sabato 19 novembre 2011

Il primo arresto non si scorda mai

Chiacchierando del più e del meno con altri soccorritori, mi rendo conto che di tutti gli interventi più allucinanti che possano capitarci (e ne capitano, fidatevi!) ce n'è uno in particolare che desta preoccupazione: l'uscita su un ACC, tradotto --> Arresto Cardio-Circolatorio.
Tecnicamente è forse l'intervento meno problematico, proprio perché esiste un protocollo ben preciso da rispettare, e c'è meno margine di "iniziativa&inventiva" in proposito.
Praticamente però è tutta un'altra storia.
Di ACC, fino ad ora, nella mia breve carriera di soccorritore ne ho visti 2 e mezzo.
Dico 2 e mezzo perché l'ultimo semi-arresto è stato tamponato da me e da una mia collega, ma viste le condizioni di quel paziente si trattava di una "fortuna temporanea".
Per quanto riguarda gli altri due interventi, li ricordo chiaramente entrambi.
Il primo ACC fu un intervento al quale ebbi la fortuna di assistere come neocertificata e quindi quarto-uomo dell'equipaggio.
Ho aiutato la squadra in ogni modo senza tuttavia intervenire direttamente sul paziente, essendo una delle mie prime missioni da soccorritore certificato.
In quel modo quindi ebbi la possibilità di vedere come si sarebbe dovuto svolgere l'intervento, e mi resi conto al volo di una cosa che non si può realizzare durante il corso di addestramento: avere a che fare con un manichino è una cosa, avere a che fare con il corpo di una persona è tutt'altro.
La signora Marta, 98 anni, aveva deciso che era il momento di andarsene.
Era in stato vegetativo da mesi, e quella mattina abbiamo cercato senza risultato di non lasciarla andare.
La parte più dura dell'intervento fu assistere la figlia della signora, rimasta praticamente sola, mentre il medico dichiarava il decesso.
Il secondo intervento invece, molto più recente, lo affrontai come operatore DAE.
L'operatore DAE è un soccorritore certificato per l'utilizzo del defibrillatore semiautomatico che all'occorrenza (leggasi: in caso di ACC) prende le redini della situazione dirigendo l'intervento sul paziente.
Quella mattina ci chiamarono per una persona con sospetto malore in strada, ci diedero un codice giallo, quindi sirena.
Arrivando in posto trovammo riverso sulla strada Mario, con la bicicletta ancora incastrata tra le gambe e le cui condizioni erano abbastanza evidenti nonostante fossimo ad alcuni metri di distanza.
Una volta spostata la bici e allontanato gli astanti, constatai l'assenza di coscienza e iniziai le manovre di RCP; fu così che scoprii che il massaggio cardiaco su un manichino non ha nulla a che vedere con quello su un corpo umano.
I sussulti e la resistenza di un corpo esanime che si piega ad ogni compressione, la sensazione della pelle fredda sotto i guanti, le costole che cedono sotto le dita...è qualcosa che non si impara in un'aula di un corso.
Successivamente attaccai il defibrillatore, che comunque non consentì, il decesso venne dichiarato diversi minuti dopo dal medico arrivato in posto.
Quando dicono che la vera maestra del soccorritore è la strada, non sbagliano; certe cose non le si imparano al corso per aspiranti soccorritori, ma ce le insegna l'esperienza.
Non sapevo se ero pronta a sentire il gelo di un corpo senza vita sotto le mani, se ero pronta a premere il bottone "scarica" della macchina, se ero pronta a praticare un massaggio cardiaco su una persona vera...se ero pronta a fare a pugni con la morte.
Eppure appena messo piede giù dall'ambulanza, una calma irreale mi prese di colpo, come se quello che stavo per fare fosse la cosa più naturale del mondo, come se non fosse la prima volta...e invece lo era, ma me ne resi conto soltanto dopo, nel momento in cui fui davanti ad una tazza di té caldo con la mia squadra.




1 commento:

Martina ha detto...

Personalmente trovo che quello che più "spaventa" non sia la situazione di ritrovarsi a rianimare una persona ma tutto il contorno: crisi isteriche, parenti che ti chiedono (a me è capitato) "POSSO MASSAGGIARLO IO?", persone che ti dicono "MA PERCHE' NON LO PORTATE IN OSPEDALE INVECE DI MARTORIARLO VOI?"
Riguardo a quel che dici alla fine che nonostante fosse il tuo primo massaggio cardiaco ti è sembrata la cosa più naturale del mondo...beh, in effetti è così, almeno per me! In quel momento agisci a sangue freddo, quasi in modo distaccato...poi naturalmente si realizza tutto dopo!