martedì 21 febbraio 2012

Potus

Era un pomeriggio d'estate completo di cielo sereno, sole aranciato e un caldo umido tipico delle mie zone.
Avevamo appena finito di mangiare un chilo di gelato alla frutta in quattro, erano circa le 18 quando il telefono del 118 ci fa scattare col suo diabolico squillo.
"Andate a XXX, presso la stazione ferroviaria, ragazzina ubriaca, vi dò un giallino..."
"Cioè?"
"Cioè andate in sirena perché il paese è lontano, ma tranquilli ok?"
"Ricevuto"
E partiamo.
Avevamo un brutto presentimento, fomentato dalla motivazione della chiamata decisamente insolita: ragazzina ubriaca, in stazione, alle 18 di mercoledì pomeriggio? Mah.
In pochi minuti raggiungemmo la meta, e di quell'istante ho un ricordo ben preciso: aprendo il portellone dell'ambulanza, a circa 3mt dalla scena, venni investita da un odore tremendo, un misto di urina, vomito, alcol e cane bagnato. Non dimenticherò mai quell'odore, che mi provocò quasi un conato.
La stazione ferroviaria di XXX era piccola, classica stazione di provincia con tanto di fontanella.
Sulla panchina di granito davanti all'ingresso della biglietteria giaceva privo di sensi il corpo inerte di una ragazza, a prima vista sui 16anni, fradicia.
Verificato che la ragazzina respirava e che fosse apparentemente svenuta, iniziammo a rilevare i parametri.
Essendo in quattro, ed essendo io ancora alle prime armi specie in situazioni del genere (dove il mio stomaco mal sopportava il mix di vomito e odoraccio, ancora non avevo trovato i miei "rimedi anti-sbocco") venni mandata a parlare con gli astanti.
Mi ritrovai davanti un uomo sulla quarantina che si affrettò a dirmi che era stato lui ad allertare il 118, dopodiché fuggì letteralmente via in macchina.
C'era anche una dottoressa in posto, che attirata dal trambusto s'era avvicinata alla scena stava riferendo al mio caposquadra, per poi andarsene poco dopo.
I restanti erano un gruppo di una decina di ragazzini, tra i 15 e i 17 anni, nessun maggiorenne, in evidente stato di ebbrezza.
"Ragazzi, ho bisogno di sapere cos'è successo" gli dissi "cos'ha bevuto o ingerito la vostra amica? E perchè è fradicia?"
"Solo una birra!" mi disse una ragazzina, tremante e visibilmente nervosa "adesso arriva la polizia?"
"Immagino di si" risposi, sapendo che erano stati allertati quelli della Polizia Locale e i genitori della ragazza "adesso però basta scherzare: so perfettamente che odore ha la birra, e la vostra amica di tutto sà tranne che di quella"
"Eh forse anche un po' di vodka...non so...noi non sappiamo nulla! Se li era portati per i fatti suoi!" mi rispose un altro ragazzino, nervosamente
"Ragazzi, forse non sono stata chiara; per il bene della vostra amica, devo sapere tutto per poterla aiutare. Non andrò di certo a dirlo in giro" tentai di essere più convincente
"Ma noi nemmeno siamo così amici! Sarah è di XXX (città moltomoltomolto lontana), è amica di amici, i suoi sono qui in visita e ce la siamo portata con noi! Noi non c'entriamo niente!" asserirono
La situazione era decisamente spiacevole, e il loro stato di ebbrezza li rese incredibilmente loquaci.
Con non poca fatica, davanti ai ragazzini brilli, caricammo la barella con sopra Sarah in ambulanza.
Nel frattempo arrivarono Polizia e il padre della ragazza.
"Dov'è mia figlia?" mi domandò Riccardo, qualificatosi come padre di Sarah
"E' in ambulanza, aspettavamo giusto lei" gli dissi, spiegandogli cosa era successo (per quanto ne sapevamo). Mi aspettavo una reazione incontrollata, e invece molto pacatamente mi disse "Di nuovo quindi...Posso vederla o devo parlare con la Polizia?"
