tutto quel materiale disseminato in quasi ogni centimetro del vano.
Non contavo di ricordare tutto-tutto in una sola volta, ma almeno una buona parte, in fondo io sarei stata un semplice osservatore.
Il telefono non tardò a suonare quel giorno, e io non tardai a fare un salto improponibile sul divano appena il mio orecchio captò l'infernale squillo.
Mentre la mia collega prendeva nota sul foglio del servizio, io cercavo di capire che cosa avrei dovuto vedere e le immagini dei peggiori disastri si profilarono una per una nella mia mente: maxi emergenze, crolli di palazzi, amputazioni, morti, incidenti in autostrada...
"Codice verde" mi disse la mia collega prendendo la radio e regalandomi inconsapevolmente una botta di serenità improvvisa.
L'avevo scampata.
Per ora.
Era la prima volta che entravo in casa di sconosciuti, non sapevo bene cosa dire quindi decisi di tacere, diversamente dal solito.
Il paziente aveva il piede infetto perché aveva ben pensato di non cambiare la medicazione per giorni.
Furbissimo, pensai mentre rassettavo e riportavo in ambulanza lo zaino, ma come cavolo si fa a non cambiarsi la fasciatura per così tanto? Possibile che sia dovuto arrivare ad avere crampi tali da dover chiamare il 118?
Caricato il paziente, ebbi modo di sentire la sua storia: parlava a malapena l'italiano, arrivava probabilmente dal Nord Africa, ed era venuto qui cercando un lavoro per mandare i soldi al suo paese, era qui completamente solo e affetto da una malattia della pelle e da questa infezione al piede che a causa del lavoro precario, a detta sua non aveva tempo di curare.
Completamente solo, e forse le sue ragioni nel trascurare la salute non erano così sbagliate, almeno non lo sembravano a lui.
Al suo posto avrei fatto lo stesso? Forse.
Lo lasciammo in pronto soccorso, erano circa le 19.30, mancava poco alla fine del mio primo turno e l'avevo passata liscia, pensavo mentre rimuginavo sulle condizioni della persona appena lasciata in PS.
Si, pensavo...perché mentre rientravamo in sede sentii chiaramente la sigla del nostro mezzo per radio.
"Per voi Giallo, incidente moto-auto, in via XXX a XXX, via filo per ulteriori".
Che sfiga, penso mentre mi rendo conto che sto per vedere il mio primo incidente, non poteva finire con un codice verde?!
Eravamo su una strada provinciale, trafficatissima e illuminata dai fari che squarciavano il buio.
L'autista attacca la sirena.
Non ero preparata.
Strinsi bene le cinture ed essendo seduta dietro, guardavo avanti attraverso il vetro separatore.
Le luci blu e la sirena avevano sul traffico lo stesso effetto dell'imposizione delle mani di Mosè sul Mar Rosso.
Ma il mare, quella sera, era fatto di luci bianche e rosse, di ruote.
Vedere un'ambulanza schizzarti di fianco ed esserci sopra fisicamente è tutta un'altra sensazione.
Appena abbiamo iniziato a farci largo nel traffico, mi sembrava che fossimo lì lì per schiantarci anche noi.
L'avevo detto che non ero preparata.
Le luci blu si riflettevano ovunque, la sirena urlava, le macchine si spostavano per lasciarci passare nel mezzo della strada provinciale.
Come mi sentivo?
Mi piacerebbe dirvi che ero emozionata, meravigliata, eccitata e quant'altro di poetico esiste.
La verità è che avevo la nausea e il colore che più si avvicinava a quello della mia faccia era il verde.
Le mie prime uscite sono state segnate dal mal-di-ambulanza, che il mio stomaco mal sopportava.
Lo spettacolo era pazzesco per una novellina come me, ma la nausea l'aveva vinta sull'emozione del momento.
"Vai tu alla testa?" mi chiese la mia collega interropendo il mio stream of consciousness nauseabondo
"Ma chi, io? No no, non posso, non lo so...cioè, no" farfugliai sempre più nauseata ad ogni deviazione brusca del mezzo
"Allora porta giù le cose, ok?"
"Si si, ok!" risposi, e mi resi conto che in pochi minuti eravamo arrivati sul posto dell'evento, che normalmente avremmo raggiunto in 15minuti, visto il traffico.
Ero nervosa, masticavo nervosamente la cicca sperando che mi passasse il voltastomaco da codice giallo, non ero abituata a tutti quegli sballottamenti; io che soffrivo il mal di macchina alla prima curva, avevo trovato l'inferno in terra: un furgone lanciato su strade trafficate e piene di buche.
Scesi un po' barcollante, e seguii la squadra.
Il ragazzino motociclista era per terra, già senza casco, e l'automobilista ancora sul posto.
Per fortuna nessuno s'era fatto male seriamente, quella volta.
Facevo su e giù in continuazione dall'ambulanza per prendere tutto quel che serviva e riporre le cose prima di dimenticarmele in giro.
Senza nemmeno accorgermene caricammo il paziente, arrivammo in PS, scaricammo e ritornammo in sede.
Wow.
Avevo fatto il mio primo turno da quarto.
Non ci credevo nemmeno io.
E la cosa più strana è che, nonostante la nausea tremenda e la tensione iniziale, ero già ansiosa di riprovarci, per mettere in pratica quello che avevo imparato sul campo.
In realtà a mente fredda realizzai che un buon quarto-tirocinante è meglio se si limita a seguire bene la squadra prima di spaziare nell'ambito dell'iniziativa personale, per mirare a diventare un quarto-effettivo efficiente.
Per essere stato il primo giorno non era andato male.
Ovviamente, classico epilogo della principiante sprovveduta: la tensione mi aveva sfinita, però la realtà aveva superato le mie aspettative e diciamocelo...anche quelle del mio stomaco.

4 commenti:

Raven ha detto...

Da allievo tirocinante a terzo membro dell'equipaggio,da terzo a team leader...
Ah,se tutti gli allievi fossero così...

Un Soccorritore ha detto...

si spera sempre che la maggior parte lo sia :)

La Angy ha detto...

Hai trovato un modo per far passare il mal d'auto? Io tra cicche e braccialettini antinausea non so più cosa provare...

Un Soccorritore ha detto...

mi piacerebbe dirti di si, ma la verità è che ho escogitato sistemi per aggirare il problema; soffro il mal d'auto, ed è un fatto.
Tuttavia in ambulanza ho notato che rimanere concentrata a fare qualcosa e interagire di continuo col paziente, ignorando il mezzo in movimento, mi aiutano. Smettendo di pensare al mal d'auto, alla fine mi passa anche la nausea.
Il presupposto è avere un buon autista naturalmente :D
Però facci caso: quando sei presa dalla scena non hai tempo di pensare alla nausea, per me funziona ;)

(nel caso, io ho una boccetta di olio di eucalipto nella tasca della giacca, e quando la nausea è davvero insopportabile per X motivi, due gocce su un fazzoletto e qualche bel respiro profondo sono un'ottima soluzione per me)