"Può vederla, ma prima mi dia i documenti della ragazza così posso compilare i nostri moduli per la tutela della privacy" gli dissi. Il signor Riccardo estrasse il tesserino sanitario, e salì in ambulanza.
Io iniziai a scrivere i dati, e fu in quel momento che mi venne un colpo: Sarah aveva 12 anni e mezzo.
Come diavolo ci era finita sulla panchina di una stazione una bambina di 12 anni e mezzo, quasi in coma etilico, fradicia e sporca, lascivamente vestita, proprio non riuscivo a spiegarmelo.
E per quanto avevamo inteso, non era nemmeno la prima volta.
Sarah nel frattempo si riprese quanto bastava per vomitare anche l'anima; la attaccammo all'ossigeno e tirò su l'impossibile.
Tentammo anche di metterle una canula per aiutarla a respirare, ma per fortuna non la tollerò, e nonostante questo non riprese mai davvero coscienza.
Per il mio stomaco ancora strapieno di gelato era decisamente troppo, così sedetti davanti con l'autista occupandomi delle comunicazioni radio.
Arrivati in Pronto Soccorso, ci raggiunse anche la madre, la cui entrata sembrò quasi una farsa ai miei occhi: entrò piangendo, e in due minuti era già calma e rilassata.
Era evidente che i genitori erano già avvezzi a queste evenienze.
Le infermiere del PS, anche più incredule di noi, invitarono il nostro autista ad uscire dalla stanza perché volevano spogliare Sarah e metterle degli abiti asciutti.
"In sostanza: ragazzina 12 anni e mezzo, trovata in stato di incoscienza e mai ripresa, in seguito ad una consistente assunzione di alcol ha vomitato. Trovata fradicia, probabilmente gli amici hanno ben pensato di buttarla nella fontana quando l'hanno vista perdere i sensi." disse il mio caposquadra, riassumendo quanto sapevamo.
Aiutammo le infermiere a svestirla dei quattro "fazzoletti" che indossava, e la scena che ci si presentò fu anche peggiore della precedente: sugli avambracci aveva dei lividi, segni di trascinamento sulla schiena che era sporca di terriccio, e dalle mutandine uscirono chicchi di riso crudo.
Noi e le infermiere ci guardammo interrogativamente, e una di loro controllò se c'erano anche altri segni che potessero indicare una violenza.
"Apparentemente non ci sono segni di aggressione sessuale, ma verificheremo più approfonditamente" ci disse "potete andare ragazzi, grazie"
Uscimmo con un quel tremendo odore nelle narici, il gelato che faceva le piroette nello stomaco e la certezza che non avremmo dimenticato tanto presto quel pomeriggio.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao! volevo chiederti se sei una studentessa di medicina o professioni sanitarie o lavori nel settore... grazie.

Un Soccorritore ha detto...

Ciao, no non lavoro né studio per professioni sanitarie, nella vita "fuori dalla sede della mia associazione" mi occupo di tutt'altro. Perché?

Anonimo ha detto...

Perchè mi sembra che tu ci metta davvero molta passione e anche professionalità quindi pensavo fosse anche il tuo lavoro... io, che oltre ad essere soccorritore, sto studiando per una professione sanitaria non ci metto nemmeno la metà del tuo entusiasmo e coraggio! Mi è molto utile quello che racconti per cui grazie ;)

Un Soccorritore ha detto...

Ti ringrazio!
Questo è ciò che più mi appassiona, ed è per questo che ho deciso di condividere questa esperienza "in modo alternativo".
Sono davvero contenta che possa esserti utile in qualche modo! :)

Anonimo ha detto...

ciao
sono Letizia ho letto la storia con molto interesse ma vorrey sapere com'è finito tutto!!!
ciao

Un Soccorritore ha detto...

Ciao Letizia! Eheheh non ho idea di come sia finita... una volta lasciati in PS, difficilmente abbiamo notizie dei pazienti...